Il dono del buio
Letteratura italiana
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Il dono del buio: dall'abisso alla luce
Molto spesso capita che la fortuna di un libro sia decretata ancor prima della sua uscita in libreria e questo accade quando dietro di esso si cela la storia straordinaria di una scrittrice come Valentina Giambanco, che seppur italiana di origine, decide di mandare il suo primo manoscritto ad un'agente letterario inglese, fulminando il suo interesse all'istante.
E dopo cosa accade?
Accade che quel libro "Il dono del buio" diventi un vero e proprio caso editoriale tanto da scatenare numerosi editori pronti ad accaparrarsi la pubblicazione.
Su tutti la spunta la Quercus, la stessa che ha pubblicato il fenomeno Stieg Larsson (Uomini che odiano le donne), mentre in Italia, i tanto agognati diritti di questo superthriller dalle tinte nero scuro vanno alla Casa Editrice Nord.
Valentina Giambanco, italiana trasferitasi a Londra dove ha vissuto gran parte della sua vita, si occupa di cinema ed ha contribuito ai montaggi cinematografici di film di enorme successo come Quattro matrimoni e un funerale e Donnie Brasco.
Il dono del buio è il primo libro della Giambanco, testimoniando la sua volontà di impegnarsi nella scrittura così come tanti anni nella cinematografia le hanno insegnato. Il montaggio non è altro che uno story-telling, quindi ella dimostra grandi capacità descrittive e di impostazioni narrative che rendono il suo romanzo un libro valido a tutti gli effetti.
Stiamo parlando di un thriller che non risparmia morte e sangue attraverso uno stile asciutto e scorrevole, spalleggiato da una profonda esperienza nella rappresentazione realistica delle scene a tal punto che durante la lettura si ha la sensazione di guardare e non più di leggere.
In altre parole, le vicende sono strutturate e rese in modo che il lettore debba assistere a dei repentini cambi di scena, tra racconti al presente e flashback del passato che diventano delle vere e proprie esposizioni, stralci di film a cui assistere a bocca aperta.
Non a caso l'inizio del libro, attraverso un breve prologo, ci getta immediatamente nel clou della storia.
Un bambino, forse di undici o dodici anni, che corre all'impazzata, in mezzo agli alberi e ai rami che lo graffiano e gli strappano i vestiti, mentre tenta di cercare aiuto per salvare il suo amico James che è ancora tenuto prigioniero.
Le sue mani sono sporche di sangue e il suo nome è figlio dell'abisso.
Questo breve stralcio non è altro che un flashback che appartiene ad uno dei personaggi principali, John Cameron, efferato assassino, che all'epoca di quella corsa contro il tempo era ancora custode della sua innocenza.
L'episodio risale a 25 anni prima ed è l'unico indizio a cui Alice Madison, la vera protagonista del libro, deve appellarsi per scoprire il mistero che si cela dietro un macabro omicidio di cui proprio Cameron viene accusato.
James Sinclair viene trovato ucciso insieme alla moglie e ai suoi due figli, bendato e legato sul letto del proprio appartamento.
Tutti hanno incisa sulla fronte una croce con il sangue e sulla porta, l'assassino ha lasciato una scritta: 13 giorni.
Madison, che è la nuova detective della polizia di Seattle, è una donna forte e determinata, molto perspicace ed intuitiva che non crede che il colpevole sia Cameron, nonostante tutte le prove siano a suo sfavore.
Ha dei dubbi perché non riesce a comprendere per quale assurdo motivo Cameron abbia ucciso Sinclair, il suo amico d'infanzia dopo aver rischiato tanto per salvarlo 25 anni prima.
E' evidente che i due hanno condiviso un'esperienza terribile, come quella del rapimento ed è inspiegabile il motivo per cui uno abbia ucciso l'altro.
Insomma i misteri sono molteplici e soprattutto i segreti che i personaggi conservano sono altrettanto terribili e stranianti tanto da rendere questo romanzo profondamente psicologico e altamente carico di tensione e suspence.
L'autrice dimostra di conoscere bene l'animo umano, le sue paure e soprattutto i suoi lati più oscuri che sembrano concentrarsi egregiamente nel personaggio di Cameron, che nonostante non sia il colpevole della morte del suo amico, è comunque un criminale che ha compiuto altri crimini, tutti riconducibili ad una sua personale visione della giustizia.
Cameron è il "cattivo" che alla fine il lettore riesce ad amare, un po' come avviene in altri romanzi come quello di Faletti, in cui una volta comprese le radici del "male", è difficile odiare del tutto quello che diventa il suo portavoce.
Cameron ha vissuto una vita difficile che lo ha portato a fare delle scelte, così come Alice Madison, divenuta poliziotta a seguito di un evento a cui non è riuscita a dare una ragione: la morte della madre.
Entrambi vivono una vita di facciata ma dentro stanno bruciando.
Passo dopo passo, dopo un inizio abbastanza lento e molto descrittivo, il romanzo vi aprirà gli scenari più terrificanti e macabri, vi accompagnerà nel profondo abisso dell'anima umana, laddove tutto ha una ragione, sia nel buio che nella luce.
