Giochi criminali
Letteratura italiana
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Quattro assi per un poker di gialli
Il gioco è una febbre che trascina e sconvolge la mente, come ci ricorda uno dei protagonisti di questa raccolta, e proprio per tale motivo esaspera i sentimenti e può divenire movente per il delitto.
In questo libro sono presenti racconti scritti da quattro dei più rinomati giallisti nel panorama italiano: Giancarlo De Cataldo, Maurizio De Giovanni, Diego De Silva, Carlo Lucarelli.
Nel primo episodio, Stefano Mallarmè, barone di Belcastro, ultimo discendente di una nobile casata pugliese, che si faceva vanto d’aver sperperato al gioco l’ingente patrimonio di famiglia, viene trovato morto in una posizione che farebbe pensare a un gioco erotico finito male. Ma la professoressa Blasi sua amica e confidente, non ne è assolutamente convinta, soprattutto non crede che l’assassino sia il giovane Toni Bannera, ultimo amante dell’uomo. Che ci siano di mezzo loschi affari di mafia?
De Giovanni ci presenta invece un’indagine del Commissario Ricciardi. Una domenica mattina il commissario che “vede i morti” è chiamato a risolvere l’omicidio di Gaspare Rummolo, detto o’ Cecato; un “assistito”, cioè una persona in grado di fornire i numeri del lotto in base ai sogni delle persone. Apparentemente o’ Cecato era persona amata da tutti, non si faceva neppure pagare le sue consulenze, accettava solo modici regali. Tuttavia l’uccisione è avvenuta in un modo brutale: un colpo inferto con odio nell’orbita oculare cieca dell’uomo. La cosa più misteriosa è che non sembra che sia salito nessuno da lui, che abitava al di sopra del Banco lotto. L’unico potenziale indiziato è il conte Romualdo Palmieri di Roccaspina, che è stato l’ultimo, assieme alla moglie Bianca, ad averlo visto vivo. Ma l’uomo, afflitto dal vizio del gioco d’azzardo, era affezionato all’assistito: non l’avrebbe mai ucciso.
Nel racconto di De Silva, l’avvocato Vincenzo Malinconico deve aiutare, ahilui, gratuitamente, una presunta amica, da un probabile caso di stalking telefonico. Ovviamente, con la sua solita inettitudine, l’avvocato (di insuccesso) sistemerà le cose, ma senza trarne alcun vantaggio.
Infine, un caso davvero problematico per l’ispettore Grazia Negro. Come ultimo incarico, prima di entrare in congedo per una maternità assai problematica, la donna deve raccogliere la testimonianza di un mafioso, potenziale pentito. È l’unico superstite della strage che ha sterminato interamente la famiglia Malapoti, che gestivano la ’ndrina di Castelfranco Emilia. L’uomo, uscito malconcio dallo scoppio di una bomba, a fatica racconta come l’arma sia stata fatta detonare dal figlio minore del boss. Alcune parole del vecchio guardaspalle porteranno la Negro sulla pista di una serie di suicidi davvero inconsueti, tutti, apparentemente, legati gli uni agli altri dalla figura di una giovane, misteriosa donna con una stellina tatuata sulla caviglia.
Sono incappato casualmente in questo volume, pubblicato nel 2014, dopo aver scoperto, da lettore compulsivo delle avventure del Commissario Ricciardi, che mi era sfuggito un episodio, proprio perché non era in un romanzo autonomo, ma una storia breve, inserita in questa antologia.
I protagonisti dei racconti sono tutti personaggi cari ai vari autori, a cominciare dall’acida e spigolosa professoressa di Lettere Emma De Blasi che pare aver terrorizzato metà Lecce con le sue interrogazioni e, ora, che si trova coinvolta in un misterioso omicidio, è costretta a scontrarsi con un suo allievo, divenuto Pubblico ministero. Il racconto è abbastanza carino e scorre rapido. Forse non avrebbe guastato una maggior lunghezza della trama, in modo da sviluppare meglio le storie dei protagonisti, comunque è gradevole.
De Giovanni mostra ancor maggiori difficoltà sulla distanza breve di questo racconto. Le storie del Commissario Ricciardi di solito procedono con un passo lento e meditativo, cosa che qui non è consentita. In tal modo la conclusione giunge troppo in fretta, troppo brusca e, in fondo, troppo inspiegabilmente facile, prima che le prove si siano cumulate a inchiodare il responsabile alle sue responsabilità. Inoltre, aver deciso di far raccontare l’indagine direttamente al protagonista, priva la narrazione di quelle parentesi in cui si può assaporare l’atmosfera napoletana in tutte le sue sfaccettature, e si può godere di qualche delicata descrizione dei luoghi e delle persone che li animano.
Assai divertente il personaggio di Vincenzo Malinconico, molto più credibile di tanti avvocati letterari, super-efficienti, super-impegnati e abilissimi sia in aula che sulla scena dei delitti. Purtroppo la pregevole caratterista della credibilità, che ce lo rende sicuramente simpatico per la sua partenopea umanità, è parzialmente offuscata dallo stile, troppo volutamente sgangherato e colloquiale; troppo sciatto e pieno di incisi tra parentesi (e volgarità) che, se all’inizio appaiono pure piacevoli, alla lunga stancano e rendono difficoltosa la lettura. Inoltre, la storia appare abbastanza fuori tema, poiché non c’è né un vero delitto né, soprattutto, alcun gioco d’azzardo. Preso come semplice divertissement, però, riesce a strappare qualche sorriso sincero, se non proprio risate piene.
Infine interessante la vicenda che vede come protagonista l’ispettore Negro. Intrigante per la visione tutta femminile dell’indagine, sia da parte dell’investigatrice (nella sua condizione di donna incinta con gravidanza a rischio) che degli autori dei delitti. Ma anche affascinante per la storia in sé e per la lucida e determinata premeditazione con cui i colpevoli si muovono in un ben pianificato disegno atrocemente vendicativo. Lascia un po’ dubbioso il finale, brusco e parzialmente aperto, ma, in fondo, è in linea con le premesse.
Complessivamente questa breve raccolta, se pure non mostra il meglio che i vari autori potrebbero dare, è comunque piacevole e divertente.