Narrativa italiana Gialli, Thriller, Horror I delitti di via Margutta
 

I delitti di via Margutta I delitti di via Margutta

I delitti di via Margutta

Letteratura italiana

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Il primo romanzo di una serie del magistrato che ha indagato su tante pagine oscure della storia repubblicana. Roma magnifica, sordida e corrotta, intrisa di inquietante bellezza. Politici, finanzieri, imprenditori, prelati, massoni, magistrati, poliziotti, agenti segreti, faccendieri, donne fatali e perverse. Tutto si tiene in un giallo che sorprende, protagonista una coppia di principi intraprendenti e un maggiordomo fedele e molto perspicace. Lui, il principe Gian Maria Ildebrando Del Monte di Tarquinia, infaticabile giocatore di golf, amante del pericolo e delle belle macchine, con l'animo da filosofo e qualche deragliamento di troppo in gioventù; lei, la bellissima e briosa Gloria Palazzoli, insofferente ai dettami dell'alta società. Con loro il fedelissimo Oliver, maggiordomo ma soprattutto compagno d'avventura, di scuola inglese, già alle dipendenze di Buckingham Palace. Un trio formidabile animato dalla medesima passione: cacciarsi nei pasticci per troppa curiosità. Si sa che Roma nasconde segreti inconfessabili, basta indagare un po' negli ambienti di potere che qualche storia intrigante salta fuori. I tre protagonisti si trovano coinvolti in una serie di delitti efferati che né la polizia né la magistratura riescono a dipanare. Tra cene sontuose, soggiorni a Montecarlo, coppe di champagne e incontri imprevisti, il trio cerca di capire chi è l'autore degli omicidi. Perché tanta violenza, da chi la verità è così ben custodita? In questo romanzo Capaldo non inventa nulla: le storie che racconta sono vere o verosimili, anche se nomi, luoghi e tempi sono di fantasia. Faremo la conoscenza di personaggi complessi e controversi. Capiremo che c'è un filo sottile come la seta, ma forte come l'acciaio, che li lega, perché non esistono i buoni da una parte e i cattivi dall'altra, ma solo uomini e donne con i loro segreti, i loro tanti vizi e le loro poche virtù.



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I delitti di via Margutta 2021-03-07 09:50:02 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    07 Marzo, 2021
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Una nobile coppia di investigatori

Giancarlo Capaldo, magistrato in pensione, è stato responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Roma e del pool antiterrorismo, e come magistrato si è occupato del sequestro di Emanuela Orlandi, della banda della Magliana e degli scandali della P2. Ha al suo attivo numerosi saggi di genere, ora si affaccia sulla scena letteraria con I delitti di via Margutta. Un giallo classico, condotto con metodo, caratterizzato da una nuova e particolare figura di investigatore: la coppia formata dal principe Gian Maria Ildebrando Del Monte di Tarquinia e di sua moglie Gloria, coadiuvati dal fido domestico Oliver. Ma chi è questo principe?
“Il principe apparteneva ad una nobile famiglia di antico lignaggio. I membri del suo casato, risalente al XIII secolo, avevano sempre dimorato nella Città Eterna, Da allora abitavano nello splendido palazzo situato in una piazzetta adiacente a piazza Navona, un angolino negletto dai turisti, un gioiello nascosto dal cui terrazzo si godeva una vista meravigliosa.”
Gian Maria nutre una passione innata per il delitto, e le conoscenze giuste per arrivare in fretta alla verità. I coniugi sono entrambi al vernissage del loro amico pittore Boezio, quando viene brutalmente uccisa la contessa Maria Ludovica Romano della Gherardesca, detta Luvi. Il principe non si capacita, vuole assolutamente rendere “giustizia” alla sua amica; ma non sarà facile, la strada per giungere alla verità è impervia e in salita.
Ottimo giallo, protagonista in seconda la Roma bene, di alto lignaggio, con i suoi vizi celati e le sue virtù, poche per la verità. All’ombra di un Vaticano sornione, detentore di molte verità inespresse e celate. Scritto con una prosa precisa e sintetica, il libro presenta molte riflessioni morali. Come quella riferente al concetto di giustizia e di verità, che mi hanno molto colpito:
“Se ciascuno di noi raccontasse tutto di sé, l’umanità non riuscirebbe a sopravvivere. Abbiamo tutti avuto vizi disonorevoli, amori sbagliati e comportamenti inaccettabili. Ognuno di noi ha dei segreti. Dobbiamo farcene una ragione. Il segreto non è un male in sé. Così come, al contrario, la verità non è sinonimo di bene, perché può confinare con il bene, ma anche con il male. La verità, come il segreto, non appartiene al mondo animale o vegetale. La verità è più simile ad un minerale: può racchiudere in sé una gemma di valore inestimabile, ma anche un virus sconosciuto che, una volta liberato, produce una catena di effetti malefici.”
E ancora:
“Lei non parla di giustizia (…) Lei parla del suo volto deformato, disegnato sulla maschera che lei ha creato. Parla della sua giustizia: conosce solo quella. Talvolta ci illudiamo che il potere si identifichi con l’arbitrio assoluto e capriccioso, con la possibilità di scegliere tra la vita e la morte senza farsi scudo con quelle regole scritte che chiamiamo leggi, con le quali, per una pudicizia involontaria che nasconde la nostra debolezza, copriamo spesso le nostre vergogne.”
Ne emerge un giallo preciso, colto e raffinato. Per i cultori del genere, intriga ed avvince nel profondo.

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