Il divoratore
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 10
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Divorata dalla noia
Difficile inserire questo libro dentro una categoria. Fantasy, ma non troppo, giallo, ma anche no, thriller, ma con pochi brividi. Quello che di solito è un pregio, non essere imprigionato dentro uno schema, in questo caso mi sembra solo un difetto. Ritengo che l'autrice, pur con uno stile originale quasi da fotografo che immortala la scena, alla fine produca qualcosa di poco consistente.
La storia poteva essere una buona idea. Alcuni ragazzini spariscono, lasciando indietro solo i loro abiti. nessun indizio su dove siano finiti e su chi sia l'omicida o il rapitore. La psicologa che segue un ragazzino autistico oggetto di bullismo da parte di alcuni dai bambini scomparsi si farà carico delle indagini. Lo sviluppo però è lacunoso, poco approfondito con spiegazioni tutt'altro che convincenti. Non credo che sia sufficiente affidarsi al surreale per far credere tutto al lettore. Così come le troppe coincidenze alla lunga diventano sospettte. Un minimo di costruzione e di credibilità ci vuole. Finale tutt'altro che esaltante.
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Un thriller tra filastrocche e x-files
"Lui chi è?... E' il più potente...mangia gli occhi della gente...Lui vive dentro ai sogni, lui è l'Uomo... l'Uomo dei Sogni..."
Dalla lettura di queste righe ci si aspetta tanto coinvolgimento, tanti colpi di scena, tanti incubi...che però.... non arrivano!
La storia è quella di cinque ragazzini che vivono a Rimini e che, come la maggior parte dei loro coetanei, vivono tra scuola e doposcuola, ognuno con qualche problema familiare, chi più grave, chi meno; tra di loro vi sono due fratelli: Dario e Pietro, quest'ultimo autistico con sindrome di Asperger, assistito da un'insegnante di sostegno, Alice (nel Paese delle meraviglie?), che si scoprirà essere in qualche modo profondamente legata al Cacciatore ( o Uomo dei Sogni che dir si voglia).
L'intreccio non sarebbe male, se non fosse per il linguaggio davvero troppo scurrile che permea ogni pagina di questo libro, per la troppa somiglianza con un libro che tutti voi avrete sicuramente letto (It di Stephen King, ovviamente) e per la scelta di frasi troppo brevi che spesso non collegano una frase con l'altra e, anzi, ti fanno perdere il filo del discorso.
Insomma questo "caso letterario per mesi ai primi posti delle classifiche" non mi è sembrato proprio tale e anzi mi domando come si possa dire che la trama sia "ottimamente congegnata" se ricalca It e che venga usato "un linguaggio fotografico per raccontare la storia di un bambino autistico", perchè chi vorrà cimentarsi nella lettura di questo romanzo, scoprirà che Pietro verrà presto accantonato per focalizzare l'attenzione su Alice, forse la vera protagonista del libro.
Risparmiate la spesa, fortunatamente esigua, e fate come me...prendetelo in prestito se proprio volete leggerlo!
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UN DIVORATORE...... BALBUZIENTE
personalmente l'ho trovato un libro "sciapo", "sciocco", insomma insapore.
mi sono lasciato abbindolare dal fatto che tra i protagonisti della vicenda ci fosse un ragazzo autistico, mi ha suscitato un grande interesse.... e questo è stato il mio errore.
il libro in questione, come scritto nel mio titolo, è un libro che balbetta, ovvero è un libro che ha alti e bassi. alcune volte ti fa scivolare bene nella trama e ti coinvolge, ma tante (forse troppe) volte ti fa venir voglia di lanciarlo dalla finestra per colpa dellla sua pesantezza.
la linea tra realtà e sogno è talmente fine che non si capisce mai se il personaggio è lucido o in preda ai fumi della maria...
Sinceramente è un libro che ho fatto fatica a finire.
tutto sommato però non è uno dei peggiori libri che ho letto, insomma per me la sufficienza ce l'ha.
