Il testamento del Greco
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Non fate il nome di Izzo invano...
Forse la mia sarà una voce fuori dal coro ma questo nuovo romanzo di Bruno Morchio non mi ha entusiasmato e credo che ben presto finirà nel dimenticatoio della mia memoria, considerata la scarsa incisività della storia e dei personaggi.
E prima che ciò accada mi affretto a descrivervi brevemente la trama: il Greco è un agente segreto, o meglio dovrei dire ex agente segreto, perchè dopo aver militato per diversi anni nel cosiddetto nucleo Gamma, un gruppo di sicurezza nazionale dell'intelligence italiana, decide di ritirarsi a vita privata in seguito alla morte della moglie a causa di un incidente stradale, poco fortuito ma ben programmato - secondo il Greco - da chi aveva interesse ad allontanarlo dalle indagini che aveva intrapreso e che avrebbero dimostrato coinvolgimenti di personaggi di spicco della sicurezza nazionale in traffici di scorie radioattive verso il nord Africa.
Il Greco non avrebbe certo rinunciato alle sue indagini e, soprattutto, non avrebbe lasciato impuniti gli assassini di sua moglie se fosse stato solo, se non avesse un figlio di pochi anni da far crescere e proteggere.
Decide quindi di abbandonare la sua attività, si ritira col figlio Alessandro in un isolato casolare della Toscana lontano dalla città in cui avevano vissuto fino ad allora, Genova, col solo scopo di mantenere Alessandro al sicuro.
Tuttavia il Greco sa benissimo che la vendetta è un piatto che va servito freddo e sa anche che non potrà essere lui a servirlo, visto che una grave malattia lo porterà entro pochi anni alla morte.
Sceglie perciò di lasciare un 'testamento' al figlio, un testamento che pretende morte e vendetta, ma non la impone, dovrà essere Alessandro a decidere se portarlo a termine o rinunciare.
In realtà il Greco ha lasciato al figlio anche un'eredità ben più cospicua: infatti negli anni trascorsi nel casolare in Toscana ha sottoposto il figlio ad una vera e propria educazione militare, tramandandogli tutta la sua esperienza e la sua conoscenza nell'ambito dei servizi segreti, e addestrandolo all'uso delle armi e delle più letali tecniche di combattimento.
Il Greco ha quindi trasformato il figlio in una vera e propria macchina da guerra, lasciandolo però all'oscuro del vero motivo per cui ha fatto ciò.
Immaginate quindi lo stato d'animo di questo ragazzo, Alessandro, che trascorre gli anni della sua adolescenza riducendo ai minimi termini il contatto sociale per dedicarsi a continui allenamenti fisici o battute di caccia col padre per affinare la sua mira e la sua abilità nel colpire a morte.
E' solo con la scomparsa del padre che Alessandro scopre la ragione di tutto ciò, è solo allora che scopre la verità sulla morte della madre sino ad allora associata ad un maledetto incidente stradale ed invece voluta ed architettata dai nemici del Greco.
E non ha dubbi Alessandro, non ha ripensamenti: tocca a lui ora finire quello che il padre ha iniziato, tocca a lui portare a compimento il testamento del Greco.
La storia entra così nel vivo dell'azione, Alessandro torna nel capoluogo ligure dove ancora vivono gli altri componenti del nucleo Gamma verso i quali sono indirizzati i sospetti del padre e ha così la possibilità di mettere in pratica tutti i suoi insegnamenti, architettando un piano che lo porterà alla verità e alla vendetta promessa.
Alcuni hanno paragonato l'autore di questo romanzo, Bruno Morchio, a Jean-Claude Izzo, il padre della ben nota trilogia marsigliese iniziata con Casino Totale: ecco, questa mi sembra una vera eresia.
Ho letto e amato la trilogia marsigliese e posso quindi affermare che l'unica caratteristica in comune tra le due opere è quella di aver ambientato la storia in città che potremmo quasi considerare 'gemelle', dal punto di vista storico e culturale, città antiche, il cui splendore, la cui vera anima non è in superficie, ma è nei vicoli, nelle stradine intorno al porto, nei quartieri più difficili e malfamati; non per niente Izzo scriveva: 'Non c'è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Marsiglia non è una città per turisti.'
Ma i romanzi di Izzo sono capolavori del genere noir, Izzo è quasi un poeta quando descrive la sua Marsiglia, i suoi colori, l'odore dei pastis e delle birre sui tavolini lungo il porto, i versi dei gabbiani, la sua luce al tramonto... Izzo rende viva la sua città, la descrive con una tale musicalità che se ne scorge veramente l'anima, impossibile non rimanerne affascinati.
Ed i personaggi dei suoi romanzi sono quasi alter-ego della città, sono marsigliesi e come tali ne mostrano tutte le sue peculiarità, sono passionali, violenti, cupi ma veri.
Niente insomma a che vedere con i personaggi di Bruno Morchio: lo stesso Alessandro, il Greco junior, in confronto a Fabio Montale (protagonista della trilogia marsigliese) sembra quasi una macchietta.
E poi la storia: tralasciando il finale che a mio parere rasenta quasi il ridicolo, ho faticato molto a digerire alcune parti del racconto. Degli esempi? Non appena giunto a Genova, Alessandro dopo un'amichevole chiacchierata con uno dei vecchi amici di suo padre, decide sapientemente di piazzare una 'potente microspia' nella cintura dell'ignaro malcapitato.
E su quanto poi Alessandro riuscirà ad intercettare grazie a questa microspia si basa gran parte della sua indagine. Ora, anche supponendo che Alessandro dopo tanti anni di allenamento sia diventato un abile borseggiatore/manipolatore tale da riuscire a piazzare una microspia in una cintura senza destare il minimo sospetto, pur supponendo che l'uomo in questione abbia la sensibilità di un elefante tale da non sentire un oggetto estraneo nella cintura, ma come posso accettare che questa microspia funzioni per giorni e giorni senza il minimo problema? Devo quindi dedurre che l'uomo con la microspia nella cintura sia stato costretto dall'autore ad indossare gli stessi pantaloni per tutta la durata del romanzo?
Ed ancora un altro esempio: l'addetta alle intercettazioni è nel romanzo un'amica di Alessandro, un'altra vecchia conoscenza del Greco nonchè anch'ella membro del nucleo Gamma, la quale durante le conversazioni telefoniche con Alessandro per riferirgli il riassunto delle intercettazioni tramite la suddetta microspia si preoccupa di non fare nomi ed indirizzi essendo la linea poco sicura ma non esita ad usare un vocabolario tipicamente siciliano, essendo tra l'altro l'unica siciliana del gruppo e quindi sicuramente individuabile senza il minimo dubbio!!!
Insomma, che dire, se i nostri servizi segreti fossero così .. ingenui, consentitemi il termine, sarebbe più conveniente ed economico per tutti chiudere baracca.