Il delitto di Saccargia
Letteratura italiana
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Il tenente Roversi e la leppa scomparsa
Terza indagine sarda per il tenente dei carabinieri Giorgio Roversi, trasferito sull'isola per motivi disciplinari.
Proprio il giorno di Natale 1961, quando lui avrebbe voluto chiedere tre giorni di licenza per tornare a Bologna e aiutare la sua amica Flavia Lanzarini, arrestata per omicidio, il capitano lo spedisce nel paesino di Codrongianos: presso la suggestiva chiesa di Saccargia è stato trovato morto Salvatore Mazzoni, noto agente di commercio della zona. A una prima impressione parrebbe un incidente, ma molte sono le incongruenze. Come mai il suo cavallo si trova a una cinquantina di metri di distanza, ucciso con un colpo alla testa? Che ci faceva lì l’uomo, chiacchierato dongiovanni già minacciato da più di un marito? Che fine ha fatto la sua “leppa”, il coltello a serramanico da cui non si separava mai? Perché nella vigna di casa sua è stato trovato un macabro trofeo: la testa di un galletto nero infilata in cima a un palo? Forse che la risposta sia celata nelle statuette che il morto aveva l’abitudine di incidere per immortalare ogni sua conquista?
Mentre il tenente cerca di sbrogliare la matassa, l’amico Don Luigi Gualandi, capitano in congedo dell’Arma, si reca a Bologna per tentare di capire in quali guai si sia cacciata “la Flévia”, l’amica del tenente. A Sassari, invece, Michele, il factotum di Villa Flora, rischia di mettersi nei guai per aiutare una vicina di casa.
Anche questo romanzo di Zucca è caratterizzato, come i precedenti, da uno stile fresco e diretto. Gli enigmi gialli (al plurale, in quanto ce ne sono ben tre accavallati gli uni sugli altri) non sono particolarmente contorti e somigliano più a quesiti da Settimana Enigmistica, o, giusto per restare nell'epoca, ai brevi “caroselli” dell’Ispettore Rock/Cesare Polacco della pubblicità Linetti. Comunque, se non si pretende il colpo di scena clamoroso, sono divertenti e rilassanti. Poi è piacevole seguire, romanzo dopo romanzo, le vite personali dei protagonisti, sempre più intrecciate tra di loro. Non mancano brevi pennellate che ci fanno conoscere incantevoli angoli noti e meno noti di quest’isola misteriosa e affascinante, descritta con tutto l’amore di chi ha sempre nel cuore la sua terra d’origine.
Come al solito il piacere principale della lettura ci viene offerto dall'ambientazione storica: una Sardegna e, in generale, un’Italia più semplice e spontanea, dove gli abitanti sono cordiali e schietti; si può fare amicizia in un bar o durante una passeggiata in campagna; la vita scorre con ritmi più pacati e umani.
Proprio per questo, quantomeno per chi quel periodo l’ha vissuto, anche solo “di striscio”, le ambientazioni appaiono soffuse da una malinconica nostalgia per i dorati anni ‘60, quando la TV era la nuova ospite appena giunta in casa, le avventure di Tex Willer facevano galoppare le fantasie degli affezionati lettori di Bonelli e pure i telefoni fissi erano un lusso per poche abitazioni.
Talvolta le pennellate vintage sono inserite in modo un po’ forzoso, quasi ci fossero imposte per ricordarci di regolare i nostri orologi su quei ritmi passati. L'A., poi, indulge in qualche luogo comune di troppo. Inoltre la trama gialla assume a tratti un tono bonariamente naif, ma ciò non va a discapito della piacevolezza del breve romanzo con il quale si possono passare alcune rilassanti ore di sereno svago.