Il cliente di riguardo
Letteratura italiana
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Reperti dalle necropoli
Con il suo ultimo romanzo Giampaolo Simi letteralmente chiude un quadro, termina con uno svolazzo e rifinisce gli ultimi particolari di una tela iniziata volumi prima.
Non a caso l’intera vicenda qui narrata, un di tutto e di più che pare affastellato alla rinfusa, ed è invece un ordito metodico ed intrigante, è un racconto che ritrae un lungo, tortuoso e travolgente tourbillon di indagini, di azione poliziesca e malavitosa, di misteri e doppi giochi, soprattutto di tormenti umani e sentimentali, che ruota quasi interamente intorno ad un dipinto misteriosamente scomparso, tanto unico quanto prezioso. Il quadro ritrae una giovane donna vista di spalle, effigiata in tela dal proprio padre, artista famosissimo, e chiacchierato, nel mondo dell’arte contemporanea.
Pur essendo un’opera pregevole, di elevata fattura artistica nella sua semplicità, gode oltretutto del privilegio che il suo valore economico lievita in virtù del suo essere esemplare in unica copia. Stranamente però, la tela non è ricercata e ambita da tanti per questo motivo, in primis dalla figliola qui ritratta, la sola che ne avrebbe il diritto di detenerla, Nora; la giovane, con un trascorso tragico e doloroso alle spalle, la desidera intensamente per un valore meramente affettivo. Per un estremo tentativo di recuperare, in qualche modo, il sofferto rapporto con il genitore, con il quale non sussisteva affatto un rapporto idilliaco padre figlia.
Invece, da altri personaggi, in verità ambigui e controversi, la tela è elemento espressamente cercato per effettuare una strana permuta, serve come mezzo di scambio per ottenere altro, un manufatto di valore molto inferiore. Una modesta scultura in pietra, un semplice, anche banale, reperto archeologico, rozzo e rudimentale, per di più rovinato, perché diviso in due tronconi. A tale oggetto in duplice ricerca si dedicano parossisticamente personaggi al di dentro ed al di fuori della legge. Trattasi di una piccola sfinge, e delle sue ali staccate dal corpo, a cui andrebbero successivamente riunite in un’unità, che risulterebbe comunque riparata, saldata, quindi difettosa. Ma tant’è, questo misero bottino di un tombarolo, poco più di comuni suppellettili d'interesse solo archeologico, ottenuto violando antiche tombe, e destinate alla vendita a collezionisti privati privi di scrupoli etici per pura vanteria, è oggetto della ricerca ossessiva di tanti, di troppi, perché è un modo di esaudire una richiesta a cui non si può dire di no, serve per accattivarsi la simpatia e i favori di un cliente facoltoso ed importante, per quanto capriccioso e intestarditosi per quel possesso.
Insomma, non si esita a barattare in perdita, si è disposti a cedere una tela pregiata sul mercato pur di avere in cambio, nella sua interezza, un pezzo assai meno pregiato rinvenuto in una antica necropoli, trafugato su commissione per il prestigio che ne deriva al cessionario di accontentare il misterioso ed eccentrico committente, un cliente di riguardo da cui ottenere vantaggi più futuri che immediati.
“Il cliente di riguardo” di Giampaolo Simi termina in qualche modo, almeno per il momento, la recente tetralogia dello scrittore, è l’uscita che gli serve per chiudere la mano di poker del raccontare soprattutto la vicenda e le tribolazioni umane del suo personaggio più noto e forse quello meglio riuscito, l’ex cronista di nera Dario Corbo.
Corbo, infiltrato in certi ambienti mafiosi come collaboratore del Nucleo recupero patrimonio artistico dei carabinieri, è un ex giornalista ora addetto stampa della Fondazione artistica diretta dalla donna che ama, ha un passato tragico per la morte della moglie Giulia, assassinata dalla malavita probabilmente proprio a causa delle sue attività di doppiogiochista, è macerato per questo dai sensi di colpa e di rivalsa, e dalla preoccupazione per il figlio Luca, giovane trainer di una improbabile compagine calcistica di persone con disabilità.
C’è di tutto in questo libro, c’è la Mafia, i vertici di Cosa Nostra, la piccola malavita spicciola e di stupida manovalanza; ci sono i buoni, i magistrati, i Carabinieri; ci sono immensi capitali occulti, connivenze, complicità, corruzione, protezioni altolocate; in sintesi una trama complicata, personaggi numerosi, che quantunque ben delineati, danno adito a più di un dubbio e diverse domande.
Giampaolo Simi scrive molto, racconta tanto, è certamente chiaro e lineare, ma corre volutamente il rischio di non piacere. Più di uno è certamente tentato di mollare la lettura a metà strada, forse è incoscienza o un rischio calcolato il suo. Fatto sta che la scrittura difficile, faticosa da seguire, talora ingarbugliata, che spinge a chiedersi dove si va a parare, infine piace. Simi può non piacere, ma aggrada; può risultare pesante e contorto, ma si accetta; si predilige un ritmo più veloce, ma lo si accoglie tra le proprie letture. Perché tutto si ricompone, tutto si riconduce a logica, tutto rimanda alla realtà, al vissuto reale del Paese e delle persone. Nessuna meraviglia, nessun colpo di teatro, niente finali ad effetto, Giampaolo Simi riporta le cronache del reale, lo fa con l’abilità narrativa dello scrittore sperimentato, con acume, intelligenza, capacità di costruire trame articolate e personaggi credibili, narra i fatti e le azioni ed intanto scorre le pagine interiori dei suoi protagonisti, riporta alla luce i reperti delle necropoli, e li espone nelle teche.
I musei magari annoiano, ma in fondo affascinano.