I cariolanti I cariolanti

I cariolanti

Letteratura italiana

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Campagna toscana, 1918. Per non partire soldato nella Prima guerra mondiale, un uomo nasconde suo figlio di nove anni e sua moglie in un buco scavato nel bosco. Lì dentro la famiglia passa quasi tutto il tempo, il padre esce solo per prendere l'acqua e per cacciare, ma a volte il cibo non si trova e allora bisogna affondare le dita nella terra umida per vedere se salta fuori un baco o una radice da masticare, oppure rassegnarsi a mangiare carne umana. Inizia così l'avventura di Bastiano, che cerca di riscattare la sua vita solitaria e animalesca innamorandosi di Sara, la figlia del padrone per cui va a lavorare come aiutante stalliere. Ma il fango quasi mai incontra la luce, e allora finirà per sporcarsi totalmente, uccidere colpevoli e innocenti, scappare, trasformarsi in un animale da preda, perdersi, per poi ritrovarsi anni dopo in quella tana in mezzo al bosco, la sua vera casa.



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I cariolanti 2022-08-05 14:29:08 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    05 Agosto, 2022
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Non solo fame

Tra le pagine di questo romanzo, si apre un viaggio all'insegna della bestialità umana dove le analisi sulle cause non sono sufficienti per mitigare le immagini crude e spietate che si susseguono.

La miseria quella più profonda può essere la dinamo unica per far scaturire comportamenti amorali, per spingere l'uomo oltre il confine del lecito?
Un quesito che aleggia durante ogni momento della lettura.

All'inizio fu una famiglia ed uno status di povertà, poi è seguita la violenza come giustificazione della fame, ma una forma mentis anomala e alterata non tarda a mostrarsi in tutta la sua evidenza.

La storia raccontata non brilla per originalità, a tratti la mano dell'autore sembra eccedere sul particolare macabro e riprovevole come per stupire lo sbigottito lettore.
Ciò che permane di questa lettura a tratti gotica, è un impatto emotivo deciso, un senso di disagio di fronte ai personaggi, stupore e disapprovazione, mai giustificazione alcuna; forte il sentore che l'autore detti un gioco alquanto duro per confondere il pubblico, alternando ai gesti efferati una sorta di ricerca delle cause iniziali che hanno dato origine a tutti i mali.

Destabilizzante e provocatorio, sicuramente all'autore va riconosciuto il potere di tenere in scacco fino al termine, dove ciascun lettore cerca di trovare uno spiraglio di luce dopo aver percorso tanto buio.

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I cariolanti 2021-06-17 13:49:02 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    17 Giugno, 2021
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Fame.

«C’è un punto oltre il quale non si può andare. Forse, dopo aver pianto tante lacrime, un po’ ci stanchiamo del dolore. È come un’ombra che ormai ti ha gelato l’anima, ti accadono le cose e tu te ne resti sempre un po’ fuori, le guardi da lontano, non sono più tue.»

La fame. La fame con la F maiuscola, la fame che va oltre ogni morale, confine e ragione. La fame che ti prende dentro e che non vede frontiere e che è deve essere appagata, nonostante tutto e tutti. Anche a costo di dover assaggiare tua madre, anche a costo di perdere quella tua umanità, sino a essere tu stesso una bestia.
Bastiano e la sua famiglia vivono nella povertà più totale in quella Grande Guerra che porta all’avvio della vicenda narrata da Sacha Naspini. La guerra è ovunque e a loro non resta altro che quel nascondiglio, con quella lancia di fortuna e quel sopravvivere tra animali di passaggio e quel bosco che tutto circonda. Bastiano è la voce portante che ci accompagna con la sua filosofia spiccia e il suo essere cresciuto e vissuto in simbiosi con la natura. Questo lo porta a un bisogno di sopravvivenza a ogni costo in quella sinergia completa con l’ambiente circostante spietato, malvagio, cattivo, crudo. Non esistono sentimenti, non c’è spazio per il perdono, non vi è spazio per la morale.

«Io non lo so se hai mai provato la fame quella brutta, quella che neanche ti fa dormire e se per caso ci riesci non fai che sognare quello: di mangiare. La fame quella che ti fa impazzire, tanto che cominci a guardare il secchio dei bisogni, o scavi con un dito per terra, in mezzo a una fessura delle tavole, alle volte ti capitasse un baco tra le mani. Giuro che ti metteresti in bocca di tutto, se piangi non fai che leccarti le mani per sentire il sapore. Inutile succhiare le radici che ci sono d’inverno, non sono per la gente, se lo fai rigetti liquido e stai anche peggio. Io non lo so se hai mai provato quella fame lì. Quella che a un certo punto, una volta, ha fatto dire al babbo: “Ora mi levo dal mondo e mangiate me”.»

