Il costruttore di biciclette
Letteratura italiana
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Un bel fantasy-horror
Considerato che non amo il fantastico, genere in cui ho anche ben poca competenza, quella che segue non deve essere intesa come una recensione, perché non ne ha assolutamente la pretesa. A essere onesti io preferisco che venga considerata l’impressione di lettura di un lettore profano.
Ci si chiederà, allora, perché mi sia avventurato in un’opera appartenente a un genere che non gradisco e la risposta che è si è trattato di pura e semplice curiosità, avendo letto non pochi giudizi, tutti positivi.
Dopo questa doverosa premessa, devo dire che penso che Il costruttore di biciclette abbia dei meriti e rappresenti, con la sua originalità, il segno che anche da noi si possa scrivere e creare senza scimmiottare i ben più famosi autori anglosassoni.
In questo concordo con Valerio Evangelisti che ne parla nella prefazione all’opera; in effetti riscontro pure io una novità creativa del tutto indipendente, senza trasposizioni nazionali di idee maturate in altri luoghi.
Se la vicenda è originale, io ho cercato di cogliere soprattutto le atmosfere, i personaggi di un paese, per niente degli stereotipi, ma delineati incisivamente con pochi e sicuri tratti di penna.
Magniverne è un borgo tipicamente italico, così come lo sono i suoi abitanti, anzi amo pensare che si tratti di una località delle Langhe, dove ancora esiste una convivenza equilibrata fra uomo e natura, due elementi che nel romanzo sono prioritari.
Non sto a cercare di fare un sunto della trama, anche perché finirei con il togliere il piacere della lettura, ma mi preme sottolineare l’abilità di Cometto di presentarci fenomeni del tutto improbabili come veritieri, quasi palpabili, con una progressione crescente scandita da un ipotetico orologio che accelera i suoi tempi.
Si comincia con un ritmo volutamente blando, ben calibrato per portarci all’attesa sempre più fremente del mistero di cui la vicenda è permeata, poi avviene un’accelerazione, dapprima costante e poi crescente, per non dire convulsa, che mi ha tenuto incollato al libro, incapace di riporlo se non dopo essere arrivato all’ultima parola.
Si tratta, quindi, di un’opera indubbiamente avvincente, anche se a onor del vero non ho capito molto il percorso fantastico e di ciò mi scuso, ma ripeto che in tema sono un profano e che ho preferito lasciarmi andare al puro piacere della lettura, senza pormi tante domande e senza cercare riflessioni.
Non importa, però, perché ogni tanto è bello anche evadere senza pensare.