In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Inferno per Ricciardi
L'inferno non è per il Commissario Ricciardi ma anche per il lettore.
Cominciamo con grado...
Siamo a al cospetto di una nuova avventura che vede protagonista il Commissario Ricciardi ed il suo fido Brigadiere Maione. Attorno a loro ruotano le consuete figure della tata Rosa, Lucia moglie di Maione, la bellissima vedova Livia ed Enrica, il contesto è Napoli e tutta la sua varietà paesaggistica e culturale...in questa occasione tutto avvolto da una indicibile calura, con i preparativi per i festeggiamenti della Madonna del Carmelo.
Ormai chi segue le avventure del Commissario Ricciardi sa che raccontano di storie le cui trame si sviluppano su binari paralleli, da una parte la vena prettamente gialla e dall'altra parte quella rosa.
Un Ricciardi perennemente in tumulto sia per le sue indagini che per il suo cuore combattuto sull'esporre definitivamente i suoi sentimenti ad Enrica.
Caro De Giovanni, stiamo perdendo evidentemente colpi, per chi si aspetta un giallo come i precedenti questa volta si ritrova a leggere un romanzo rosa e per fortuna perchè ormai ritengo più interessanti gli sviluppi della vita privata del nostro protagonista che quelli professionali. In quest'opera anche "il fatto" ha assunto un ruolo marginale, domanda all'autore: si è stancato di raccontare Ricciardi e cominciamo a deporlo?" Non ci credo e non voglio crederlo, Ricciardi è ormai un'icona della Nostra letteratura come Montalbano per Camilleri o Guerrieri per Carofiglio o il Barlume per Malvaldi...
I ritmi sono da subito molto blandi, più del solito come se si stesse percorrendo una salita sotto un sole cocente che affanna il lettore. Si denotano troppe e lunghe divagazioni con poco interessanti introspezioni.
I voti dati all'opera sono assolutamente dovuti agli antichi allori della serie di De Giovanni perchè non posso bruciare un autore encomiabile, un protagonista affascinante, una Napoli così sublime e pur dannata.
Sempre di livello le descrizioni della città partenopea, con i suoi vicoli, i suoi locali con i loro caffè e sfogliatelle, i suoi "boss" di quartiere, gli artigiani unici al mondo e lo sono ancora oggi, la fede incondizionata verso una sacralità viscerale di speranza nei confronti della Madonna e della cristianità, la sua musicalità che scandisce ogni azione e sentimento, bello sul cambiamento di umore del brigadiere Maione che prima non sopporta nenache un fruscio e poi nel pieno tumulto caotico della città lo rappresenta melodioso.
Questa Napoli rende godibile quest'opera che altrimenti affogherebbe negli inferi con la speranza che anche la Madonna del Carmine aiuti a far ritrovare all'autore una vena più ispirata nel proseguo della serie dedicata al Ricciardi ed ad una Napoli del ventennio fascista.
Buona lettura a tutti.
Syd
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Le declinazioni dell'amore
Nello svolgimento di questa indagine, il commissario Ricciardi e il suo braccio destro Maione sono distratti da loro difficoltà personali, la perdita della tata Rosa e la gelosia per la moglie. Intrecciate al giallo vero e proprio, si intrecciano e si snodano, come sempre, le vicende dei protagonisti anche minori, con una Lidia alle prese con la preparazione di una festa che è per lei un modo per rinascere, con una Enrica dal cuore sempre più combattuto. Prepotente emerge l’amore di Rosa per il suo “signorino”, ma forse ancora più forte l’attaccamento di lui nei suoi confronti. Lui che è sempre malinconico e sofferente, con un dolore di fondo che è la sua più grande compagnia. Ma l’inferno più grande in terra è proprio la solitudine, di cui il commissario è irrimediabilmente prigioniero, pur così circondato d’amore e di rispetto come è. Il giallo dell’indagine mi ha forse, rispetto agli altri, interessato un pochino meno. O forse è stato più bravo l’autore a portare in primo piano le storie e l’evoluzione dei singoli personaggi. Una prova narrativa sempre ottima.
