Il ritorno del Marinero
Letteratura italiana
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Un lupo di mare
Giallo italiano, ambientato in Liguria, zona in cui è stato trasferito il commissario Berté, un personaggio sui generis, che ispira grande simpatia, per la sua umanità, e che ispira grande rispetto, per la sua intelligenza ed arguzia. In questo episodio si intrecciano le sue vicende personali, con un dolore imprevisto, le vicende della sua carriera professionale, forse ad una svolta, e l’indagine vera e propria, che ruota attorno ad un omicidio, al porto, di uno strano personaggio, molto discusso nel paese, non molto amato, ma non così negativo come si potrebbe supporre. Sensazioni che prova lo stesso commissario, che indaga nella vita privata e nel passato della vittima, per scovare i suoi segreti e quindi per individuare il giusto colpevole, fra tanti papabili, il tutto con un senso di profondo rispetto, che mi ha particolarmente colpito. La vittima ha sempre avuto una fatale predisposizione a cacciarsi nei guai e nella sua famiglia c’è un forte odore di disaccordo, ci sono segreti. Ma la vita riserva sorprese e la chiusura della vicenda è emblematica. Il mio personaggio minore favorito è la nonna. Avrei forse evitato l’appendice finale dei racconti scritti di pugno dal commissario, perché un po' fini a se stessi.
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Un tragico ritorno
Emilio Martini, pseudonimo di due sorelle scrittrici, ha inventato il commissario Bertè, di cui, si dice, nasconda il ritratto di un vicequestore aggiunto in carne ed ossa. Dopo aver pubblicato, La regina del catrame, Farfalla nera, Chiodo fisso, Invito a Capri con delitto, ora pubblica Il ritorno del
Marinero.
Siamo a Lungariva in Liguria, dove Sebastian Scettro viene trovato morto sulla sua barca. Qualcuno gli ha sparato quattro proiettili al cuore. Ma chi era Sebastian, detto il Marinero?
“Sebastian Scettro , di anni quaranta, apparteneva ad una famiglia benestante di Lungariva. I genitori, proprietari di case, negozi ed alberghi, sono morti prima della sua partenza, che risale a circa nove anni fa; lui è il terzo dei tre figli maschi, di cui oggi è rimasto solo Giovanni. Giulio, il maggiore, è morto da quattro anni. (…) Sebastian Scettro era un ragazzo inquieto e chiacchierato: nello SDI a suo carico risultano piccoli trascorsi. Da giovane era sempre in contrasto con la famiglia, poi droghe, a quanto risulta solo leggere, alcol…. E infine la politica, al limite dell’estremismo. Aveva studiato a Genova, e lì si era infilato nei gruppi antagonisti. Era uno di quei ragazzi con le tasche piene di soldi e la testa negli ideali. La gente di qui lo giudicava male. Forse se n’era andato proprio per colpa della mentalità di questo paese. Almeno io, ma non solo io, ho pensato così. Era un tipo bizzarro…. Questo glielo garantisco.”.
Era stato incriminato con una accusa di stupro, poi rivelatasi totalmente infondata. Ma questo lo aveva sconvolto, e se ne era andato. Via lontano, con la sua barca, in cerca di quella libertà a lungo agognata. Ora qualcuno, però, non aveva dimenticato e si era vendicato. Al commissario Bertè tocca dipanare una matassa intricata, lui alle prese con le malinconie del passato, un presente con qualche problema e la storia con Marzia che lo ha cambiato profondamente. Un commissario col codino più riflessivo, più ponderato, meno violento, maturo e consapevole.
Un giallo perfetto, una trama godibilissima. Personaggi introspettivamente ben delineati, un libro ricco di colpi di scena, continui rimandi al passato. Un giallo non violento, da assaporare e gustare lentamente, con un finale curioso ed inaspettato. Una lettura di gran fascino ed intrigante.