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- no
L'ho divorato. E ho fatto indigestione.
Deluso da quando ho iniziato a leggere le prime pagine del romanzo. Ho pensato "E vabbè, andiamo avanti che probabilmente migliora". Macché. Non mi piace lo stile di questa scrittrice, sempre la solita struttura della frase: la prima parte di una frase, poi c'è il punto, e l'ultima parola (o al massimo le ultime due) che completa la frase sta dopo il punto. Questa tecnica mi sarebbe piaciuta se fosse stata usata una, due volte in tutto il libro (di sole 250 pagine, per fortuna, altrimenti l'agonia sarebbe stata maggiore). Altra nota negativa, parolacce ripetute a fiumi in ogni pagina (soprattutto nella prima parte del romanzo). Il Divoratore che dice sempre le stesse cose, o quasi. L'idea non è originale, un'accozzaglia di "It" (Stephen King, che ve lo dico a fare?) e "Il ritratto di Dorian Gray" (Wilde, che ve lo dico a fare? al quadrato). Il tutto condito da una prevedibilità davvero scocciante.
Insomma, "Il Divoratore" è stato il libro della Newton Compton che mi è piaciuto di meno per ora... anzi l'unico che non m'è piaciuto per niente.
Deludente.
Scadente.
Ripetitivo.
Copiato.
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Un noir dal sapore agrodolce
Fu attraverso un articolo della Repubblica che mi accostai a questa scrittrice esordiente, di lei si parlava come di una giovane promessa della narrativa italiana dai temi forti, crusi, noir. Il libro, di quasi 250 pagine, lo lessi in pochi gioni, grazie alla sua scioltezza e al suo carattere diretto nel descrivere le vicende che lo compongono, tuttavia, sebbene si apprezzi un'alta capacitá narrativa dell'autrice, il nucleo centrale, intorno al quale si articola il racconto, é misero, un osso con poco da spolpare. É notevole la somiglianza di questa opera all'IT di Stephen King (anche se quast'ultimo si compone di oltre 1000 pagine....).
Consiglio la lettura di questo libro semplicemente per il costo dello stesso (4,90 - edizione Newton Compton) e mi auguro che questa non sia altro che la prima bozza di un futuro capolavoro letterario firmato Ghinelli.
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Bello lo stile, qualche lacuna sul contenuto
Anche io, come alcuni, ho lettaralmente "divorato" il libro. Stile motlo piacevole e scorrevole: Brava l'autrice, penso che leggerò anche il suo prossimo libro. Però mi ha lasciato un pò scontento il contenuto che risente molto di influenze "kinghiane" e "oscarwildiane" (dal momento che ho letto che l'uomo dei sogni era un dipinto, ho immaginato come lo avrebbero aconfitto). A mio parere c'è un buco in mezzo, una piccola lacuna: l'uomo dei sogni torna dopo vent'anni dal suo ultimo omicidio, (se così si può definire quello che fa alle sue vittime) ma non viene spiegato perchè.
Perchè torna proprio dopo vent'anni?
Nel frattempo cosa ha fatto?
Cosa lo ha spinto a tornare proprio nel momento in cui Filippo e Compagni fanno i gradassi con Pietro e Dario? In vent'anni nessun altro ragazzino ha subito angherie?
Il mio giudizio, del tutto personale, è che magari questo aspetto del ritorno dopo quattro lustri del Divoratore, meritava di essere un pò più approfondito.
Stephen King ne avrebbe fatto un romanzo di 500 pagine. ;-)
Comunque ribadisco il mio giudizio molto positivo sull'autrice e sul suo stile.
Consiglio la lettura perchè risulta molto piacevole e scorrevole.
Se poi il libro vi piacerà o meno... si sa: "de gustibus non dispuntandum est!" o come diceva Totò: "c'è a chi piace ed a chi non piace. Oh a me piace!"
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Il Divoratore: caso editoriale ?