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C'è qualcuno che Ricciardi per amore del giallo?
Il titolo della mia recensione, forse fraintendibile, nasconde in realtà il mio amore immenso per i personaggi creati dalla penna di De Giovanni. Così come per "i Bastardi di Pizzofalcone", secondo me la grande bravura ed il talento dell'autore partenopeo non derivano tanto dalla capacità di costruire un intreccio intricato, un giallo ricco di colpi di scena che lasciano il lettore a bocca aperta, quanto piuttosto dalla sapienza nel creare personaggi memorabili, ai quali è impossibile non affezionarsi. Se devo dire la verità, la risoluzione dell'omicidio è l'ultimo aspetto che valuto e di cui mi interessa leggere nei libri di Maurizio De Giovanni. Io voglio sapere di Ricciardi, di Maione, di Enrica, di Rosa e di Livia! Voglio il lieto fine per tutti loro, tanto che a tenermi calamitata alle pagine di questo romanzo non è stato certo l'omicidio del professore, di cui tra cinque giorni avrò dimenticato tutto, quanto piuttosto le incomprensioni tra Maione e la moglie Lucia, così come il tormentato triangolo amoroso composto dal nostro tormentato protagonista, da Livia e da Enrica. Forse la serie del Commissario Ricciardi non sarà l'ideale per chi predilige il giallo in senso stretto, ma se ci si vuole affezionare a personaggi sapientemente descritti e approfonditi è senza dubbio la serie ideale, così come quella con protagonisti i Bastardi.
Una menzione speciale va sempre alle bellissime descrizioni della città di Napoli, come sempre dipinta come un quadro meraviglioso, con le sue luci e le sue ombre.
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Il grande dolore del Commissario Ricciardi
Napoli, luglio 1932, a pochi giorni dalla festa della Madonna del Carmine, il chiarissimo professor Tullio Iovine del Castello, titolare della cattedra di Ginecologia presso l’Università di Napoli e Direttore della clinica omonima al Policlinico è trovato morto, precipitato dalla finestra del suo studio in ospedale. Sono sufficienti poche ore per scoprire che l’uomo non si è buttato volontariamente di sotto, ma, preso per la collottola e la cinta dei calzoni, è stato scaraventato da basso. Ed è sufficiente poco più tempo per fare una lunga lista di persone che potevano desiderarlo morto. L’uomo, infatti, aveva usato tecniche assai poco pulite per far carriera, giocando cinicamente con le vite degli altri. Aveva, poi, sulle spalle errori professionali ai danni di individui che gli errori non accettano neppure che possano esistere e, inoltre, conduceva una doppia vita divisa tra famiglia e giovane amante.
Le indagini affidate al Commissario Ricciardi e al fido brigadiere Maione si rivelano, però, complicate e ostiche. Infatti i due uomini sono distratti da gravi, dolorosi problemi personali che li costringono a non concentrare le loro attenzioni sul caso. Il commissario si vede gravato da nuove dolorose preoccupazioni. Oltre a dover fronteggiare il continuo assillo delle immagini dei defunti che gli comunicano il loro ultimo pensiero, Ricciardi ora è pure in ansia per la salute di Rosa, l’adorata tata, colpita da un grave colpo apoplettico, e per l’improvvisa scomparsa da Napoli di Enrica, la donna di cui è segretamente innamorato e che ora, a sua insaputa, s’è trasferita ad Ischia. Maione, invece, ha una improvvisa crisi di gelosia nei confronti della moglie che misteriosamente i pomeriggi frequenta il palazzo abitato da un noto gagà.
Alla fine i due scopriranno che il movente del delitto è da cercarsi, come sempre, nei due soli motivi che conosca il Commissario: amore e fame. In questo caso un antico ed imperituro amore che affonda le radici in un lontano passato si è intrecciato con la fame (di gloria, potere e denaro) del professore, uomo tutt'altro che integerrimo.
