Identità distorte
Letteratura italiana
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narrativa mediocre
Mi è capitato tra le mani questo romanzo: "Identità Distorte" e ho incominciato a leggerlo per curiosità. Ma la scrittura è di quelle che non scorre, e mi sono fermato a metà: ritmo macchinoso, una trama ingenua e, soprattutto, dialoghi scontati. Mi chiedo, se questo modo di scrivere possa mai arrivare a prendere consensi da lettori: evidentemente sì, vista la recensione e visti altri pareri positivi in altre parti del web. Allora debbo necessariamente affermare, onde non offendere la sensibilità dell'autore, che la motivazione di questo mio parere negativo è frutto delle letture che faccio: che probabilmente non si sposa con le letture dei lettori del romanzo in esame. Non sono un critico: scrivo anch'io, nel mio limite. Ma mi sono segnato tutti i nomi e cognomi di coloro che hanno affermato e affermano che questo romanzo è un capolavoro. Non lo è. E' un mio parere, ovviamente: l'autore mi perdonerà la franchezza: ma ho l'abitudine di dire la mia obiettività sempre. Poi leggo: finalista al Brancati... e non ci capisco più nulla. Questa scrittura che arriva in finale con quella di Sandro Veronesi? Non diciamo assurdità, per favore!
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Apparenza e realtà
Ci si lamenta spesso del fatto che gli autori italiani siano incapaci di scrivere qualche cosa di realmente nuovo, qualità questa che viene riconosciuta invece a non pochi statunitensi.
Eppure, per trovare da noi qualcuno che sappia innovare non c’è bisogno di andare a bazzicare qualche scuola di scrittura creativa, ma basta fare un salto in provincia di Catania per imbattersi in Massimo Maugeri, che con il suo lavoro d’esordio ha saputo lanciare una sfida ai narratori di oltre Atlantico.
Identità distorte è, a definirlo riduttivamente, un thriller dalla trama particolarmente avvincente che non può lasciare indifferente il lettore anche per il messaggio in esso contenuto. Il potere, capace di assoggettare tutti gli uomini, compresi quelli che lo esercitano, è il motivo dominante che accompagna le righe di una storia costellata da continui colpi di scena, con precisi riferimenti a fatti e a situazioni recenti, tali da rendere palpitante la lettura, pur nella consapevolezza che i personaggi e la vicenda sono puro frutto della fantasia.
La narrazione ha un ritmo incalzante; i dialoghi sono sostenuti e talora anche convulsi, così da contribuire in modo quasi determinante non solo a delineare i protagonisti, ma a chiarire, oppure a far nascere dubbi, in un avvicendarsi di eventi concatenati di pregevole fattura.
Su tutto domina una latente angoscia, che a tratti diventa quasi ossessione, in un’atmosfera degna dei migliori film di Hitchcok.
Non bisogna però lasciarsi prendere la mano, farsi travolgere dalla trama, ma è anche opportuno ogni tanto staccare - e non è facile, perché è quasi uno spasmo la curiosità di sapere quel che accadrà - per riflettere, perché questa fantasia è più che mai ancorata alla realtà, tanto che sorgono non pochi dubbi sul fatto di essere pedine di giochi di potere, di credere che sia reale ciò che ci viene imposto o blandito, di pensare di essere liberi di decidere quando altri già hanno deciso per noi, di sapere chi veramente siamo e dove andiamo.
Nasce così l’amara consapevolezza di essere le semplici comparse di una commedia ideata e diretta da altri e allora si collegano tanti fatti, dalle guerre che continuano a insanguinare il mondo, alla speculazione selvaggia di borsa, per giungere fino al terrorismo.
Non ci si può che chiedere se dietro a tutto ci sia un’unica regia, senza tuttavia aver riscontri se non nel dubbio che l’ipotesi non sia poi così infondata.
Massimo Maugeri non fornisce risposte che non conosce, ma illustra con abilità lo scenario di un mondo finalizzato solo al potere con tutti i possibili mezzi, leciti oppure no, ivi compresi i sistemi di addomesticamento della realtà, in una società altamente tecnicistica così da apparire ingannevolmente imparziale.
Non è il trionfo della macchina sugli uomini, ma quello degli uomini che muovono la macchina, un mondo disumanizzato, privo dell’unico elemento che potrebbe redimerlo: l’amore.
E’ un messaggio forte - per certi aspetti con elementi addirittura profetici, visto che l’autore aveva previsto già nel 2005 l’attuale crisi finanziaria – e anche crudele, ma che lascia spazio a una speranza, concentrata in un verso di una poesia: Tutto passa, solo l’amore resta.
Identità distorte è un libro da leggere e da meditare, e quindi è sicuramente raccomandabile.