Il carnefice
Letteratura italiana
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troppa roba
A volte gli autori si fanno prendere un po' troppo la mano e lasciano uscire dalla penna tutte le idee, molte delle quali, se non tutte anche discrete, che gli passano per la testa. Non sempre la somma di tante cose buone da un risultato altrettanto buono. A volte, e secondo me questo è il caso, ne esce un pastrocchio difficile da digerire, che con qualche semplificazione sarebbe invece stato piuttosto gradevole. La storia che ci racconta Francesca Bertuzzi è quella di una ragazza omosessuale, con un passato di immigrata clandestina e quindi di vita ai margini, che adesso fa l barista ed è perfettamente integrata in un paesino di provincia. Anzi, lo sarebbe se fosse meno scontrosa e sopra le righe. Subito nella prima pagine viene aggredita al termine del suo turno di lavoro e subisce anche un tentativo di stupro. Ne esce piuttosto malconcia, mentre il suo aggressore, grazie all'aiuto del suo datore di lavoro finisce in ospedale in coma. Fin qui tutto chiaro, poi le cose si complicano e si confondono parecchio. A Danny viene recapitato un messaggio, dove sua sorella le chiede aiuto. Peccato che la bambina sia morta di malattia già da parecchi anni. Di qui iniziano incontri con un'ambigua ricatttrice/complice, indagini sul passato torbido di alcuni abitanti di San Giusto che danno un quadro piuttosto inquietante della località e dei dintorni. In mezzo a tutto questo l'autrice decide anche di tenerci informati sulle vicende sentimental/sessuali dei protagonisti comprese quelle di Huan il cane di Danny. In particolare le notizie relative a quest'ultimo credo avrebbero potuto essere tranquillamente omesse senza intaccare minimamente la trama. Strada facendo incontriamo personaggi sempre più improbabili, un traffico di esseri umani, contrabbando di preziosi a livello internazionale, associazioni a delinquere che coinvolgono personaggi di spicco, conflitti a fuoco di quelli del tipo" non ho mai usato una pistola in vita mia, ma guarda un po' all'improvviso sono diventato un incrocio tra un cecchino e un agente segreto". Non posso dire che il finale sia scontato, perché visto tutto il putiferio che c'è stato nelle pagine precedenti mi sarei aspettata qualcosa di diverso. Però in definitiva oltre ad essere poco credibile, come del resto lo è buona parte del libro, è anche banale.
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IL CARNEFICE
Un thriller tutto italiano (autrice ed ambientazione) che ha come protagonisti una ragazza di orgine africana, Danny, ed il suo amico Drug Machine.
Una sera dopo il lavoro Danny viene aggredita brutalmente e poco dopo, al suo rientro a casa, trova un messaggio che fa riaffiorare la speranza di ritrovare viva la sorella Khanysha, tragicamente morta sedici anni prima.
Danny e Drug Machine vengono catapultati in un mondo di persone senza scrupoli, droga, sesso a pagamento e perversione. Riusciranno a ritrovare viva Khanysha? E a quale prezzo?
Il primo thriller di Francesca Bertuzzi è sicuramente ben scritto e coinvolgente, a tratti molto violento e crudo, mi ha ricordato la regia di Quentin Tarantino del quale sono un'ammiratrice.
Personalmente avrei evitato, data l'ambientazione italiana, l'utilizzo di nomi improbabili ed anche alcuni intrecci e collegamenti che appaiono un pò forzati.
In generale però lo stile pulp ed il susseguirsi di colpi di scena rendono questo libro una piacevole lettura, consigliata agli amanti del genere.
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Il carnefice?
Penso che sia il romanzo più brutto che io abbia mai letto.Sono a metà di questo "fantastico " libro,sto facendo una grande fatica a finirlo! Iniziando con il fatto che l'autrice non sa assolutamente scrivere , i nomi in questo libro fanno pena Mariolino, Drug Machine ecc. , non sono nomi adatti ad un Thriller,ma piuttosto ad un libro comico.