Questo settimo romanzo della serie del Commissario Ricciardi, l’uomo che vede i morti, è l’ennesimo esempio dell’ottima narrativa di De Giovanni. Con uno stile impeccabile l’autore alterna pagine di pura poesia in prosa a splendide descrizioni ed acute analisi dei sentimenti dei personaggi che si agitano nella storia.
Forse l’aspetto più fragile è proprio la trama poliziesca il cui intreccio e, soprattutto, la conclusione sono abbastanza scontati e “telefonati”, cosicché, la scoperta dell’assassino e del movente sono una sorpresa solo per Ricciardi e Maione.
Detto ciò debbo confessare, però, che, nonostante “In fondo al tuo cuore” sia un opera pregevole, la piacevolezza della sua lettura mi è risultata offuscata dal tono generale della storia.
Forse ero influenzato dal fatto che ho affrontato questo volume dopo aver terminato un libro che mi aveva rattristato per altri motivi, tuttavia mi sono ritrovato immerso in una storia cupa e triste sino alla depressione. Cosicché ho quasi tirato un sospiro di sollievo nel momento in cui sono giunto al termine, anche se questo è in piena linea con il tono rattristante dell’intero libro. Neppure i battibecchi tra Maione e Bambinella, il femminello informatore del brigadiere, neppure le ciniche battute brucianti del dott. Modo riescono a sollevare il tono plumbeo della storia che lascia il lettore scorato e demoralizzato.
Io attendo sempre nel comprare i libri del Commissario Ricciardi che sia uscita l’edizione tascabile nella quale De Giovanni inserisce sempre una interessante “intervista impossibile” con qualcuno dei suoi personaggi. Neanche a farlo apposta in questo volume l’intervista è con la povera Rosa in fin di vita. Si pone così l’ultimo cupo mattone al muro di desolazione costruito nel romanzo. Insomma in conclusione una tristezza infinita.
A prescindere da ciò De Giovanni si conferma come uno dei migliori letterati italiani contemporanei.
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Tutti insieme appassionatamente
Quando gli chiedono se preferisce che si parli di lui come di uno scrittore sui generis o piuttosto di un giallista sensu strictu, Maurizio De Giovanni, con il garbo che lo contraddistingue, semplicemente risponde che lui si limita: “…a scrivere di sentimenti”.
E il suo ultimo libro “In fondo al tuo cuore” da senso e ragione a pieno titolo di quanto affermato: perché questo è un romanzo di sentimenti, direi di più, è il suo miglior romanzo, un romanzo emozionante, commovente per certi versi, sicuramente appassionante.
Rappresenta, a parer mio, il culmine della sua carriera, cominciata neanche tanti anni fa, un po’ per caso un po’ perché così era scritto.
Una splendida carriera, un magnifico iter che passo dopo passo l’ha portato meritatamente a “In fondo al tuo cuore”, e contemporaneamente in fondo al cuore di migliaia di lettori, ammaliati inguaribilmente dalle sue storie e dai suoi personaggi, che oramai aspettano con febbrile attesa ogni sua nuova uscita.
“In fondo al tuo cuore” è, in definitiva, il romanzo della raggiunta piena maturità dello scrittore napoletano, una vera e propria prova d’orchestra, un romanzo a più voci e perciò corale, il romanzo più lungo scritto finora da De Giovanni, un libro intenso e articolato, un romanzo d’amore senza limite.
L’amore, si sa, quando raggiunge, nel bene e nel male, certi parossismi, allora trasfigura nella passione; e la celeberrima canzone napoletana “Passione”, manco a farlo apposta, e certamente non per caso, è il leit motiv, il sottofondo musicale su cui si svolgono le vicende narrate.
Un libro di passione, quindi; e il romanzo è corale per questo, perché la passione non è mai unica ma spesso, se non sempre, multipla, un concentrato di emozioni, mille rivoli di sentimenti diversi ma ugualmente tumultuosi, che confluiscono a divenire un grumo via via sempre più ingravescente, fino a eruttare impetuosamente come lava da un vulcano.
