Il delitto di via Filodrammatici
Letteratura italiana
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delitto nel tempio della lirica
Emiliano Bezzon, dopo aver pubblicato con successo Il manoscritto perduto di Siddharta e la raccolta di racconti I delitti della città in un giardino, torna sulla scena letteraria con Il delitto di via Filodrammatici; un giallo dalle atmosfere di gran fascino, rarefatte, sull’onda di un tema principale : il mondo della musica classica. Ambientato, infatti, a Milano, città che si rivela essere ben conosciuta nei dettagli dallo stesso autore, in particolare:
“La Milano del dopo Expo, dei grattacieli e del nuovo skyline, la Milano dal ritmo continuamente “in crescendo”.
In tale atmosfera, un fatto tragico la sconvolge: nel tempio mondiale della lirica, il Teatro della Scala, il suo potente sovrintendente viene trovato morto dal suo segretario particolare. Quest’ultimo è un uomo ambiguo, deluso ed oltraggiato nell’intimo:
“Per anni aveva tentato di diventare un musicista professionista senza riuscirvi. (…) La Scala era la sua vita ma si sentiva come un amante fedele tradito, e il suo amore per la musica era ormai sopraffatto dal livore e dall’odio per gli artisti, baciati dal successo e dalla ricchezza.”.
E’ ovvio che i sospetti si concentrino facilmente sulla sua persona. Ma a condurre l’indagine è la capitana Doriana Messina, che non si accontenta di una soluzione che pare essere confezionata ad hoc. Lei è una donna capace, molto stimata anche dai collaboratori, sempre coi :
“capelli castano scuro che scendevano morbidi fino alle spalle, proteggendo il collo dritto, sempre nella posizione di chi è abituato a tenere la testa alta. (…) Doriana Messina era nota per la sua indiscutibile bravura investigativa ma anche per la sua proverbiale permalosità, che diventava intolleranza quando era nervosa o in ritardo.”
Insieme a lei una consulente d’eccezione: la psicologa Giorgia De Rio,
“Elegante ma non eccessivamente ricercata nel vestire, curata ma non appariscente nell’aspetto Giorgia sprizzava curiosità da ogni sguardo.”.
Psicologa e capitana iniziano una investigazione condotta con perizia e metodo, caratterizzata da molti lati oscuri e segreti, colpi di scena che sconvolgono e ribaltano i risultati raggiunti, come, ad esempio, il ritrovamento di una partitura del Re Lear, un
“buon motivo di tensione e forse, addirittura, un movente per uccidere.”
Una lettura avvincente, condotta con mano esperta e sapiente dall’autore che dimostra di conoscere a menadito i meccanismi e le regole dell’investigazione, il cui principio dominante è:
“Il punto di vista è fondamentale. Capire da dove guardare un oggetto o una scena è essenziale a coglierne tutti i dettagli o, almeno, quelli più interessanti.”
Scritto con una prosa fluida e ricercata, il testo risponde bene alle caratteristiche del genere a cui appartiene. Un libro elaborato con puntigliosità e sapienza narrativa, che bilancia bene le descrizioni ambientali con quelle dei personaggi, nel rispetto di una trama coinvolgente e di fascino indubbio. Una lettura che conduce per mano il lettore suscitando emozioni vivide, sotto lo sguardo sornione e severo del buon Giuseppe Verdi, che tutto vede e sa. Con un finale inaspettato di grande raffinatezza che stupisce nel profondo.