In questo romanzo le cose vanno fin troppo bene , addirittura in una parte del romanzo Drug Machine se la prende con l'impiegato della banca usando parolacce, arrabbiandosi,con fare arrogante e il poveretto per paura, gli concede l'ipoteca sulla casa di 30 mila euro che saranno sul suo conto il giorno seguente! ..Ma dai! va bene la fantasia ma qua se fai una cosa del genere ti arrestano! Poi i personaggi sono tutti troppo buoni tra loro, le risposte sono tutte affermative, mai che ci sia un momento di esitazione. Zero suspance. La copertina ed il titolo non c'entrano nulla con il romanzo. Io mi chiedo chi ha deciso di pubblicare un libro del genere?
Una noia!
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Un thriller dai toni pulp
Romanzo ben congegnato sotto il punto di vista narrativo, capace di mantenere l’attenzione e la tensione del lettore dal primo all’ultimo capitolo senza mai rallentare il ritmo e scadere in tempi morti o superflui. Una storia che ha la sua originalità, almeno nel panorama del thriller italiano, e in cui si evidenzia in modo chiaro il background di studi cinematografici della Bertuzzi. Pur dipingendo il quadro di una piccola provincia italiana come tante, l’ambientazione e lo stile narrativo peculiare dell’autrice ricordano molto il genere pulp di matrice americana, da cui pare attingere a piene mani, con un rimando a Quentin Tarantino.
Senza mai scadere però nell’eccessivo e nello splatter, riesce a descrivere con efficacia una piccola realtà fatta di tranquilla abitudine e apparenza, sgretolandola poi in una spirale di eventi che mostrano una realtà cruda, brutale, toccando argomenti scabrosi e attuali; mantenendo una struttura della storia lineare e facile da seguire. L’intercalare tra il passato di Danny e i fatti del presente, le diverse situazioni vissute dai protagonisti che si intrecciano confluendo in un’unica destinazione fino a chiarire il mistero, l’enigmatica apparizione di Bonnie e la sua crescente importanza nella vicenda, l’attrazione nata e sviluppata tra la donna e la protagonista, l’azione, la psicologia e il thriller, sono tutti elementi ben calibrati fra loro che contribuiscono alla riuscita di un libro piacevole che si divora in fretta.
Interessanti i rimandi a documentari o immagini della Tv che raffigurano situazioni vissute o caratteri di alcuni personaggi.
Tuttavia una pecca la si può riscontrare nella credibilità di alcune situazioni che paiono risolversi con eccessiva facilità, scadendo a volte quasi nell’inverosimile. Lo stesso vale per i comportamenti e le reazioni di alcuni personaggi, che sono comunque per la maggior parte ben studiati, con una loro storia e peculiarità che li rende credibili e accattivanti. Danny, protagonista e narratrice della sua storia, è una donna singolare, aggressiva, forte. Una donna d’azione con un passato abbastanza oscuro alle spalle da accattivarsi l’interesse del lettore e indurlo a seguirla. Sempre coerente nei pensieri e nelle azioni. Come il migliore amico e compagno d’avventura Drug Machine, uno dei personaggi di maggior spicco dal carattere perfettamente delineato, tanto da renderlo subito riconoscibile. Facile immaginarseli e immergersi nella loro storia.
Lo stile narrativo è fluido, scorrevole, veloce. Senza virtuosismi, ma con azzeccate immagini figurative che rendono bene il carattere e la peculiarità della voce narrante, come già detto, Danny stessa.
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Peccato...bastava poco !!
