Il nuovo venuto
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
Integerrimo. Fin in fondo?
Sono alla terza lettura di opere del Vichi e dopo le prime delusioni ho il piacere di comunicare che questa è davvero un'opera degna di nota.
Il romanzo segue due filoni di indagine e su entrambi incombe un passato mai morto.
I personaggi Piras e Bordelli seguono due indagini ed entrambi arrancano per trovare una soluzione evidente ma difficilmente comprovabile.
Questa volta Vichi non scherza, mai la trama perde colpi, il lettore esigente si sentirà coinvolto dalla profondità dei sentimenti e dalle stranezze di protagonisti e personaggi secondari.
Un giallo classico tratteggiato dall'alternarsi di racconti nostalgici, crudeli, commoventi che si incastonano benissimo col filo centrale della storia.
Un plauso a Marco Vichi che con quest'opera mi ha conquistato.
A volte la semplicità è più scoppiettante di tanti altri giochi pirotecnici.
Complimenti.
Buona lettura a tutti.
Il Syd
Indicazioni utili
Sessanta
Una Firenze degli anni '60 con le sue atmosfere, le sue contraddizioni e i suoi cambiamenti è protagonista come e quanto gli investigatori di questo romanzo con due vittime e due indagini parallele. La prima quella fiorentina di Bordelli dove la vittima è un usurario e la seconda quella sarda di Piras, convalescente, dove il morto è un anziano proprietario parente del vicino di casa.
La guerra è finita vent'anni or sono, nessuno ha più intenzione di ricordare e di ripensare, tutti sono animati dalla voglia di cambiamento e dal desiderio di andare avanti. I ricordi sono vecchi, come coloro che li hanno, i bisogni odierni rincorrono il nuovo senza più attingere dal passato, una corsa al futuro in cui nessuno vuole rimanere indietro. La comunicazione cambia, la musica si rinnova si fa portatrice di messaggi di ribellione, arrivano i Rolling Stones ad animare le case dei giovani fiorentini e non solo, nascono nuove mode: le gonne delle signorine si accorciano e i capelli dei loro spasimanti si allungano. L'eterno conflitto tra giovani e vecchi, l'insoddisfazione dei primi e l'incapacità di ambientarsi dei secondi segnano questo romanzo e creano l'ambientazione e le scene su cui viene sviluppato il giallo. Come sempre la narrazione poliziesca è semplicistica, lacunosa a tratti forzata, durante lo sviluppo della trama o nella ricerca della soluzione sono molti i punti in cui si resta interdetti, perplessi si rimugina sulla piega che hanno preso le indagini. I doppi casi sono frettolosi, raccontati senza approfondimenti con modi e metodi d'indagine che rasentano la magia e l'occultismo, le soluzioni arrivano come conigli dal cilindro di un prestigiatore.
Non è il giallo il motivo per cui va letto il romanzo, ma per le vicende di Bordelli per le sue relazioni umane con Rosa, il Botta, Diotivede e gli altri che come lui si sentono un po' dei dinosauri in questa nuova Firenze che si va delineando, di cui non riconoscono più neppure le vie e le piazze, rinominate dopo la creazione della Repubblica italiana. Molto più interessanti del giallo sono i racconti di vita che interrompono spesso le indagini riportando i colori e i sapori di una guerra che ha lasciato segni profondi nell'animo di chi l'ha vissuta.
Un'analisi dell'uomo in un'epoca di cambiamento, un'indagine sulle contrapposizioni, enormemente marcate, tra i giovani degli anni '60 nati dopo a guerra e coloro che la guerra l'avevano fatta e “non riuscivano più a lavarsi via l'odore”.
Per questi motivi va letto il romanzo, non per il giallo.
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Per chi parteggiare?
Romanzo che ha vinto il premio Fedeli nel 2004, è ambientato – come gli altri che hanno per protagonista il commissario Bordelli – nella Firenze degli anni sessanta. Per la precisione, qui siamo nel dicembre del 1965.
Con un paio di forbici conficcate nella nuca, viene ritrovato ucciso Totuccio Badalamenti. Nella sua vita, la vittima non è certo stata uno stinco di santo: praticava infatti uno dei più ignobili “mestieri”, era uno … strozzino! E veniva chiamato dalla gente "il nuovo venuto". Durante le indagini emerge che in molti vivono la morte dell’usuraio con soddisfazione, quasi a dire: “Ben ti sta!”. Lo stesso Bordelli conduce le investigazioni con sentimento contrastato: il desiderio di individuare il responsabile di un omicidio, per consegnarlo alla giustizia, confligge con il disprezzo per un individuo che in vita è stato vile e ha approfittato delle disgrazie altrui per arricchirsi. Al punto che, a tratti, l’inquirente sembra quasi parteggiare per l’omicida: il superego del commissario deve calmierare la naturale simpatia verso chi probabilmente ha commesso un reato perché era in preda alla disperazione.
Nella prima fase l’indagine ristagna in un’impasse dalla quale sembra impossibile uscire. Poi con l'autopsia il medico legale Diotivede offre il primo spunto utile e Bordelli si aggrappa all’indizio con tutte le forze della razionalità analitica…
Questo è stato il primo romanzo di Vichi che ho letto. Con esso ho conosciuto l’inquieto e malinconico commissario che – memore del passato di partigiano, che spesso rivive nella narrazione dei ricordi di guerra – si impegna a far rispettare la legge e a difendere i più deboli, ma interpreta questo ruolo con complessità psicologica e in modo informale, frequentando anche persone che per necessità vivono ai confini del lecito.
I romanzi di Vichi hanno il pregio di intrecciare vicende “poliziesche” ben costruite a descrizioni di eventi storici e di episodi di cronaca nera, che ridipingono in chiave romanzata quadri della società e del capoluogo toscano degli anni sessanta.
Bruno Elpis
Indicazioni utili
Focus sul commissario
Giallo dal clima nostalgico degli anni '60, che sviluppa due storie parallele, un'indagine su un omicidio di un usuraio a Firenze ed un'indagine su un anomalo suicidio in Sardegna. Due i protagonisti, il commissario Bordelli e Piras, entrambi con i loro tratti caratteristici e peculiari. Al di là delle due storie, mi ha colpito molto il ritratto del commissario, un pò arrogante, burbero e solitario, tormentato, ossessionato dal proprio mestiere e contemporaneamente armato di infinita pazienza durante le sue visite e gli interrogatori ai debitori dell'usuraio. Mi è rimasta molto impressa la sua abitudine di interpretare i comportamenti umani a tutti i costi e la modalità di scrittura di questo giallo, lenta ed anche introspettiva, non solo narrativa in senso stretto, ti permette, a volte, di leggere nel pensiero di questa figura così splendente, pur nella sua ombrosità.