Il puparo
Letteratura italiana
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U' Puparo
«Ci sono momenti nella vita in cui non è possibile sottrarsi a determinati accadimenti.»
Villapolizzi è un paesino siciliano di poche anime e scarsi affari a maggior ragione per chi come Giacomo Reale è specializzato nella professione di fotografo. Una professione alla quale si è affacciato per curiosità e che solo nel tempo è riuscito a rendere il suo lavoro primario, lui che è conosciuto per esser bravo ad arrangiarsi in tutto, lui che riesce a sistemare tanto uno stereo quanto un computer quanto qualunque altro oggetto che necessiti di manutenzione. Ma mai e poi mai si sarebbe aspettato di ritrovarsi coinvolto in una situazione tale da renderlo il peggior nemico della Mafia.
Tutto ha inizio con un matrimonio che vede la promessa sposa, Maria Carmela Buttafava, figlia del noto e pluriricercato latitante, Ninì Buttafava, detto “U’ Puparo”, intenta nella scelta di un album di matrimonio commissionato, dal futuro genero Don Pasquale, proprio al nostro Giacomo, detto “Scala Reale” dall’amico di sempre Ciccio. Dai lunghi capelli neri sulle spalle, il viso dai tratti delicati, la bellezza acqua e sapone e un corpo slanciato ma anche ben tornito, ella non manca di conquistare sin dal primo sguardo il protagonista che l’accoglie nel suo studio ma che involontariamente apprende anche di una notizia riservata che scandirà il proseguire del romanzo. Perché la giovane donna scomparirà misteriosamente e questo fatto a cui si sommeranno altri avvenimenti tra i quali il ritrovamento di un cadavere, trasformeranno Reale in una pedina scomoda e per questo da eliminare. Una pedina a cui U’ Puparo, il burattinaio a capo dei suoi pupi siciliani, non può che insegnare una lezione perché egli non perdona chi inganna ma nemmeno chi a suo dire la sa e dice lunga pur millantando di non sapere.
«Ma è proprio nei momenti più critici, quando l’indugio sta per cedere il posto alla fuga, che fioriscono nuove soluzioni.»
Ha inizio da questi brevi assunti il thriller costruito a quattro mani da Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato, un noir avvincente che coinvolge il lettore sin dalle prime battute trascinandolo in una storia di grande attualità e avvalorata da un mistero sotteso tutto da scoprire. Dietro le apparenze, infatti, dietro le voci scandite dai dialetti, dietro le viuzze dei borghi, dietro la paura dettata dagli uomini d’onore, si nasconde un disegno più grande che non mancherà di sorprendere il conoscitore e trattenerlo nelle sue maglie.
Completamente delineato in prima persona per mezzo della voce del principale eroe, “Il puparo” è un thriller che è narrato dal passato al presente; i fatti vengono cioè ricostruiti tassello dopo tassello da una memoria successiva che torna indietro nel tempo e che per questo riporta alla luce i fatti di quel tempo che fu.
La grande capacità dei due autori non è però solo quella di riuscire ad amalgamare alla perfezione le rispettive voci ma è anche quella di riuscire a trasformare l’amico della porta accanto, l’uomo comune che tutti potremmo essere, nell’eroe per eccellenza. Un uomo fatto di paure e titubanze, di sogni e aspettative, di disillusioni e sogni infranti, di amori desiderati e amori perduti, un uomo che è alla ricerca della sua seconda possibilità, della sua seconda chance, del suo riscatto in una vita che non è sempre stata rosea e generosa; un uomo che ci rispecchia.
Il ritmo narrativo è rapido, le sequenze sono fluide, le scende ben costruite, i luoghi ben delineati e i personaggi ben caratterizzati, antagonisti compresi. La vicenda è un crescendo costante che porta l’asticella della suspense ad altissimi livelli. Infine, non mancano nemmeno riflessioni sottese su quella che è la quotidianità siciliana nella sua ordinarietà con la convivenza mafiosa.
Un titolo completo che invita alla lettura grazie a una doppia penna accattivante, che conquista grazie a una trama avvincente e solida a cui si sommano personaggi tangibili con mano, che affronta molteplici tematiche e che si lascia divorare in pochissimo tempo.