Il campo del vasaio
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 6
Mafia Bibbia e puparo
Finalmente, un Montalbano ritrovato, Camilleri elabora una bella trama, in cui è presente di tutto un po'.
È una storia infarcita di collegamenti con linguaggio mafioso, condita dai ricordi di vangeli a cui il nostro protagonista attinge per risolvere un giallo coi fiocchi.
Un corpo ritrovato in un terreno, il campo del vasaio, ma il cui stato nasconde un messaggio, al lettore la curiosità di capire.
Allo stesso tempo abbiamo tanta passione e forse gli eroi diventano antieroi...bacco tabacco e venere riducono l'uomo in cenere.
Montalbano assolve al ruolo di protagonista o forse è meglio dire di regista, un regista in antitesi con un altro regista ma il resto conviene che lo leggiate.
Uno dei migliori libri con protagonista il commissario vigatese. Trama davvero indovinata e sapientemente ordita da un Camilleri, anch'egli protagonista nell'opera.
Curiosi???
Buona lettura a tutti.
Il Syd
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IL miglior Montalbano
A mio modesto avviso, si tratta del migliore romanzo con il commissario Montalbano, e non è poco !!! Si apprezza tutto: lo stile personalissimo, la dotta citazione biblica, anche la maturità del personaggio che è più malinconico del solito. Come nella "Forma dell'acqua" la verità non è come appare ai più, ma è nascosta da qualche parte ed è lì che Montalbano va a cercarla. Bellissima la discussione quasi farsesca con il questore e godibilissime le strizzate d'occhio dell'autore che ci comunica celatamente il suo giudizio sarcastico sulle vicende dell'Italia di oggi.
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Il campo del vasaio di Andrea Camilleri
Teatro tra le quinte e teatralità a scena aperta: complimenti Montalbano!
Tra tutti i romanzi in cui è protagonista il nostro beneamato commissario vigatese, questo è il più “maturo”( se posso permettermi l’aggettivazione), il più compiuto e il più meditato; è come se Camilleri avesse completato un quadro pittorico dando le ultime pennellate ai colori e ai tratteggi consegnandoci un Montalbano di grandissimo spessore; tra le pieghe sempre più scavate del suo animo ora ricche di perfido sarcasmo ora di gaudente goduria culinaria ora di amarume venefico, s’intravede un uomo meno ripiegato su se stesso come se la vecchiaia incombente lo tradisse e, a tradimento, lo disvelasse nelle sue intime fragilità.
I romanzi camilleriani sono come delle magnifiche uova pasquali, sempre sorprendenti e mai scontati! In quest’ultima “Fatica” letteraria due sono i colpi di genio, le alzate d’ingegno architettate con sottile arguzia dall’autore: il riferimento biblico (Il Vangelo di Matteo), l’autocitazione (Montalbano legge Camilleri). E’ tanta la materia argomentativa, a mio parere, da trattare e rilevare che rischio di essere sommersa “dal mare grosso “Incaniato” che doveva essersi mangiata la spiaggia …” La storia, in breve, è il ritrovamento di un cadavere, dentro un sacco nero della munnizza, fatto a pezzi (30 ), dopo essere stato giustiziato con un colpo di pistola alla nuca, nel campo del vasaio, appunto, “ U critaru”. Sembrerebbe un delitto di matrice mafiosa, il cui modus operandi dell’ammazzatina simbolicamente richiamerebbe il tradimento di Giuda per trenta denari, il prezzo del sangue di Cristo. Ma, risalendo a tutta una tradizione artistico letteraria che da Pirandello porta a Sgalambro- Battiato: niente è come sembra, niente è come appare, perché la realtà non sempre è quella che cade sotto i nostri occhi, ma sta dietro le cose, dietro le persone. All’acume di Montalbano che non si accontenta delle apparenze, il fatto si presenta in tutto il suo groviglio inestricabile la cui verità va ben donde.
Nemmeno Dolores “ Dolorosa” per l’immarcescibile e impareggiabile Catarella, femmina straniera, colombiana di “perigliosa” bellezza, pareva finta, ma era vera, (Eccome era vera!), non sufficientemente adusa alla sottigliezza sicula di Montalbano, riuscirà a sparigliare le carte. Montalbano è sì stravolto dallo sciauro di cannella di questa conturbante donna, ma non al punto tale da non riuscire a governare corpo e mente. Attraverso una messinscena teatrale, quasi grottesca, scioglierà il gliommero che lo avviluppa e rocambolescamente sottrarrà l’amico Mimì invischiato nella rete della maliarda e a mettere a posto ogni cosa (come gli dirà con ammirazione il buon Fazio).
