Il Re del gelato
Letteratura italiana
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Vanina e i gelati corretti alla valeriana
In una afosa domenica d’agosto Catania è scossa da un improvviso scandalo: nei gelati di una delle più rinomate catene di gelaterie della città (“Il Re del gelato”) sono state ritrovate pillole di ignota natura. L’ispettore Spanò, interpellato dal titolare, il sig. Agostino Lomonaco, suo amico, inizia a indagare.
Quella sera stessa, però, la cosa assume caratteristiche ben più tragiche. Il Lomonaco è ritrovato morto dal figlio Rino; la testa sfondata da un corpo contundente, riverso dietro al bancone della sua gelateria Numero uno, quella in cui ha sede il laboratorio che fornisce anche tutte le altre. A quel punto il vicequestore Vanina Guarrasi, che aveva seguito la prima fase delle indagini solo per evitare la noia di una domenica priva di significato e con troppi ricordi, è costretta a impegnarsi per scoprire l’autore dell’omicidio.
E le ipotesi che si possono fare sul crimine sono davvero tante: rivalità commerciale con Ruggero Cammarata, ex socio che si sentiva truffato dal Lomonaco, gelosia di quest’ultimo, che sospettava una tresca della moglie col Cammarata, avidità della figlia Corinna che temeva di essere diseredata dal padre che la pensava figlia della relazione extraconiugale della moglie; e, infine, giacché siamo comunque in Sicilia, anche intimidazione mafiosa per un pizzo non pagato.
Solo ulteriori tragici sviluppi forniranno alla Guarrasi la soluzione del caso.
Sull’onda del successo ottenuto dalla collana di romanzi con protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi, l’A., Cristina Cassar Scalia, ha pensato di dare alle stampe una sorta di prologo alle indagini catanesi della tenace “sbirra” palermitana. Forse, proprio questa circostanza è il difetto maggiore del romanzo breve. Non può essere considerato né un prequel né un’opera da collocarsi come libro d’esordio della serie, cioè non solo nella cronologia interna alla narrazione, ma pure in quella di lettura.
Come prequel, dedicato a chi già conosce i vari personaggi della serie, risultano inutili e tediose tutte le specificazioni riguardanti i protagonisti, le reiterate precisazioni sul loro passato o sui loro attributi fisici o caratteriali; cose che dovrebbero essere già ben note ai lettori affezionati. Se, invece, il romanzo fosse inteso proprio come storia d’esordio destinata a essere letta prima di tutte le altre, mal si comprendono certe strizzatine d’occhi, certe allusioni a fatti o persone che verranno introdotte successivamente nel prosieguo della serie (su tutte l’onnipresente figura del commissario in pensione Patanè). Sono tutti richiami, che risultano incomprensibili per chi faccia la conoscenza dell’ambientazione a cominciare da questa storia. Queste storture un po’ disturbano e un po’ appesantiscono la storia che potrebbe essere assai più agile.
La trama, poi, è abbastanza arruffata, preciserei inutilmente, ma, contemporaneamente, poco strutturata, coi personaggi appena delineati a rapidi tratti.
La serie di tracce investigative, poi, viene sparsa attorno ai fatti come una cortina fumogena allo scopo di rendere imperscrutabile l’andamento delle indagini più che per indirizzare verso la soluzione finale, la quale viene servita affrettatamente, solo nelle ultime pagine del libro, senza una reale preparazione e senza aver fornito al lettore quegli indizi rivelatori che lo avrebbero forse coinvolto con maggior partecipazione. Lo stile resta gradevole, diligente e scorrevole, ma privo di alcun guizzo inventivo o raffinatezze letterarie.
In generale si tratta di una opera carina, ma decisamente inferiore alle altre, e traspare lo scopo di ottenere qualche vendita editoriale in più spremendo dall’ambientazione già ben sfruttata qualche goccia ulteriore di interesse nei lettori. In pratica una operazione commerciale non pienamente riuscita. Comunque, accertati e accettati questi limiti, restano un centinaio di pagine o poco più da leggere con moderato godimento e interesse.