E Napoli, col Vesuvio sullo sfondo, città di passione ed emozioni, metropoli controversa amata e odiata con pari intensità, diventa allora lo scenario ideale della storia, e i personaggi, che su questo scenario agiscono, benché unici e caratteristici, siano vari e variegati insieme, tutti insieme appassionatamente.
La lava è calda, bollente perchè viene dal profondo, ugualmente le passioni sono calde, bollenti, provengono dal fondo del cuore, ne consegue che i protagonisti vivono con passione i loro sentimenti; allora se un delitto c’è, se un omicidio si compie, è perché il caldo, quello vero, viene dall’inferno.
Inferno e passione si fronteggiano, dunque; la passione, quella vera, assume sembianze di un cuore d’oro, finemente secellato, sormontato da una fiamma: il cuore sta alla passione come la fiamma sta all’inferno.
Non a caso la vicenda è ambientata nell’estate più calda del secolo, un’estate infernale, nel mentre la città è impegnata febbrilmente, come se non bastasse, nella preparazione di una festa antichissima, calda e appassionata, la festa della Madonna del Carmine, con il corollario dell’incendio del campanile della chiesa e pittoreschi fuochi d’artificio: una festa attesa e preparata, ancora una volta, con passione, con delirio collettivo, esaltazione, febbre, e di conseguenza calore. Dicevamo che bisognerebbe parlare però, più specificamente di passioni, al plurale: e, infatti, “In fondo al tuo cuore” è un romanzo corale, un descrivere più voci, più sentimenti, più emozioni.
Più fatti, spesso avvenuti indietro nel tempo, più personaggi, diversissimi ma intimamente legati tra loro. Per questi motivi “In fondo al tuo cuore” non è solo l’indagine, in verità una storia semplice, un giallo ma neanche tanto intricato, condotta nella Napoli degli anni trenta dal Commissario Luigi Alfredo Ricciardi a proposito dell’omicidio tramite defenestrazione di un noto e stimato cattedratico del policlinico.
Luigi Alfredo Ricciardi, letteralmente un idolo dei fan di De Giovanni, è un personaggio fortemente singolare, provvisto di una speciale sensibilità, che egli stesso denomina “il fatto” e che gli permette di “sentire e vedere” gli ultimi momenti delle vittime di morte violenta.
Non un fatto paranormale di per sé, e spesso se non sempre di nessuna utilità ai fini delle sue indagini, ma invece una vera e propria lugubre condanna, una caratteristica unica della figura del commissario che fa da contraltare all’atmosfera cupa degli anni della dittatura, alla fame atavica che si respira a piene nari nei vicoli della città partenopea amatissima dallo scrittore, alla miseria disperata e assurda che avviluppa una città stretta tra la collina ed il mare, splendida e splendente, sconvolta e sconvolgente.
Lo stesso autore lo afferma, la sede di tutte le emozioni è il cuore, e in esso si riversano continuamente le emozioni, fino a farlo traboccare: cosicché i sentimenti più importanti, che sono anche quelli più pesanti, sedimentano sul fondo, in fondo al tuo cuore.
Conoscere una persona nella sua vera essenza, significa quindi scandagliare il fondo, giungere in fondo al suo cuore.
De Giovanni questo fa, e lo fa davvero bene: scruta nel cuore dell’umanità, descrive magistralmente le passioni che animano i suoi protagonisti, rendendoli perciò vivi e reali.
Descrive magistralmente, in particolare, le donne, le vere protagoniste di tutti i suoi libri: anche in quest’ultimo si rinviene una vera carrellata di figure femminili, le donne sono il fulcro, l’anima, il cuore della genialità narrativa di De Giovanni, e se le prime pagine espongono i pensieri di un uomo, è solo un particolare che non deve depistarci, si tratta di un illustre professore di ostetricia e ginecologia, come dire, un custode ed un curatore della femminilità.
