Il cimitero dei cuori battenti
Letteratura italiana
Editore
Gianni Vullo è nato a Cleveland nel 1965, ma sin da bambino ha sempre vissuto a Modica. Nel 1997 vince il concorso giornalistico nazionale indetto dall’ENCI e patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole. Sempre nel 1997 è finalista del concorso letterario Città di Castellana-Grotte. Nel 2001 pubblica con Alveria Editrice la monografia sul Cane da Pastore Maremmano-Abruzzese. Il cimitero dei cuori battenti è il suo primo romanzo.
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Sullo scaffale “Il cimitero dei cuori battenti”
Intrigante, coinvolgente, appassionante l’opera prima dello scrittore Vullo, scritta in chiave semplice e scorrevole tale da agevolare la lettura fino ad arrivare, tutto d’un fiato, alla conclusione. Un fluire di parole che si districano tra le viuzze della misteriosa Ricasola snocciolando, pian piano, l’intrigo che avvolge tutti i personaggi ognuno per il proprio ruolo.
Preciso e meticoloso nella descrizione dei suoi personaggi, ci conduce per mano all’interno della Santo Spirito, la clinica fiore all’occhiello dei ricasolani, dove operano eccellenti medici. Tuttavia, a volte dietro le apparenze, crudeli realtà si alimentano della bontà e della fiducia che alcuni ripongono su altri.
Indiscussi protagonisti de “Il cimitero dei cuori battenti” il fotografo Totò Calandro e il barbiere Cantatutto, gli improvvisati investigatori che, con la maestria propria dei migliori professionisti, riescono a sbrogliare una matassa “inturciniata assai”, scriverebbe il Vullo, fino alla scoperta della triste verità.
E mentre Cantatutto parla al suo amico fotografo davanti ad un piatto d’alici, assorta ascoltatrice, stavo lì accomodata sul divano del simpatico barbiere ad osservare la scena.
Per quanto concerne lo stile, sono convinta che non vada paragonato a quello di alcuno. Ognuno si accosta alla scrittura come per richiamo gettando le parole sul foglio bianco d’istinto pensando solo alla propria storia, ignorando quasi il pacchetto finale. Il libro nasce da solo, con una forma e un linguaggio che sono propri, lo scrittore si preoccupa solo di trasmettere pensieri, emozioni. In breve, non ho avuto l’impressione di leggere pagine già vissute.
La scelta, poi, di intercalare alla lingua italiana battute e dialoghi in dialetto siciliano è propria di un uomo chiaramente innamorato della sua terra, orgoglioso di essere siciliano.
La conclusione, infine, lascia un po’ l’amaro in bocca. Troppo brusco il risveglio di Cantatutto: rimane la curiosità di proseguire la lettura per rivivere ancora fatti e personaggi che animano quel piccolo paesino ragusano.
Graziella Busso