Il turista
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Lo stereotipo
Ero molto curioso di leggere questo romanzo, non tanto per la trama in sé (che comunque mi aveva intrigato), ma anche per valutare la penna di un autore che ultimamente vede un gran proliferare delle proprie opere in libreria. Inoltre, appartenendo a un genere che amo molto, mi interessava conoscere uno dei suoi esponenti italiani più affermati.
Massimo Carlotto con il suo "Il turista" però, non ha soddisfatto le mie aspettative.
Con uno stile abbastanza semplice e piatto, privo della suspense che un autore di questo genere dovrebbe saper creare a occhi chiusi, ci racconta una storia abbastanza stereotipata.
"Il turista" è un serial killer psicopatico a cui piace strangolare delle belle donne, con delle belle borse, per poi provare piacere carnale profanando i ricordi che riesce a scovare tra i loro effetti personali.
Quando un giorno a Venezia sceglie la vittima sbagliata (un'agente di un'organizzazione di mercenari), si ritroverà privato della libertà e assoldato come killer a pagamento contro la propria volontà.
In contrapposizione a questa organizzazione criminale, ci sono i servizi segreti (non meglio definiti), che ingaggeranno il protagonista Pietro Sambo per dare la caccia al turista e di conseguenza alla sua banda. Pietro, ex commissario di polizia roso dai rimorsi per aver accettato in passato una tangente ed essere stato espulso dal corpo, si troverà invischiato in una faccenda molto più grande di lui, che non è in grado di gestire.
In realtà, a giudicare dalla psicologia del personaggio, ci si chiede come sia mai potuto diventare commissario.
Un po' dilettante e poco sicuro di sé.
In questa carrellata di dettagli sulla trama, siete riusciti a cogliere qualche stereotipo? Parecchi, vero? Ovviamente ci può stare il serial killer psicopatico, (in fondo sono personaggi quasi indispensabili a rendere interessanti questo tipo di storie), ma sono davvero pochi i tratti originali di questo libro, in questi senso e in vari altri.
Pecca peggiore, è il non "incitare" il lettore a proseguire, senza concludere con scene efficaci che lo inducano a voler sapere a tutti costi come va a finire.
Per un thriller questo è un peccato grave, soprattutto quando quest'ultimo ha un finale che lascia tutto in sospeso per un sequel sicuro. La sensazione che invade il lettore, purtroppo, non è l'impazienza.
"In quella parte del mondo dove erano occulte anche le coscienze, non c'erano limiti e tutto era lecito"
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Opinioni inserite: 2
Un thriller piatto
Finalmente ho terminato questo libro che mi incuriosiva da mesi. Le premesse sono quelle di un thriller, ambientato nella bellissima Venezia (probabilmente lo scrittore ha preso spunto dal famoso film, che infatti viene anche citato). Senza entrare nei dettagli della trama, così da non togliere curiosità a chi vuole intraprendere la lettura, ritroviamo nel mezzo della laguna un serial killer che sceglie la preda sbagliata e si ritrova così nel bel mezzo di un intrigo internazionale, che vede partecipi poliziotti in carica e non, guardia di finanza, servizi segreti di diversi paesi. Vista così sembrerebbe un libro thriller di tutto rispetto, che lascia il lettore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine, invece non è affatto così.L’autore ha uno stile semplice e lineare e narra i fatti passando dai buoni ai cattivi, come se stesse riportando un fatto di cronaca, facendo seguire un’azione dopo l’altra, senza insinuare un dubbio o lasciare un indizio da seguire e meno ancora creando la suspense che il genere impone come elemento portante.
La quarta di copertina termina con la frase: “Per scrivere il suo primo thriller ha fatto saltare ogni paradigma, costruendo una macchina narrativa che non offre certezze se non quella dell’adrenalina che mette in circolo“, mentre personalmente ho riscontrato esattamente l’opposto, ovvero tutte certezze e nemmeno un briciolo di adrenalina.
Anche i personaggi non hanno suscitato in me particolare empatia o simpatia, sono presentati senza una buona caratterizzazione in grado di suscitare un’emozione del lettore, se ne conoscono le azioni, senza alcuna implicazione psicologica da parte loro, come se a narrarlo fosse un estraneo che non può e non vuole coglierne sensazioni e pensieri.
La città di Venezia è presentata nei dettagli, sembra di attraversarla, camminare per le sue strade e solcare le sue acque; ma anche in questo caso, non c’è il tentativo di far innamorare il lettore della città, vengono citate strade e piazze, senza soffermarsi su particolari in grado di affascinare.
Insomma un libro che fa solo crollare le strutture del genere, senza però offrirne una alternativa altrettanto valida, in grado di reggere.
Indicazioni utili
Un inizio molto sottotono
“Dopo quattro giorni d’attesa e di inutili pedinamenti forse aveva individuato la preda che avrebbe reso indimenticabile quella vacanza”.
“Il turista” è il primo libro della nuova serie di Carlotto che vede come protagonista l’ex capo della omicidi, Pietro Sambo, diventato ex per un “errore”. Nella sua bella Venezia si aggira il Turista, un serial killer con il modus operandi molto insolito. Come l’ex capo della omicidi, anche il Turista commetterà un errore e da lì una serie di eventi renderanno Venezia una città meno sicura.
L’autore è conosciuto soprattutto nel “mondo” del Noir, anche se io l’ho potuto apprezzare con "Le Irregolari. Buenos Aires Horror Tour”. Questo suo nuovo romanzo è difficile da classificare. Non è un noir, non è un giallo e direi neanche un thriller. Quello che posso dire, che sicuramente lascia perplessi il lettore o almeno questo è accaduto a me.
Una trama che aveva i presupposti per essere davvero allettante, con una Venezia tutta da scoprire, si trasforma in breve in qualcosa che da scoprire non ha proprio niente.
La trama e tutto quello che gira intorno ad essa, infatti, viene “spiattellata” volta volta dallo scrittore. Non servono intuizioni, il dubbio non potrà palesarsi e l’adrenalina e la suspense possono tranquillamente rimane a “dormire”. Oltre a dirmi praticamente tutto, Carlotto crea anche un protagonista che personalmente ho trovato “poco simpatico”.
Quando arrivi al finale poi..arriva il colpo di grazia…il libro rimanda già a un successivo e l’unica cosa che pensi, è che al momento la voglia di leggerne un altro proprio non ti sfiora.
Buona lettura