Sono “femminili” anche i luoghi tipici della storia, il molo del porto detto dell’Immacolatella, da cui la genesi della storia, o la basilica del Carmine, sede di un solenne pegno d’amore.
“In fondo al tuo cuore” quindi non è altro, infine, che tutto quanto si rinviene nel cuore dei personaggi del libro, nel cuore del Commissario Ricciardi e della dolce Enrica, della splendida Livia, del Brigadiere Maione e della sua bellissima moglie Lucia, del “femminiello” Bambinella, del fascista Folco, del compianto prof. Iovine del Castello e dell’austera moglie Maria Carmela di cui a poco ricorre l’onomastico, di Peppino il Lupo e Rosinella, della giovanissima prostituta Sisinella, della vecchia madre aterosclerotica del valente orafo Nicola Coviello.
Maurizio De Giovanni a ben pensarci, dopotutto, è egli stesso un valente orafo; cesella delle magnifiche storie con la sua penna, rifinisce con tratti sapienti i sentimenti dei protagonisti, e ci regala non dei romanzi in sé ma delle emozioni, delle stupende emozioni, che poi sedimentano proprio dove devono stare i pensieri più cari: in fondo al tuo cuore.
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non si smentisce
Prima di leggere questo ultimo, per ora, capitolo della vicenda legata al commissario Ricciardi magistralmente nata dall'inchiostro della sapiente penna di De Giovanni, avevo dato un occhio alle recensioni e, devo essere sincero, ero partito con un occhio "malevolo" pronto a cogliere le lacune evidenziata da molti recensori.
I primi capitoli li ho trovati pesanti... devo essere sincero: i capitoli ripetitivi, seppur poetici, di De Giovanni, non mi esaltano... Ma devo anche essere onesto dicendo che, dopo il quarto capitolo, si apre un libro veramente bello dove la storia, semplice ma coinvolgente, si lega alle vicende del commissario e del suo amico Maione e che lasciano con il fiato sospeso fino all'ultima parola!
Alla fine, l'unica pecca che posso trovare, e quella di lasciare sempre con il fiato sospeso in attesa di un nuovo libro per capire come, il nostro amico Ricciardi, decida di affrontare le sue vicende sentimentale che, dopo così tanti libri, non possono più essere procrastinate con il rischio di diventare pesanti!
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un libro scritto con mestiere ma si nota la stanch
I Limiti di questo giallo sono nella prevedibilità della trama ( a metà della lettura si intuiscono già i colpevoli ) e nello sviluppo sempre meno credibile della chiamiamola vita sentimentale di Ricciardi. La città di Napoli, i suoi quartieri vengono descritti ancora con bravura , la qualità della scrittura rimane di buon livello e molti dialoghi si fanno apprezzare, però un generale senso di stanchezza , già avvertito da altri recensori, avvolge molte pagine. Due consigli all'autore : sarebbe utile cambiare il periodo storico ( mi piacerebbe leggere un giallo ambientato nella Napoli distrutta dalla guerra .... ) e risolvere la questione sentimentale ( la descrizione di due donne che da sei romanzi corrono dietro a un uomo che non le vuole, mi pare ormai stucchevole e la trovata di Enrica corteggiata da un ufficiale filo nazista ma tenero e sensibile lascia perplessi... ).
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Appuntamento al Gambrinus, portate pop corn e ...
...patatine.
La serie del commissario Ricciardi questa volta è ambientata in un calda e assolata estate napoletana. Il panorama è sempre la Napoli degli anni 30, i personaggi sono gli stessi e la morte rivive in tutte le sue sembianze, carnefici e vittime colpevoli in misura più o meno sovrapponibili, quindi le tinte noir si pastellano tra di loro e si adagiano quasi in tono minore o assenti rispetto all’intreccio che si crea nell’esposizione degli eventi.
Il tono della narrazione appare da subito ovattato e quasi accorato, dilungato nei contenuti e a tratti ammorbante e soporifero, un’esplosione di sentimenti che fanno quasi concorrenza al più sdolcinato e pompato Nicholas Sparks, poco noir e tanto romance inflazionato. Ecco i motivi della mia delusione.