La Maremma rurale, le credenze popolari, il confine tra il bene e il male sono gli elementi che ancora ci accompagnano. Bastiano cresce, è costretto a separarsi dal padre, la madre viene a mancare dopo lunghi periodi di malattia, è sottoposto alla galera, è mandato in quella nuova guerra, è preso nei campi di prigionia, finisce con l’essere catturato da un nemico di cui ancora una volta non comprende la lingua ma dal quale deve difendersi. Scopre di un torto subito sin dalla nascita e che lo ha visto detentore di un destino infame a differenza di quell’altra persona prediletta a cui il fato ha riserbato il meglio. Ma sino a che punto è lecito spingersi per raggiungere i propri obiettivi? Sino a quando il fine può giustificare i mezzi? Può quella fame trovare appagamento? Essere saziata? Oppure, semplicemente, questa è costante guida di ogni scelta e di ogni decisione, di ogni gesto e di ogni barbaria?
Un viaggio che nulla risparmia al lettore è “I Cariolanti” di Sacha Naspini. Uno scritto che tocca anche le più ataviche delle convinzioni e che le mette in discussione oltre ogni dubbio e certezza. E quante le domande che vengono sollevate dall’autore, e quante le risposte cercate e bramate. Al tutto si somma una scrittura autentica, concreta, cruda, che nulla risparmia e nulla cela al conoscitore. Una trama, ancora, solida per una storia evocativa, di gran contenuto, che non si dimentica e che conquista pagina dopo pagina.

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I cariolanti 2020-03-16 16:57:54 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    16 Marzo, 2020
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La fame che annebbia la mente

Chi sono i “cariolanti”?; secondo la definizione presente nel romanzo tale sostantivo è, in sintesi, indirizzato a persone scavate fino all'osso, con le braccia lunghe e secche, i capelli appiccicati alla faccia, che vagano strascicando le gambe in maniera distratta ma pronti a mangiare qualsiasi cosa che incontrano. Insomma persone o meglio personaggi tra l'horror e il fantastico facilmente mescolabili a realtà nascoste che si insinuano nelle menti lesionate dai fardelli della miseria e, principalmente, della fame.

E' proprio la “Fame”, con la F maiuscola, la cornice che contorna una trama cruda, con situazioni al limite della ragione ma anche al di là dell'umanità, dove i più rivoltanti pensieri della nostra anima vengono a galla in circostanze sconvolgenti, devastanti, dove l'istinto prevale in maniera feroce, massacrante senza freni inibitori.

Un protagonista, tra altri coprotagonisti minori, è Bastiano: nato in una famiglia a dir poco strana, bislacca, i cui genitori lo costringono a vivere, fin dalla prima guerra mondiale, in un ambiente malsano, lurido, una buca nascosta in un bosco dove la bestialità si eleva in una spirale attonita, sferzante che si prende gioco della razionalità.

La narrazione si esplica in tredici istantanee temporali dalla fine della prima guerra mondiale, quando Bastiano ha solo nove anni, fino alla sua età adulta di oltre i 50 anni, in accadimenti caratterizzati dalla crudeltà, l'irragionevolezza, la perdita dei valori umani e di civiltà; gli episodi narrativi si susseguono in modo galoppante e atroce, e non c'è scampo nell'insana evoluzione del percorso di vita del protagonista.

Un romanzo duro, non facilmente accettabile, che mette in luce tutto ciò che l'essere umano, quando privato dei bisogni primari, è capace e anche costretto, forse, a fare per non soccombere. Prevale l'istinto di sopravvivenza allo stesso livello dell'animale randagio o selvatico che agisce per la propria autoconservazione.
 
 
 

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I cariolanti 2017-10-12 10:39:11 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    12 Ottobre, 2017
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Fame, fame, sempre fame...



Sapete chi sono i "cariolanti"?
Avete sempre mangiato tutto quello che c'era nel piatto da bambini?
Bastiano sa bene che deve farlo, altrimenti...arrivano loro, con le braccia secche e lunghe fino alle ginocchia, il carretto sgangherato con il lenzuolo tutto sporco da cui spuntano due piccoli piedini...e lo portano via.
I cariolanti hanno sempre fame, sempre.

Attenzione, questo non è un horror, non è un thriller, assolutamente...
Questo è solo un romanzo feroce il cui protagonista ti uccide con la sua brutalità e ti commuove per l'ingenuità.
Un romanzo che, quando lo chiudi, ti ritrovi con le mani sporche di terra, i vestiti luridi che puzzano di marcio, le orecchie piene dei latrati dei cani e un sapore dolcemente metallico in bocca...
Un romanzo circolare che nasce e muore in un buco, sottoterra.

