I delitti di via Margutta
Letteratura italiana
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Una nobile coppia di investigatori
Giancarlo Capaldo, magistrato in pensione, è stato responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Roma e del pool antiterrorismo, e come magistrato si è occupato del sequestro di Emanuela Orlandi, della banda della Magliana e degli scandali della P2. Ha al suo attivo numerosi saggi di genere, ora si affaccia sulla scena letteraria con I delitti di via Margutta. Un giallo classico, condotto con metodo, caratterizzato da una nuova e particolare figura di investigatore: la coppia formata dal principe Gian Maria Ildebrando Del Monte di Tarquinia e di sua moglie Gloria, coadiuvati dal fido domestico Oliver. Ma chi è questo principe?
“Il principe apparteneva ad una nobile famiglia di antico lignaggio. I membri del suo casato, risalente al XIII secolo, avevano sempre dimorato nella Città Eterna, Da allora abitavano nello splendido palazzo situato in una piazzetta adiacente a piazza Navona, un angolino negletto dai turisti, un gioiello nascosto dal cui terrazzo si godeva una vista meravigliosa.”
Gian Maria nutre una passione innata per il delitto, e le conoscenze giuste per arrivare in fretta alla verità. I coniugi sono entrambi al vernissage del loro amico pittore Boezio, quando viene brutalmente uccisa la contessa Maria Ludovica Romano della Gherardesca, detta Luvi. Il principe non si capacita, vuole assolutamente rendere “giustizia” alla sua amica; ma non sarà facile, la strada per giungere alla verità è impervia e in salita.
Ottimo giallo, protagonista in seconda la Roma bene, di alto lignaggio, con i suoi vizi celati e le sue virtù, poche per la verità. All’ombra di un Vaticano sornione, detentore di molte verità inespresse e celate. Scritto con una prosa precisa e sintetica, il libro presenta molte riflessioni morali. Come quella riferente al concetto di giustizia e di verità, che mi hanno molto colpito:
“Se ciascuno di noi raccontasse tutto di sé, l’umanità non riuscirebbe a sopravvivere. Abbiamo tutti avuto vizi disonorevoli, amori sbagliati e comportamenti inaccettabili. Ognuno di noi ha dei segreti. Dobbiamo farcene una ragione. Il segreto non è un male in sé. Così come, al contrario, la verità non è sinonimo di bene, perché può confinare con il bene, ma anche con il male. La verità, come il segreto, non appartiene al mondo animale o vegetale. La verità è più simile ad un minerale: può racchiudere in sé una gemma di valore inestimabile, ma anche un virus sconosciuto che, una volta liberato, produce una catena di effetti malefici.”
E ancora:
“Lei non parla di giustizia (…) Lei parla del suo volto deformato, disegnato sulla maschera che lei ha creato. Parla della sua giustizia: conosce solo quella. Talvolta ci illudiamo che il potere si identifichi con l’arbitrio assoluto e capriccioso, con la possibilità di scegliere tra la vita e la morte senza farsi scudo con quelle regole scritte che chiamiamo leggi, con le quali, per una pudicizia involontaria che nasconde la nostra debolezza, copriamo spesso le nostre vergogne.”
Ne emerge un giallo preciso, colto e raffinato. Per i cultori del genere, intriga ed avvince nel profondo.