Vi sembrerà di essere parte integrante della storia, di conoscere i motivi e le azioni dei personaggi, a tal punto da prendervi cura di essi e della loro vita.
Non ho dubbi che Alice e John vi rimarranno impressi per la loro carica emotiva e caratteriale, per il loro trascorso e per le loro scelte.
E alla fine non baderete più al finale...Non vi interesserà più sapere Chi Lo Ha Fatto ma vi accorgerete che l'unica cosa che vi interesserà capire è il Perché.
Quando un romanzo entra nel sangue, quando nella luce della lettura, esso vi proietta nel buio del mistero, nell'abisso dei segreti, dei moventi, dei demoni umani, chiudendo tutte le vostre finestre, sbattendo la porta e coprendo le vostre orecchie di inquietante silenzio, allora avete di fronte un capolavoro che va oltre la scrittura per diventare onniscienza narrativa.
Rapiti dal suo ritmo, che sale con calma, rassicurandovi e spaventandovi allo stesso tempo, alternando vicende di orrori a vita quotidiana, contrapponendo dialoghi efferati a profonde introspezioni nei ricordi e in ciò che non può essere dimenticato.
Stringerete tra le mani questo libro perdendo quasi coscienza di ciò che siete, perché ormai entrati in un mondo in cui la vista è cieca, in cui la mente è ottenebrata, in cui l'istinto non conosce la strada, vorrete solo capire perché siete arrivati fin lì, cosa vi ha trasportato e cosa mai vi riporterà indietro.
C'è qualcosa che può riportare indietro John?
E Alice?
Il dono del buio è la capacità di guardare nell'abisso, di scrutarlo, di comprenderlo, di farsi toccare per arrivare a sfiorarlo, ma mai, mai rimarrete innocenti se ci siete entrati dentro, nonostante dopo, i vostri piedi vi riconducano alla luce.
Niente sarà più lo stesso.
" Se guarderai a lungo nell'abisso, l'abisso guarderà dentro di te." Cit. di Nietzsche.
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Il giustiziere della notte 277...
L'efferato omicidio di un'intera famiglia fa ricadere i sospetti su un inquietante personaggio, già autore di altri delitti e per di più amico della vittima.
Le prove sono schiaccianti, forse troppo , una giovane detective si insospettisce e comincia a cercare la verità dove non puntano i riflettori, verso il buio.
Si troverà praticamente da sola ad indagare su un passato doloroso che qualcuno vuole tenere nascosto ma dove si nasconde la verità.
Prendete un po' di archetipi di situazioni o comportamenti da thriller e buttateli nella mischia, qualcosa ne uscirà : metteteci un avvocato senza troppi scrupoli ma pronto ad atti eroici, il criminale divenuto tale a causa di un trauma infantile ma ovviamente cavalleresco e senza paura, il pazzo psicotico, manca qualcosa ? Ah si certo , la suspance e i colpi di scena che paiono non essere stati invitati alla tavola imbandita dall'autrice, infatti di questi... ZERO !
Tutti cosiddetti colpi di scena sono talmente banali e ovvi che quasi sembrano pilotati dal lettore. lo stesso movente dell'assassino e i vari collegamenti tra i protagonisti sono futili e tirati per i capelli.
Non si può dire che sia scritto male e nemmeno noioso ma come sarebbe un romanzo di Alicia Gimenez Bartlett senza Petra e Fermin e i loro battibecchi ? Tante chiacchiere, tanto fumo e poco arrosto.
Forse più che un thriller è un noir ma mi sembra uno di quei film sul giustiziere della notte, non i primi molto intriganti, magari il 277simo, dove ormai sai tutto , quasi prevedi le mosse dei personaggi.
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IL DONO DEL BUIO
Mi sono ritrovata davanti questo libro una volta girovagando su internet e ne sono subito rimasta colpita dalla trama che veniva descritta.
Ci troviamo a Seattle dove una detective Alice Madison con il suo team di lavoro, si reca presso la casa di James Sinclair dove trova una scena molto macabra l’uomo e l’intera sua famiglia sono stati uccisi.
I sospetti ricadono subito su John Cameron ,un ex-amico d’infanzia di Sinclair e autore di numerosi altri crimini.
Ma per capire il rapporto che intercorre tra i due ragazzi si deve tornare indietro nel tempo, venticinque anni prima, quando la polizia aveva salvato i due da un rapimento mentre il terzo ragazzo che era con loro David Quinn era rimasto ucciso.
Alice è nella sezione omicidi da poche settimane e inizialmente un suo collega Brown le dà una mano nell’affrontare questo delitto, aiutandola a osservare e ad analizzare ogni singolo aspetto del caso.
Questo almeno all’inizio, poi nella seconda parte Madison si troverà a camminare da sola e dovrà affrontare delle scelte importanti.
