Il giustiziere Il giustiziere

Il giustiziere

Letteratura italiana

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La trama e le recensioni di Il giustiziere, romanzo di Max Orfei edito da Rizzoli. Roma. Da due set timane la cit tà eterna sembra sprofondata nel terrore. Colpa degli omicidi del “killer del Carnevale”, come lo hanno soprannominato i media, perché traveste le sue vittime con i costumi della festa. Una belva di crudeltà inaudita, che attacca le prede più indifese, le rapisce, le tortura, le uccide e poi torna a mimetizzarsi nella folla, pronta a colpire di nuovo. Per scovare un assassino così serve qualcuno che sappia muoversi nell’ombra, fuori dai protocolli di polizia. E, nell’ombra, due uomini e una donna si mettono sulle tracce del mostro: solitari, determinati, spinti da motivazioni che affondano le radici in un difficile passato. Nathan Treves, ex segugio della Omicidi, ritiratosi dal servizio dopo che una tragedia ha sconvolto la sua vita. Andrea Turindano, noto giornalista, pieno di debiti e disposto a seguire fino alle estreme conseguenze la via tortuosa verso la personale rinascita, o la definitiva disfatta. E poi Jasmine D’Amato, giovane, affascinante, che lavora per un settimanale di gossip ma aspetta la grande occasione per affermarsi e, insieme, colmare un vuoto profondo nella propria esistenza. A ciascuno di loro, la sfida al killer richiederà un prezzo altissimo. Max Orfei ha scritto un romanzo implacabile, che ha i tempi dei film d’azione e la profondità dei migliori thriller americani. Un libro sul Male che pulsa intorno a noi, non distingue tra vittime e carnefici, si infila sotto la nostra pelle e non ci abbandona più.

Max Orfei (Roma, 1958) ha lavorato per anni in pubblicità, prima di diventare sceneggiatore per il grande e il piccolo schermo, firmando importanti programmi televisivi, fiction, sitcom e serie tv.



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Il giustiziere 2012-08-23 13:56:02 Viola03
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Viola03 Opinione inserita da Viola03    23 Agosto, 2012
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MACEDONIA PER TUTTI

A chi non piace la macedonia d’estate?
Tanti bei pezzi di frutta fresca, succo di limone e zucchero sul fondo da gustare come prelibatezza finale. Una meraviglia.
Un po’ meno se la macedonia è in un libro, un thriller poi, che si presenta decisamente bene ma che poi alla fine lascia un po’ a bocca asciutta.
Senza le cucchiaiate di zucchero e limone insomma.

Quale miglior sfondo nostrano per un serial killer se non Roma?
Tutti hanno provato a prendersi la mitica città e questo omicida sembra tenerla stretta in una morsa di paura.
Le vittime sono bambini, uccisi barbaramente e poi vestiti con maschere di Carnevale.
Sulle tracce del colpevole finiscono tre personaggi che non hanno alcun legame ma che convergeranno verso lo stesso punto, lo stesso abisso di terrore dove li attira l’assassino.
C’è Jasmine D’Amato, bella, dalla pelle color cioccolato al latte, stagista presso un giornale di pettegolezzi e in fuga dalle pretese del proprio fidanzato di avere un figlio. Quando le viene proposta un’intervista alla madre di una delle vittime, sente che la sua vita può cambiare.
C’è Nathan Treves, ex commissario, che si è dimesso in seguito a un episodio sconvolgente, ma che sembra continuare la sua caccia agli assassini nascosto nelle ombre.
E c’è infine Andrea Turindano, tanto famoso giornalista di cronaca, quanto scalcagnato nella vita privata, indebitato fino al collo, che decide di scovare il temibile serial killer e dare una svolta alla sua esistenza.
Tutti e tre, si troveranno a fare i conti con la mente diabolica dell’omicida ma soprattutto con i propri fantasmi e le proprie paure.

La trama non è male, lo stile scorrevole, si legge in un battibaleno e con semplicità.
La pecca però è proprio nella macedonia, tanti pezzi presi di qua e di là che non danno al romanzo uno stile inconfondibile, lo fanno dimenticare tra le tante storie lette.
Una bella idea quella di ambientare la vicenda a Roma, ma non c’è caratterizzazione, potrebbe esserci qualsiasi altra città o paese e non cambierebbe una virgola.
Troppi cliché da telefilm americano.
Lo consiglio perché non è una lettura sgradevole, ma manca di uno stile personale, forse ancora da affinare.
Per cui Max, basta macedonia, la prossima volta un solo frutto e bello saporito!

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