CASO EDITORIALE DELL'ANNO......bhè devo ammettere che questa scritta a caratteri cubitali sulla copertina ha attirato la mia attenzione e mi ha convinto a comprare il romanzo. Fiducioso, ho iniziato a leggerlo e le prime 50 pagine mi sono sembrate avvincenti, verosimili, crude, ma nello stesso profonde. Confidando pertanto in una buona lettura, mi sono addentrato tra le pagine del libro alla ricerca di una svolta, ma pagina dopo pagina sono rimasto deluso e quasi senza accorgermene sono arrivato al finale,fin troppo fantasioso per i miei gusti. Dopo averlo concluso ho pensato al significato del testo e ho capito ciò che l'autrice voleva rappresentare con i suoi personaggi: il bambino autistico che viene ridicolizzato per la sua condizione, ma che possiede un grande dono; un ragazzo denigrato da tutti che crea un mostro onirico fatto di puro odio a rappresentare i sentimenti, spesso impulsivi e sconsiderati che provano spesso i giovani; un fratello che ha paura di esporsi per difendere il proprio; dei ragazzi comuni pronti ad avventarsi contro il diverso. Il romanzo si pone così come una rappresentazione del mondo dei bambini, in cui ci sono dei "bulli" che vengono puniti da un essere spietato e aberrante creato dalla contorta mente di un giovane che odia i suoi coetanei. Il significato del romanzo è più profondo di quello che pensavo, ma nello stesso tempo la storia, in cui finzione e realtà creano soltanto confusione e lasciano interdetti, continua senza avere una svolta decisa che incuriosisce il lettore e lo spinge a continuare. Nello stesso tempo però ho apprezzato lo stile della scrittrice che ci regale frasi significativa che purtroppo si alternano a parole altisonanti che non giovano al racconto. "Il Divoratore" è un libro che si divora(il mio non vuole essere un gioco di parole) e leggibile in poche ore poiché è molto piacevole. Non mi sento né di consigliarlo né d'altro canto di sconsigliarlo. Il romanzo si presta bene ad una lettura leggere, da cui non ci si deve aspettare troppo e che forse può deludere per il miscuglio, eccessivo, tra fantasia e realtà. Al di là di ciò apprezzo lo stile della scrittrice e potrebbe avere un futuro, almeno da quanto ho letto fino ad ora. Ma se volete un consiglio, quando andate in libreria, prima di comprare un libro perché è "un caso editoriale", riflette bene.
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L'uomo dei sogni; incubo o realtà?
La mia opinione è sicuramente discordante da quelle precedenti, perchè io ho trovato questo libro affascinante, scorrevole, avvincente...tanto che l'ho letto in quattro ore...Io, il divoratore, l'ho letteralmente "divorato", scusate il gioco di parole...poi ho riflettuto un po', tentando di penetrare il senso occulto di questa storia...Una storia che parte dalla vita di un ragazzino autistico e approda profondamente nel centro della nostra anima...una storia in cui fantasia e realtà si mescolano, in cui l'odio è capace di partorire mostri e fantasmi terrificanti, in cui l'animismo infantile può anche uccidere per vendetta, incaricando magari un eroe demoniaco a farlo in sua vece...
Leggendo questo libro mi è venuto in mente il film "L'uomo nero" che ho visionato al cinema qualche anno fa...devo dire che non mi piacque particolarmente, perchè si trattava di un horror scialbo, secondo me, scaturito probabilmente da rimembranze di paure infantili...ovviamente questo libro, a differenza del film in questione, scialbo non lo è. Chi di noi, da piccolo non ha avuto paura dell'uomo nero? Quasi tutti, mi dicono, ma ad esempio io no...ma avevo paura di Belfagor, il fantasma del Louvre, dopo aver visto il fortunato sceneggiato alla televisione, temevo di dormire da sola, allora mia mamma per mettere fine a questa fobia mi mise a dormire in camera con mio fratello...
