Il sangue macchia, Sir
Letteratura italiana
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Una nobile indagine
Con Giallo banana, i due autori, Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante, avevano portato sulla scena letteraria l’estroso conte Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea, di professione investigatore dilettante. Che oggi torna con Il sangue macchia, sir.
Se nel primo libro ad essere derisa era la società perbenista dei vecchi nobili decaduti, qui è il mondo dell’arte. Un mondo effimero, vacuo, vuoto privo di regole. Vittorio, detto “Il Principe investigatore”, è in crisi. Dopo aver, con qualche peripezia, ma pur sempre brillantemente, risolto il caso; ora non sa cosa fare della sua vita. Abbandonato dal suo amato, il Conte è:
“un genio assoluto dalla in equiparabile perspicacia e un discreto investigatore con la passione del violino”.
Vive con la zia Magda e il bellissimo, quanto enigmatico, maggiordomo Gervasio. Zia Magda, bellissimo personaggio, che beve continuamente blody mary, nonostante la pressione alta, presto rimasta vedova da un uomo deceduto per aver ingoiato male un’oliva, si chiede di che male si sia macchiata per vivere con “due deficienti”. Sarà proprio lei a portare Vittorio sulle tracce di un omicidio avvenuto vent’anni prima, dove una giovane donna, Sofia, drogata, incinta, era scomparsa una notte. Del suo probabile omicidio era stato incolpato il fidanzatino di allora, Pietro, poi scomparso anche lui poco dopo. Ma una telefonata fatta a Chi l’ha visto riapre quello che era stato denominato come “il caso dell’omicidio dell’Avetino”. E Diana Palladio, figlia del presunto Pietro, a chiedere aiuto all’attonito conte Vittorio, che inizia ad investigare.
Un libro un po’ tresch, ricco, come dice lo stesso Conte, di
“barabumba”,
simpatico, ironico. Una gigantesca parodia, grottesca, cinica e fantasiosa. Personaggi ben delineati, una trama ben congegnata e ricca di colpi di scena. Una prosa frizzante che rende la lettura particolarmente intrigante, che mescola, con abilità e sapienza, realtà e parodia, finzione ed avventura.