Questa è la storia di Bastiano, nato di traverso e cresciuto nella profondità della terra, in un buco scavato nel bosco, nella miseria, con un burrone nella pancia e una fame appiccicata addosso da sempre.
Quella fame nera che non ti dà pace, che te la sogni di notte, che ti fa mangiare anche un pezzettino della mamma...
Fame, fame, sempre fame...che è anche fame d'amore, di vita, di libertà.
Una vita da bestia, nel senso letterale della parola...dove bestiale diventa la necessità di sopravvivere, a discapito di tutto e tutti.
Bastiano lavora, si spacca la schiena, ama, odia, paga colpe non sue, fa la guerra, patisce, ferisce, uccide, mangia per non essere mangiato.
Bastiano è come un animale, gli è stata sottratta la possibilità di relazionarsi col prossimo, non sa gestire la rabbia, non sa uniformarsi, non conosce l'empatia, la compassione, non comprende gli uomini e non trova un posto nel mondo e nella società civile.
Vorrebbe l'amore, ma le donne che avvicina sono tutte destinate a soccombere sotto la ferocia dei suoi istinti animaleschi, lui è capace solo di un amore randagio, affamato anch'esso, che possa riempirgli la voragine che ha nella pancia.
Naspini ci presenta un "mostro"...che è tale non per nascita, né per scelta, ma per necessità.
Una cattiveria inconsapevole nata dalla privazione, cresciuta nella disperazione e destinata a morire nella solitudine.

Straordinario.
Sacha Naspini è, nel panorama della letteratura italiana, una voce strepitosa.
La scrittura è viscerale, cruda, ma anche naif.
Mi è sembrato di leggere un giovane Holden deformato da una vita molto, molto, molto, ma molto più "schifa" di quella che è toccata a lui.
Sincera e "sgrammaticata", innocente nella sua ferocia.
Un libro forte per stomaci forti, di una bellezza agghiacciante.

Non mi è piaciuto moltissimo, di più!!!

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I cariolanti 2015-01-09 12:57:52 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    09 Gennaio, 2015
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Nato di traverso

Tredici capitoli, tredici istantanee da brivido per l'animalesca vita di Bastiano.
A nove anni rinchiuso in una buca nel terreno assieme ai genitori, nascosto affinchè il padre eviti di partire soldato. Costretto ad alimentarsi con ciò che capita: larve, radici, qualche bestiola, anche con una fettina di mammà all'occorrenza. Forzato ad ingurgitare di tutto, altrimenti arrivano i cariolanti, esseri deformi divoratori di bimbi inappetenti o schizzinosi.
Usciti dal nascondiglio i tre imboscati assumono Cariolante come nuovo cognome di famiglia.
Una stimmate inequivocabile, emblema di un'esistenza che si rivelerà tanto avventurosa quanto disgraziata, in cui il nostro sopravviverà come un animale selvatico guidato unicamente dall'istinto di sopravvivenza, incapace di gestire le più elementari emozioni, orientato a gettare via il surplus e a tenere solo ciò che l'impulso gli suggerisce.
Bastiano è lo strano per eccellenza, il tocco, lo scemo del villaggio; però non è mansueto, è sospettoso, schivo, per necessità o difesa è pronto ad uccidere senza rimorso alcuno.
Non ha amici, gli uomini lo emarginano e lui non li comprende, ancora meno quando parte per la guerra, dove finirà prima disertore in terra ellenica poi stipato in un campo di concentramento nazista dove mostrerà tutta l'insensibilità verso i suoi simili.
Il protagonista si racconta quasi sempre in prima persona: Sacha Naspini utilizza un linguaggio semplice, in cui si percepisce l'odore della campagna, dei boschi, di un mondo agreste all'interno del quale l'antica saggezza contadina si fonde con le aspre leggi della natura; Bastiano è mosso da una furbizia efficacemente primitiva, tanto da ingraziarsi la devozione di un ferocissimo branco di cani randagi capaci di aggredire e straziare parecchie persone, improvvide nell'avventurarsi nel regno incontrastato del protagonista.
Dalla natura gli giungono gli insegnamenti per sopportare gli stenti e le privazioni della guerra e della prigione, non la scaltrezza del confondersi, uniformarsi, amalgamarsi con la società, nonostante eserciti un certo fascino sulle donne regolarmente rovinate dalla sua vicinanza malsana.
Naspini definisce con durezza la brutalità di un mostro che è diventato tale per esigenza e non per scelta o deviazione, un romanzo che si chiude in maniera circolare facendo combaciare partenza e arrivo.
Del resto il posto per uno nato "di traverso" è lontano dagli uomini, a contatto con la terra e con il buio, all' interno dei quali strisciare in attesa di nuove prede.

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I cariolanti 2010-11-22 09:18:29 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    22 Novembre, 2010
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...la fame arriva sempre un pelo prima...

Bastiano ha gli occhi verdi, Bastiano è bello, Bastiano ha fame, Bastiano mangia poco, Bastiano non mangia perchè non c'è cibo, Bastiano cresce, Bastiano si spacca la schiena, Bastiano ama, Bastiano uccide, Bastiano fa la guerra, Bastiano prega la sua mamma, Bastiano prega il suo papà, Bastiano è triste, Bastiano non ride mai, Bastiano odia, Bastiano fa i conti con l'istinto e con la ragione....lui è un cariolante, Bastiano invecchia ed è felice perchè è come ritornare bambini, ha paura dell'orco che mangia i bambini, sa di essere nato di traverso ed alla fine questa è una consolazione.

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