Narrativa italiana
Gialli, Thriller, Horror
Il fiume delle nebbie
Il fiume delle nebbie
1785
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Letteratura italiana
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Protagonista di questo noir di ambientazione padana o, meglio, emiliana, è il commissario Soneri. Un po' Montalbano e un po' Maigret, amante della buona tavola e del vino della sua terra, è rimasto precocemente vedovo e oggi l'amore ha per lui i lineamenti irregolari e il temperamento infiammabile, ma in fondo affettuoso, di Angela, un'agguerrita avvocatessa poco incline a una relazione tranquilla e "pantofolaia". Per questa indagine il commissario è costretto ad abbandonare il terreno familiare della sua Parma per spostarsi, in un freddo autunno, lungo le sponde del Po, il fiume "che dà e prende", dove sopravvivono ancora attività antiche e, nella memoria dei vecchi, i ricordi sempre vividi della guerra e della Resistenza. L'inchiesta appare difficile sin dalle prime mosse, perché ruota intorno alle morti misteriose di due anziani fratelli, con un fosco passato di attivisti ai tempi del fascismo e di Salò. Il Po è in piena per delle piogge incessanti, e in questo fantasmatico paesaggio di acque, golene, nebbie fitte, case semisommerse e strade impraticabili, il commissario procede a tentoni, sulla base di labili indizi e di intuizioni nate dai continui confronti con gli anziani del luogo. Che tra mezze parole, eloquenti silenzi e reticenze, alla fine lo condurranno - loro malgrado - sulla pista giusta. Una pista che arriva da un remoto passato, e che si lega a una vendetta consumata come un piatto davvero freddo...
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Opinioni inserite: 1
Il fiume delle nebbie
2017-08-06 18:05:53
Pelizzari
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Un Montalbano padano
I ritmi di questo giallo all’italiana sono lenti, offuscati, opachi. Complice l’ambientazione nella Pianura Padana dove è la nebbia a fare da padrona, a stringere i confini della vista, ad impiastricciare di umidità ogni pagina di questo libro. Il protagonista è un vero e proprio Montalbano padano, con tanto di compagna Angela, che, da vera macchietta, dà vivacità a tratti alterni a tutta la storia. Mi è piaciuto moltissimo il finale, perché non è un vero e proprio interrogatorio, ma uno stimolo alla confessione, con domande che spogliano il mistero strato dopo strato, accanendosi sui dettagli, con una domanda finale che è la medesima che avrei voluto porre io e la risposta mi ha spiazzato.
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