Narrativa italiana Gialli, Thriller, Horror Il caso Kakoiannis-Sforza
 

Il caso Kakoiannis-Sforza Il caso Kakoiannis-Sforza

Il caso Kakoiannis-Sforza

Letteratura italiana

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E scomparsa Marilou, la figlia di Luisa Kakoiannis-Sforza. La signora, un'imprenditrice della moda, ospite fissa delle copertine dei rotocalchi popolari, si rivolge per le ricerche ad Amedeo Consonni, il tappezziere in pensione della Casa di ringhiera. Le è noto grazie al successo del caso investigativo della Sfinge di Lentate sul Seveso (raccontato nel romanzo "La casa di ringhiera"), ma la ragione è anche di sfuggire ai riflettori del gossip. Oppure c'è sotto qualcos'altro? Il Consonni, con le sue risorse semplici e antiquate, comincia a indagare. E finirà per imbattersi in un'altra donna, non meno ricca e superba, che con la prima condivide il segreto e l'odio.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il caso Kakoiannis-Sforza 2014-07-10 10:00:15 Cristina72
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
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3.0
Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    10 Luglio, 2014
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Quando il giallo diventa giallognolo

L’idea di fondo non è male: un condominio milanese con una variegata galleria di personaggi, un tappezziere in pensione appassionato di indagini fai da te e cronaca nera, un presunto rapimento negli ambienti della Milano bene.
Seguono molteplici siparietti sul filo degli equivoci, alcuni un po’ stiracchiati a dire il vero (stile Pierino e la maestra, per intenderci), ma tutto sommato gradevoli.
Lo scrittore si diverte a muovere le fila degli eventi sviluppando la narrazione su diversi fronti, tutti più o meno collegati fra loro. Peccato che la situazione da un certo punto in poi gli sfugga di mano, trasformando l’insieme in un polpettone farraginoso che annoia e non convince. Imbastire una trama più lineare (ed anche meno inverosimile) avrebbe giovato al romanzo, che nella prima parte promette bene: apprezzabile, per esempio, l’omaggio alle potenzialità inespresse ed ai sentimenti spesso ignorati degli anziani, custodi di un genuino sentire. Il tutto all’insegna di un certo humour e senza concessioni al lacrimevole.
Gustosa anche la figura della pettegola patologica, la falsa invalida del condominio che si picca di sapere tutto di tutti: “Occorreva rinforzare la sorveglianza, incrociare i dati, non dormire mai”.
Niente è ciò che sembra, almeno nelle intenzioni dello scrittore che però non riesce a stupire, sia per le conclusioni sconclusionate che per i ghirigori con cui si arriva alle stesse.
La necessità di riepilogare più volte i fatti per chiarire quello che nel libro stesso viene definito “un guazzabuglio” ne mette ulteriormente in evidenza i limiti e lo rende per giunta prolisso. In questo quadro scarno di efficaci colpi di scena - giallognolo più che giallo – un errore di sintassi del periodo ipotetico (capita evidentemente anche nelle case editrici più solide) non fa che confermare un lavoro di revisione un po’ approssimativo.

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