Se l’ingegnosa apertura del romanzo è teatro allo stato onirico, la scena matre è l’ autodifesa, per la calunnia sul suo conto, interpretata platealmente e con sommo sdegno davanti al questore, infarcendola, al pari di un attore consumato, con dei titoli di romanzi di Dostoevskij, ma la conclusione di esso è melanconica e dolente di opera dei pupi, metafora della vita, in cui Salvo ad ogni rappresentazione che riusciva a portare a termine, la fatica si faceva ogni volta cchiù grossa, cchiù pisanti. Fino a quanno avrebbe potuto reggere?
Il tono di tutto il romanzo è percorso da una vena dolente che macera il nostro commissario e noi partecipi lettori, cadenzata da interludi paesaggistici dove il mare è lo sfondo permanente e dove l’ironia sardonica raggiunge apici altissimi. Mai la vis beffarda e graffiante di Montalbano ha toccato ed intaccato così tanto il suo sentire e fiutare le cose, mai i suo soliloqui sono stati dei promemoria in cui si squadernano le sue intuizioni e la loro consequenziale soluzione.
Mai lo avevamo visto e sentito così toccato nel profondo dagli eventi quando questi toccano persone che ama e stima, sconquassato dalle lacrime e dalla pena interiore simile ad un eroe tragico, ma stanco. Pronto a inscenare farse degne di un teatrante di burattini pur di perseguire machiavellicamente intenti necessari all’uopo ( non per fini utilitaristici o personali).
Un Montalbano, quasi inedito? Lui, di persona, pirsonalmente va per ben due volte a Boccadasse, a starsene a guardare il mare che, a Vigata o a Boccadasse, sempre mari è. Mah! Non ce la conta giusta, cosa sta a significare?
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Il campo del vasaio
Libro piacevolissimo e scorrevole, come tutti gli altri. Il commissario Montalbano è sempre una garanzia, anche se questa volta c'è un pizzico di nostalgia in più, quella che ognuno di noi prova a un certo punto della vita, quando si lascia la giovinezza alle spalle e diventa "grande".
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Il campo del vasaio
Voto 5 per lo stile: perchè Camilleri ha il suo stile unico;
Voto 5 per il contenuto: perchè Montalbano è sempre Montalbano;
Voto 5 per la Piacevolezza: perchè l'ho divorato in due ore.
In ogni caso non sono attendibile sui romanzi di Camilleri dedicati al personaggio Montalbano: lo adoro, vorrei la sua casa, vorrei mangiare da Enzo, vorrei la Sicilia...vorrei il mare!
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"Camilleri doc"
Su un terreno nei dintorni di Vigata, buono solo per ricavarne creta per i vasai, viene trovato il cadavere di un uomo, squartato e chiuso in un sacco. Non si sa chi sia lo sconosciuto, ma nel frattempo una donna del paese denuncia la scomparsa del marito, un colombiano di origini siciliane. E' questa l'ambientazione della nuova avventura poliziesca del commissario Salvo Montalbano. Il libro è scritto con la maestria di sempre, arricchito da minuscoli dipinti di storia popolare, un romanzo che non delude, che contiene espedienti narrativi capaci di rivelare tutto il genio di un grande scrittore. L'inchiesta poliziesca è attenta alle vicende del presente, con pungenti e ironici riferimenti all'Italia dei nostri giorni, ma è un libro attento anche al valore dell'amicizia e ai rapporti interpersonali. Forse il vero leitmotiv di questa storia è il tradimento. Tradimento fisico e morale, la paura da parte del Commissario, di aver mal interpretato o ferito i sentimenti di persone amiche senza la consapevolezza di averlo fatto. Un Montalbano più introspettivo e pacato, che prende coscienza dei suoi limiti non più con "raggia" ma con malinconica rassegnazione. Un'unica cosa non cambia per Montalbano, ed è il guizzo mentale, che lo porta ad unire i dettagli più insignificanti fino ad arrivare alla soluzione finale.
Buona lettura:)