Il gioco delle tre carte
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 6
IL GIOCO DELLE TRE CARTE
Dopo aver letto ed apprezzato molto “La Briscola in cinque” mi sono dedicata al secondo episodio dei delitti del BarLume…
Il protagonista è sempre “Il Barrista” Massimo, titolare del BarLume, l’ambientazione sempre la cittadina di Pineta, ed il mitico sfondo sono sempre i quattro ottuagenari, clienti fissi del Bar, che trascorrono il loro tempo fra il gioco delle carte ed i pettegolezzi di provincia.
Scritto in parte in dialetto toscano, ma facilmente comprensibile, mi ha nuovamente colpito l’ironia e l’acume del Malvaldi nel mettere in parole i discorsi dei “terribili vecchietti” in contrapposizione con lo svogliato ma intelligentissimo Massimo. Insomma una lettura fresca e leggera, anche se questa volta il delitto è meno coinvolgente e meno centrale nella trama del libro, che più che un giallo sembra a tratti un romanzo comico.
Mi riservo a questo punto di leggere il terzo capitolo della serie per un giudizio definitivo sull’autore.
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Kaigi a Pineta
Seconda puntata di questa serie di gialli semplici e diretti, in cui le vicende vengono raccontate attraverso il vociare di Massimo, il barista co-investigatore del Barlume, e dei suoi assidui ultra-settantenni clienti abituali. In dialetto livornese/pisano, dove la l è spesso sostituita dalla r e le bestemmie fanno da punteggiatura, ci viene raccontata la morte e le indagini che porteranno a trovare l’omicida di un professore giapponese, a Pineta per un congresso.
Ancora una volta, il giallo fa da sfondo alla quotidianità dei quattro nonnetti, che con la loro dialettica, le loro fissazioni e i loro proverbi prendono sotto braccio il lettore e lo trascinano con se. Non ci si deve, quindi aspettare intrighi internazionali, spie e sette segrete, ma soltanto un po’ di sano intrattenimento, quella giusta dose di risate e un piccolo intermezzo poliziesco forniti attraverso chiarezza descrittiva, trama credibile e personaggi ben caratterizzati.
Non è un capolavoro, ma piace!
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Nuovamente a Pineta
Malvaldi ci porta nuovamente a Pineta, un paesino della costa toscana, dove un povero barista si trova coinvolto, suo malgrado, in un’indagine per omicidio. Durante un congresso è stato ucciso un luminare giapponese e il commissario Fusco, già aiutato in un altro caso, chiede aiuto a Massimo, proprietario del BarLume. Nel suo locale quattro clienti abituali, nonché terribili vecchietti, s’impicciano del caso. Tra una partita a carte e l’altra si fanno congetture sul movente e sul possibile assassino. Massimo con il suo acume saprà indirizzare le indagini nella direzione giusta e ad aiutare nuovamente il commissario Fusco a far luce in questo delitto.
I personaggi hanno perso un po’ di smalto rispetto al loro debutto. Rimane comunque un racconto breve ma godibile, ideale per qualche ora tranquilla in spiaggia sotto l’ombrellone.
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Il meno riuscito
Forse sarò severo ma mi sembra il meno riuscito dei racconti aventi per protagonisti i 4 arzilli nonnetti investigatori del Bar Lume.
Trama gialla davvero inconsistente (non che gli altri scomodassero Agata Christie ma erano un pò più articolati almeno) e le battute in pisano mi sono parse meno graffianti, tutto il racconto è un pò più "pesante" , meno brioso. L'ho letto comunque con piacere ma è sicuramente quello che mi ha entusiasmato di meno.
Come si dice : de gustibus ...
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Bravo!
Premetto che il mio giudizio concorda in pieno con quello di Mara, ma proverò comunque a scrivere qualche impressione.
Innanzitutto anche stavolta, come altre, ho iniziato dal secondo romanzo e, come in tutte le serie con gli stessi protagonisti, avrei dovuto "conoscere" i vari personaggi partendo dall'inizio!
E qui si parla proprio di Personaggi: il BARRISTA Massimo,i quattro vecchietti arzilli, habituès del BarLume, sono di una simpatia travolgente!
La mescolanza di italiano e dialetto toscano rende il tutto più gustoso, e strappa parecchie risate.
Poco importa che la trama gialla sia inconsistente! io lo chiamerei un...gialletto; del resto, parecchi altri autori italiani scrivono romanzi gialli che di giallo hanno poco, vedi Camilleri! ma non per questo sono meno apprezzati....
Una rivelazione,dunque, per me, che amo il giallo italiano,tranquillo , senza colpi di scena,senza descrizioni trucide.
E' uno di quei romanzi che ho letto d'un fiato, e nello stesso tempo avrei voluto durasse mesi: è la misura del mio gradimento!
Questo giovane autore, Malvaldi, merita senz'altro una conoscenza più approfondita da parte mia!
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Il gioco delle tre carte
Il teatro di questo nuovo romanzo di Marco Malvaldi, un altro giallo dopo il fortunatissimo esordio della "Briscola in cinque", è ancora il BarLume. Non c’è luogo da cui si possa osservare meglio la gente: un caffè accogliente grazie al barista Massimo, frequentato da un gruppo di tremendi vecchietti che si insediano quotidianamente nel suo locale giocando a carte.
La detection si dipana dal momento della morte di un ricercatore giapponese, al congresso, dove Massimo sta svolgendo un servizio di catering, fino alla risoluzione finale, tra file illeggibili e rivalità accademiche.
I pensionati fanno da apparato all'indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sotto l'intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, dai modi spicci e dallo spirito goliardico, che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico.
La trama gialla, in quanto tale, è inconsistente: il libro però piace e diverte, grazie ai personaggi che gravitano intorno al bar, e forse, almeno per me, anche per come è scritto, un misto di italiano e dialetto pisano, con espressioni e uscite che strappano più di una volta una risata.
L'indubbia abilità dell'autore, nel descrivere i personaggi, fa dimenticare la pochezza dell'investigazione vera e propria.
Spero, di leggere presto, un'altra avventura dell'indimenticabile Massimo.
Buona lettura:)