Alice non crede che il colpevole sia Cameron anche se tutte le prove fanno pensare che sia lui ma per scoprire la verità la detective dovrà faticare non poco.
Ma Madison dovrà affrontare anche il suo passato, lei da giovane stava per compiere un parricidio deve quindi fare i conti anche con la sua adolescenza per trovare l’autore del crimine.
Inizialmente il romanzo parte un po’ lento e piano piano almeno in alcuni punti diventerà più coinvolgente anche se secondo me non c’è abbastanza suspence, almeno non tanto quanto quella che mi aspettavo.
Sono molto combattuta nel dare un giudizio su questa lettura, mi aveva molto incuriosito la trama che ha fatto sì che comprassi il libro.
Però quando mi sono trovata a leggere la storia non mi ha coinvolto come speravo, mi aspettavo qualcosa di diverso, il personaggio di Madison non mi ha entusiasmato.
L’autrice scrive in maniera molto articolata e sebbene la storia sia raccontata in maniera eccellente,non mi ha lasciato molto, in alcuni punti mi sono un po’ annoiata.
Per carità, le scene sono descritte in maniera ottima, e la V.M.Giambanco ha creato dei personaggi veramente interessanti,la stessa Alice sebbene sia arrivata da poco è molto intuitiva e perspicace ma nonostante questo sono rimasta molto delusa.
Nella parte finale, un po’ si è riscattata e il lettore si appassionerà almeno un po’ nel trovare il colpevole.
Lo consiglieri? Ma non ho proprio idea credo sia per alcuni aspetti un ottimo giallo ma a me personalmente non è piaciuto non mi ha coinvolto per niente, non mi ha fatto restare lì con il fiato sospeso come dovrebbe essere. Sapete quando avete il sospetto che qualcuno vi stia osservando o che vi stia seguendo perché quello che avete letto vi ha messo così tanta adrenalina che ve la portata via con voi nella vita quotidiana? Ecco questo a me non è capitato.
A voi la scelta se avventurarvi in questa lettura oppure farne a meno.
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- no
Il nostro lato oscuro
In questo thriller, che in diversi paesi ha scatenato vere e proprie aste per l’acquisto dei diritti, operano “il sergente investigativo Brown e il detective Madison, della squadra omicidi di Seattle”. Quest’ultima, la protagonista, si chiama Alice: è psicologa criminale, ha una personalità complessa (da piccola ha rischiato di compiere un parricidio) e possiede straordinarie capacità di concentrazione (“Ti vedo, pensò Madison”): al punto che torna spesso sul luogo del delitto, per immaginare come si sia svolto: “Si disse che avrebbe chiuso gli occhi per un minuto soltanto. Un minuto e poi li avrebbe riaperti”.
Il reato è una vera e propria strage familiare: “Tutti bendati. Tutti con una croce sulla fronte disegnata col sangue”. E reca un’oscura, ulteriore minaccia e una scadenza: “Sul legno bianco laccato erano state incise due parole … Tredici giorni…” Le vittime sono “James … un fiscalista e Annie una maestra”, con i due figlioletti.
“L’assassino aveva scelto l’abitazione dei Sinclair come teatro delle proprie gesta, come un modo per comunicare con loro”.
Dell’omicidio plurimo viene subito sospettato John Cameron (“Abbiamo trovato un assegno da venticinquemila dollari diviso in due: metà nello studio e metà nel cestino della cucina”), che è altresì indiziato di un triste precedente (“Sulla Nostromo sono morti in cinque. Due poliziotti, tre ex carcerati. Ha tagliato la gola a tutti, lasciandoli morire dissanguati”). “Ormai John Cameron era entrato di dritto nell’elenco dei dieci latitanti più ricercati”.
A complicare le cose, un antefatto che lega l’assassinato Sinclair al presunto colpevole Cameron e al suo avvocato Nathan Quinn: “Il 28 agosto 1985, tre ragazzini erano stati rapiti mentre stavano pescando in un parco, a Ballard. Si chiamavano David Quinn, di tredici anni, James Sinclair, suo cotaneo, e John Cameron, di dodici”.
“… Con il senno di poi John era certo che si fosse trattato di un tentativo di estorsione finito male”.
Il thriller si sviluppa in modo scenografico anche grazie all’esperienza cinematografica dell’autrice. La dimensione psicologica è fondamentale nello scolpire personaggi che agiscono in modo vitale e drammatico.
I fatti sono sorretti da un’attenta analisi dei particolari nella ricostruzione poliziesca delle complesse connessioni tra eventi criminali, responsabilità e tragedie personali.
Il romanzo ha tutte le premesse per soddisfare i palati più esigenti, che sono alla ricerca di un livello di sofisticazione sempre crescente nelle proprie letture di romanzi di tensione.
Bruno Elpis
Nel mio sito www.brunoelpis.it potete leggere l’intervista che ho realizzato con la deliziosa autrice in occasione dell’uscita italiana del romanzo (oggi, 30 maggio 2013) in anteprima mondiale.
Indicazioni utili
La caduta della casa Husher di Poe.