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Vanina agli esordi
Cristina Cassar Scalia torna ad affacciarsi alla scena letteraria con un libro intitolato Il re del gelato, il pre-sequel di Sabbia nera. Protagonista indiscussa è Giovanna Guarrasi, detta Vanina, vice questore aggiunto.
In questo breve libro Vannina, figlia di un ispettore della polizia ucciso dalla mafia, ventiquattro anni prima, è appena stata trasferita a Catania da Palermo, ed è alle prese con un caso alquanto inusuale. Chi è il re del gelato, a cui si fa riferimento nel titolo? E’ Agostino Lo Monaco, un uomo:
“Con pochi capelli grigi, viso squadrato, sopracciglia alla Enrico Maria Salerno”,
costui è anche titolare di una serie di gelaterie, di cui la prima è:
“Un bar , con gli arredi tipici del bar degli anni ’80, con un bancone vintage, dotato di pozzetti d’acciaio, con relativo panno lavasciuga depositato sopra”.
In alcune di esse i clienti hanno trovato all’interno dei gelati acquistati delle strane ed inquietanti pastiglie. Che cosa sono? Che cosa rappresentano per “il re dei gelati”? forse un messaggio intimidatorio o no? Tutto si complica ulteriormente quando lo stesso proprietario viene trovato ucciso, orrendamente. Riuscirà Vanina a risolvere il caso?
Un giallo di tutto rispetto, per gli amanti delle imprese del vicequestore aggiunto una chicca letteraria. Una lettura facile, che aiuta a conoscere maggiormente un personaggio molto amato dai lettori della scrittrice. Una lettura, per così dire, di introduzione ad un personaggio , donna investigatrice, che piace e convince a molti. Personalmente , una lettura semplice e veloce, per trascorrere alcune ore di svago. Un po’ troppo leggero, privo di grandi colpi di scena, ma ben scritto e congegnato.
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Gelati tra re e regine
“Picciotti, siete stati bravi anche stavolta, ho fiducia in voi..”
Se siete amanti di Cristina Cassar Scalia e delle sue opere non potrete che essere felici: l’autrice dona ai lettori una breve indagine di Vanina Guarrasi, ovvero Giovanna Guarrasi, la poliziotta palermitana tanto amata quanto celebre che vede i suoi esordi in “Sabbia nera”.
Vanina, vicequestore aggiunto della Mobile di Catania, nata a Palermo, dopo un periodo nella Questura di Milano, era stata rispedita al sud e più precisamente proprio a Catania. Non voleva tornare nella sua città, troppo doloroso vedere Paolo Malfitano, il giudice amalfitano con cui aveva avuto una profonda relazione sentimentale e a cui aveva anche salvato la vita. Fumatrice incallita, amante del cibo, appassionata di cinema, burbera e determinata di carattere, ella è nota nell’ambiente anche per le sue origini essendo figlia di un ispettore di polizia ucciso dalla mafia circa due decenni prima.
Ma tornare non è stato evitabile ed ecco allora che la protagonista vive fuori Catania, sulle pendici dell’Etna. Le scatole, tuttavia, con libri e film d’epoca sono ancora intonse, la osservano con fare sornione in attesa che ella le svuoti.
Non è però finita qui perché l’ultimo libro di Cristina Cassar Scalia racconta anche una nuova indagine della vicequestore, ghiotta e buongustaia, amante del cibo e della cucina locale. Ed è qui che entra in scena Agostino Lomonaco, gelataio storico catanese, proprietario di molti locali, che scopre che nei suoi gelati sono state trovate delle pillole. I clienti, spaventati e indignati, hanno sporto denuncia per timore di essere stati avvelenati o peggio.
Vanina va incontro a Lomonaco una volta che viene allertata, valuta il caso, lo prende anche un po’ alla leggera non ravvisandone tutta questa pericolosità, eppure, dopo la sua visita l’uomo viene trovato privo di vita, chiaramente assassinato, dietro al bancone del locale che nel paese ha fatto storia e che rappresenta il più antico e rinomato della catena di gelaterie.