Peccato. Il lavoro è senza dubbio rilevante sotto il profilo narrativo. Scorre effettivamente sotto l'ombrellone ma soffre di svarioni veri e propri che gli appassionati del genere perdonano difficilmente. Un commissario di polizia che indossa la divisa d'ordinanza ed aspetta sdraiato sulla moto di servizio mi ha fatto realmente sorridere...lo stesso commissario che prima era un semplice agente e poi è stato promosso per inenarrabili bassezze è patetico. Lo stesso commissario che addirittura sbrodola ogni confessione ad un ricciolone corpulento che gli da uno schiaffo dopo averlo fermato...hehehe. Il lettore di romanzi noir e di triller è vicino a tutto un mondo che è necessario a tenere su l'impalcatura del lavoro e che è soggetto inevitabilmente a regole ferree che non possono distaccarsi così dalla realtà. Se solo l'autrice avesse fatto una chiacchierata con qualunque addetto ai lavori (non dico un giudice della corte di cassazione ma anche un semplice questurino) prima di lanciarsi in simili avventure avrebbe evitato parecchi sorrisi. Per avere un mutuo basta entrare in banca e minacciare un pò il cassiere...se qualche pagina è fiacca basta rivelare distrattamente che la protagonista (nera e bellissima) in passato era dedita a qualche rapina così, giusto per raccogliere qualche soldino in amicizia con due amici di cui uno enorme e tatuato e l'altro psicopatico appassionato di armi. Beh insomma ancora non ho finito ma....se andrà a finire come credo, farò fatica a non rinunciare. E' come se nello sforzo continuo di ricreare atmosfere pulp, dialoghi serrati ed un senso di selvaggia america continentale la Francesca abbia perso di vista che il lavoro fosse ambientato nella periferia periferica abruzzese. Il risultato è un insostenibile botta e risposta sin troppo volgare che conduce dritto dritto ai più comuni stereotipi d'importazione con femmina fatale e libera, colta seppur ignorante e qualche strizzatina d'occhio alla critica consumistica e no global...(vedi Drug Machine che batte i pugni sul tavolo quando sente che i giapponesi uccidono un povero squalo per studiarlo). Insomma se siete più o meno quattordicenni, masticate la gomma a bocca aperta e perdete una puntata di uomini e donne è il libro che fa per voi!
P.S. oggi ero tentato ad acquistare "Paura" ma...ho avuto paura che diventasse il mio Carnefice.
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Drug Machine
"Il Carnefice" mi è piaciuto moltissimo e prendo occasione per porgere tutta la mia ammirazione e fare i miei migliori complimenti a questa Francesca Bertuzzi che è riuscita a produrre un libro d'esordio di tutto rispetto.
Mi è piaciuto moltissimo perchè è riuscito a scuotere il mio interesse di lettore per 3 motivi:
1- E' un libro intrigante, pieno di azione, di ottimi colpi di scena;
2- La storia che si racconta è particolare e molto cruenta, a tratti Tarantiniana;
3- La scrittrice riesce a miscelare con straordinaria bravura sangue e violenza con battute simpatiche ed incalzanti... alcun volte forse un po' troppo da bar.
La bertuzzi in questo libro si destreggia anche molto bene nell'eros, infatto ogni tanto nella trama si possono leggere le fantasie di questi personaggi, fantasie con tratti molto, molto e ancora molto pornografici, descritte fin nei minimi dettagli ma mai volgari, anzi queste fantasie vengono metaforizzate con gran classe senza mai cadere nel volgare, tutto a beneficio dell'immaginazione del lettore. (vedi pag. 132)
La protagonista principale del racconto è Danny , una ragazza africana sfuggita alla guerra e rifugiatasi clandestinamente nel nostro paese con mamma e sorella. E' sempre in compagnia del suo capo e grande amico d'infanzia Drug Machine, un' energumeno italiano, il classico pazzo che se ti giri a guardarlo dici "cazzo questo tira giù anche le colonne", con i pugni sempre pronti.... ma supportati da un gran cuore. Il suo vero nome non si sa, ma viene conosciuto dalla gente come "Drug Machine" per via del tatuaggio sul braccio, raffigurante una slot machine in jackpot che sputa pasticche d'ecstasy...
Tutto inizia quando Danny trova un biglietto d'aiuto firmato da sua sorella, morta sedici anni fa...