Scusate, sto divagando, ma torniamo al libro...la fantasia infantile evoca e partorisce fantasmi e mostri... e l'uomo dei sogni viene evocato dalla credulità dei bambini...
Il senso del libro è proprio questo: come si distrugge un assassino che proviene dagli incubi, dall'odio e dalla fantasia dei bambini?
Basta non crederci e lui scompare come per magia.
Da leggere.
Consigliato.
Saluti.
Ginseng666
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Recensione
La trama del racconto è semplice e lineare. Un po' forzata in alcuni punti. L'inizio rimane coerente, ma sembra prendere una rincorsa notevole nel corso del terzo omicidio. Forse è un distacco troppo celere dal ritmo adottato durante la descrizione dei primi omicidi. Errato l'uso dei sogni, almeno secondo l'interpretazione freudiana, ma trovo abbastanza coerente e brillante l'adattamento della teoria al "divoratore". Antagonista atipico, forzato. Non è reale e non è possibile, tale scritto allontana il genere dal romanzo "reale" avvicinandolo al fantasy. Gli idiot savant o gli autistici affetti dalla sindrome Asperger o comunque i borderline maniferstano incredibili capacità in relazione con una parte del loro cervello, come l'arte o la matematica. Sono state dimostrate connessioni anche con la mnemonica della predizione, ma è impossibile rendere la psiche, un pensiero quindi astratto, materia concreta e fornire a questo la vita.
Lo stile di scrittura è sobrio, scorrevole e lineare. Si adatta al ritmo del racconto e contiene delle sfumature poetiche che valorizzano oltremodo la lettura del romanzo. Non ho apprezzato particolarmente la storpiatura delle parole nelle grida con l'aggiunta di vocali. E' preferibile, da parte mia, il carattere maiuscolo per esprimere un grido e il punto esclamativo. Il ritmo è buono, forse veloce alla fine, ma lineare. L'utilizzo di capitoli brevi valorizza l'ultimo punto.
I personaggi sono ben caratterizzati nel loro stile, non sono trascurati. I temi trattati sono interessanti, così come in genere l'argomento psichico che è una delle zone che affascina da sempre il lettore.
La relazione Divoratore/Denny è buona. Si rivela un appagamento di desiderio nonostante sembri un incubo. Il sogno "vivente" difatti vendica il suo creatore censurando tale piacere con la malvagità e allo stesso tempo non facendolo sentire solo. Marginale il reuolo del secondo autistico. Trascurato e messo poco in risalto il ruolo di Stefano e della educatrice del secondo autistico.
In linea definitiva un buon romanzo, corto quanto basta per mantenere la suspance, ma niente di eccezzionale. Non riesce a superare il Suggeritore nello stile, seppur si confermi come un buon libro dal nome italiano.
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Donato Carrisi
Chi ha paura dell'uomo nero ?
Incuriosito dal titolo e dal fatto che chi scrive questo libro giallo-horror è una nuova scrittrice italiana, ma soprattutto invogliato dall’offerta lancio di 9,90€ (che poi andavano bene pure 10€, perché dei 10 centesimi di resto, uno che se ne fa?), l’ho comprato, credetemi animato da tanta buona volontà.
E poi l’inizio non è tanto male, l’atmosfera è quella giusta, ed è pure scritto bene, solo che questo libro "semplicemente" non decolla.
Dopo un po’ ci si perde tra salti temporali, cambi di prospettiva, cercando di capire chi è, o sono, i protagonisti (“è Pietro ? No, Denny. Alice ? vuoi vedere che è Stefano ?”) e verso dove la storia vuole dirigersi (“Il Divoratore … non sarà mica una metafora ???”).
Probabilmente, l'autrice pensava di scrivere un libro alla Stephen King, “It” ti ronza in testa già dalle prime battute, cercando di introdurre uno stile di scrittura più elaborato, meno americano, e in qualche passaggio le riesce pure bene.
Invece, grattando via la forma, il contenuto è meno di un episodio, così, così, di “Ai confini della realtà”.