Tito Macchia e il suo eterno sigaro in bocca, Marta Bonazzoli in arrivo dal nord ma con il mancato spirito di migliorare le cose ed anche vegetariana, Lo Faro e Pappalardo, gli agenti e Vanina si mettono al seguito per venire a capo della matassa e risolvere il caso. Chi potrebbe essere stato il colpevole del misfatto? Tra i sospettati non manca Corinna, la figlia, presenza frequente in gelateria. Vanina però la esclude dai possibili colpevoli e si orienta su ben altro. E su ben altri.
Da qui avranno inizio colpi di scena su colpi di scena, eventi concatenati tra loro, situazioni esilaranti mixate a un giallo che chiede solo di essere gustato (magari proprio mangiando un buon gelato). Vanina? Ancora una volta non delude le aspettative con il suo acume e la sua forza di volontà.
Al tutto si somma lo stile inconfondibile di Cristina Cassar Scalia che ben mixa dialetto siciliano e italiano, dipingendo con maestria le pagine dell’opera.
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L'assassinio di due gelatai a Catania.
La protagonista di una serie di gialli di Cristina Cassar Scalia, medico oculista e scrittrice, è Giovanna Guerrasi, detta Vanina, vice questore aggiunto alla Mobile di Catania. Nata a Palermo, dopo un periodo alla Questura di Milano è rispedita nella sua Sicilia, ma a Catania, destinazione non molto gradita ma comunque accettata senza problemi. Vanina è donna di forte carattere, burbera, buongustaia, appassionata di cinema e accanita fumatrice, ben nota nell’ambiente perché figlia di un ispettore di polizia ucciso dalla mafia una ventina d’anni prima. Nel romanzo deve indagare sull’assassinio di un famoso gelataio catanese, Agostino Lomonaco, padrone di alcune gelaterie della città: lo trovano dietro il bancone con il cranio fracassato, e Vanina con la sua squadra dà il via a indagini difficili e complicate, che coinvolgono i due figli, la moglie e un vecchio collaboratore, Ruggero Cammarata, che vende gelati con il carretto e aveva (e forse ha ancora) un legame affettivo con la moglie del collega, tanto da far dubitare sulla paternità della figlia.
Vanina sa il fatto suo, ama scavare nel passato degli indagati, non si lascia ingannare da sospetti fuorvianti: debiti di gioco e smercio di droga indirizzano il fiuto della brava Guerrasi nella direzione giusta, aiutata da una squadra ben addestrata. Il colpevole, che ha intanto commesso un altro delitto, confessa, e Vanina, soddisfatta, convoca tutta la sezione nel suo ufficio. “Picciotti, siete stati bravi anche stavolta, ho fiducia in voi”, li premia la Guerrasi, autorizzandoli a chiamarla “capo”, come era accaduto con la sua precedente squadra di Palermo.
Leggendo non si può non ricordare il Montalbano del compianto Camilleri: Vanina sembra una versione femminile del commissario camilleriano, anche lei ha una vita sentimentale vaga e con appuntamenti saltuari, anche lei vive per il suo lavoro, con collaboratori ben caratterizzati, anche lei ha la sua trattoria preferita, dove “spazzola” con gusto i piatti preferiti. Anche se, dobbiamo dirlo, la Sicilia della scrittrice non è quella di Camilleri , come lei stessa afferma in un’intervista a ilLibraio.it, ma quella che lei stessa vede e nella quale vive, una Sicilia antica e contemporanea insieme, “ quella del passato ma anche quella degli aperitivi e dei ristoranti giapponesi”. E’ una Sicilia che avvolge con i suoi profumi e il suo calore tutta la storia, rendendone l’ambientazione unica e suggestiva, e poi c’è una città affascinante in cui succede tutta la vicenda, Catania, con il suo traffico incessante, le sue contraddizioni e le sue peculiarità, ben diversa da Palermo, la città più amata da Vanina.
Lo stile è semplice, lineare, scorrevole, impreziosito da termini dialettali, soprattutto nei dialoghi, e da modi di dire tipicamente siciliani: si legge con piacere, invogliati a vivere un’altra avventura della poliziotta siciliana.