In mezzo ad una nube di sesso e pallottole I 2 protagonisti cercheranno di far chiarezza su questo mistero utilizzando tutti i mezzi a loro disposizione, senza guardare in faccia niente e nessuno.
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CHI AMA I FILM DI TARANTINO
Nessuna aderenza alla realtà
Sono sicura che la scrittrice di questo libro ha del grande talento, e sicuramente è già un ottimo punto di partenza; ma il Carnefice da mio modesto parere non ha nessuna aderenza con la realtà, è tutto troppo portato ad irreali eccessi, e i personaggi funzionano poco.Questo Drug Machine,(ma che nome è??) che minaccia l'impiegato per avere il prestito e lui zitto glielo concede, o Bonnie, di sapore Charleston che ti obnubila di mariuana...e questo Mariolino compiacente a tutto...per non parlare della vecchietta che chiama Danny e Drug Machine "pessimi arnesi"....e mille altri dettagli stonanti sui quali non mi soffermo. Se voleva essere una storia fantasiosa fine a sè stessa ambientata in un mondo che non esiste, può avere un senso, ma se vuol avere una seppur minima ambientazione reale, inchiodare il lettore alla sedia, io trovo che non possa andare bene, che non funzioni, non da l'effetto che dovrebbe dare, lo dico da accanita lettrice di thriller. Ma come già precisato, son sicura che ci saranno migliori tentativi.
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IL CARNEFICE
Premetto che mi dispiace esprimere un giudizio non del tutto positivo su di un libro di esordio, che sicuramente è costato duro lavoro ed impegno ad una giovane autrice, ma purtroppo ho trovato questo thriller senza anima. Un thriller deve coinvolgere ed incuriosire, in un crescendo di emozioni. In questo caso queste sensazioni non le ho provate, un pò per lo stile di narrazione, e un po’ per la storia raccontata; molto scontata e senza nessun “colpo di scena”. Il finale mi è sembrato abbastanza scontato, come se fosse una naturale conseguenza della vicenda. In molti thriller c’è il tentativo da parte dell’autore di depistare il lettore con false piste, mentre in questo caso tutto scorre in modo troppo perfetto e prevedibile. Spero però che questa mia impressione possa essere smentita da tantissimi altri commenti pieni di entusiasmo. Aspetterò comunque di leggere il prossimo libro di questa autrice per ricredermi.
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SENZA TREGUA
Con Danny e Drug Machine, che mi sono sembrati amici da sempre, ho fatto un viaggio nero e cattivo, ma illuminato da squarci di intimismo di grande bellezza e poesia. Inaspettatamente mi sono trovata con loro a piangere e a ridere, a ascoltare la musica di De Andrè o a sentire il profumo delle scrippelle, a vivere le loro peripezie sempre col cuore in gola, perché questo giallo, per fortuna, non dà tregua. Mi piacerebbe molto poterli ritrovare in un’altra avventura da leggere ancora tutta d’un fiato.
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aria di casa
Ho comprato questo libro perchè mi avevano detto che era ambientato in luoghi a me familiari, per cui ero curioso, molto curioso !!!! E poi.....è del mio genere preferito!
L'ho trovato scorrevole, piacevole, con personaggi ben caratterizzati (pochi ma buoni, come si suol dire). Tuttavia, forse forviato dall'ambientazione, come detto posti che più o meno conosco e di cui conosco la vita....., mi è stato un po' difficile da immaginare. A tratti, la descrizione dei personaggi, il loro stile di vita e le loro vicissitudini mi sono sembrate un po'....in stile americano.... Non è una critica, è solo che se si fosse trattato di un thriller americano non avrei avuto nulla da dire ma in quie posti in Abruzzo......un po' stride. Ma, torno a ripetere, probabilmente è solo un fatto personale.
La storia percorre in modo abbastanza lineare salvo una improvvisa accelerazione nel finale un po'....splatter.