Chi predomina la scena non è il commissario triste e solitario che vede i morti ma sono le donne e la ginecologia:
Livia, elegante e bellissima primadonna del nord che si contraddistingue dalle altre, invidiata, amata e osannata da tutti gli uomini (tranne dal suo amore non corrisposto) che non trova pace malgrado la sua posizione da sirena in mezzo a tanti scorfani.
Lucia, dedita alla famiglia e all’economia domestica che con grande responsabilità e dedizione incarna la moglie ideale.
Rosa, tata riservata, scontrosa e servile domestica di famiglia che lotta tra la vita e la morte, che ruba la scena al commissario Ricciardi, vede più morte lei in tutti i sensi.
Enrica, ecco la vera passione di Ricciardi è completamente trasformata, quasi irriconoscibile, a mio avviso anche poco credibile, la crescita repentina di un personaggio quasi stereotipato che esce dal guscio con prepotente ed holliwoodiana emancipazione.
“Non siamo mai contenti, vero papà caro? Ci manca sempre qualcosa”
Sisinella, Rosinella, Bambinella, Maria Carmela.
…..E la Madonna del Carmine, anche lei protagonista, assieme al suo grande cuore alla mercé di tutti i devoti e i tristi fanatici.
Il cuore di tutti, il cuore che ama, il cuore che soffre, il cuore che rinuncia e il cuore che muore. La commedia e la tragedia umana.
Fiction da intrattenimento adatto a tutti, deboli di cuore inclusi, specie se amate le telenovelas, il capolavoro che decanta la pubblicità è solo uno specchietto per le allodole…
Hanno ucciso l’Uomo Ragno chi sia stato non si sa, forse quelli della mala o forse la pubblicità! Pluff…
I capolavori sono altre cose. Perfetta lettura estiva da ombrellone e a fine lettura niente di nuovo sotto questo sole, ammesso che l’estate 2014 arrivi prima o poi!
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- sì
- no
In fondo al mio cuore
Quanto mi eri mancato commissario Ricciardi.
Quanti mi sono mancate le tue indagini, il Fatto che ti fa vedere gli ultimi istanti di vita delle vittime.
Quanto mi è mancata la tua sensibilità di fronte al dolore, di fronte all'amore, di fronte alla fame ed agli abbagli di potere.
Quanto mi era mancato girare con te i vicoli e le emozioni della Napoli degli anni '30.
Quanto mi era mancato il tuo caro brigadiere Maione, i suoi modi bruschi ed il suo cuore immenso.
Quanto mi era mancato il dottor Modo, le sue battute al vetriolo e la sua amicizia così profonda da basarsi solo su commenti pungenti.
Quanto mi erano mancate le cure amorevoli di Rosa e della sua rude nipote Nelide.
Quanto mi erano mancate le pene d'amore di Enrica e Livia.
Quanto mi mancherai adesso che, in pochi giorni ti ho ritrovato per poi lasciarti scappare di nuovo assieme alla mia fantasia.
Certo, mi mancherai, magari ancora un paio d'anni prima della tua prossima apparizione ma, un posto per te IN FONDO AL MIO CUORE ci sarà sempre.
Un libro bellissimo, l'ho divorato in pochi giorni, a cui non servono particolari descrizioni, capitolo che conclude la serie delle "festività" (sì, non sarà una tetralogia come si pensava inizialmente), uno dei libri più intensi e belli di tutta la collana.
La bravura dell'autore è quella di far viaggiare su due binari paralleli la storia "gialla" del libro e le varie vicissitudini ed emozioni dei personaggi che ritroviamo da ben sette libri senza mai essere banale o scontato. Personalmente questo libro mi ha commosso, uno dei personaggi più cari verrà meno, ma, come nella vita, certe separazioni ci sono e vanno superate. Emozionante.
Grazie commissario Ricciardi.
Grazie, immenso Maurizio de Giovanni.