Giallo di zucca Giallo di zucca

Giallo di zucca

Letteratura italiana

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In una Ferrara in festa, strani avvenimenti squassano la sorniona tranquillità estense: un killer, sfigato ma con tanta buona volontà, appende per il collo un losco individuo. Proprio lì, nella libreria del centro, quella che ogni ferrarese e ogni turista saprà individuare. Così, a suon di vittime, la vicenda ci condurrà a spasso per Ferrara, in compagnia di un fotografo della Scientifica. Le sue indagini lo porteranno a riallacciare i contatti col parentado ferrarese: solo scoprendo l'autore di quell'omicidio, e di quelli che seguiranno, potrà salvare il buon nome dei suoi familiari, presunti colpevoli di una faida libresca.



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Giallo di zucca 2014-08-31 12:43:17 cuspide84
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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    31 Agosto, 2014
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GIALLO ALL'ITALIANA

Avete presente la scena de La carica dei 101 in cui Pongo trascina letteralmente il suo padrone per raggiungere la sua amata Peggy?
Ecco, all'inizio di questo giallo si presenta una scena analoga, ma il fido in questione è un bellissimo pastore belga nero di nome Poirot, il suo padrone è un fotografo professionista un po' particolare e la cagnetta in questione si chiama Dolly, bellissima dalmata la cui stramba padrona per mestiere pare scrivere gialli.


Luchino, questo l'odiato nome del protagonista, non è un fotografo qualunque, il suo mestiere non è è propriamente quello di immortalare istanti di gioia da incorniciare e conservare con cura in un bell'album, come si potrebbe pensare... il suo lavoro lo porta infatti sulle scene dei delitti, il suo compito è quello di immortalare le vittime per aiutare la polizia nelle indagini.

A seguito del ritrovamento di un cadavere in quel di Ferrara, Luchino sarà costretto a tornare nella sua città di origine, a riallacciare i rapporti col cugino e con gli zii, ad affrontare un palio dalle origini antiche, un omicida che sembra rifarsi alle trame delle favole e una strana convivenza tra cane e coniglio che avrà risvolti davvero impensabili.

Giallo breve, scorrevole, divertente e unico nel suo genere: un mix tra guida turistica e thriller che si affronta davvero in maniera piacevole grazie alle descrizioni relative alla città di Ferrara, agli sketch che hanno per protagonista il simpatico Poirot e alla storia che si dirama pagina dopo pagina.

Assolutamente consigliato!

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Giallo di zucca 2014-08-31 10:50:05 Rokiweb
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Rokiweb Opinione inserita da Rokiweb    31 Agosto, 2014
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LA FAMIGLIA GIRONDI

“Ferrara è come una bella donna, ne vanno citati solo i pregi… tutte le belle donne sono un tantino permalose!”

Giallo di zucca un romanzo giallo di Gaia Conventi, editore Betelgeuse. Ho avuto il piacere di conoscere personalmente questa autrice al Festival Giallo Ferrara 2014. Incuriosita dalla forte personalità di questa autrice, ho comprato il suo ultimo romanzo, e devo dire mai soldi furono spesi meglio. Comunque un po’ incuriosita dalla autrice, un po’ perché è ambientato a Ferrara, in un giorno e mezzo ho finito il libro. Tranne un thriller letto di recente, sono una di quelle lettrici che non ama il giallo o noir divertente, ho sempre affermato che se è divertente non può essere un giallo, beh mi son dovuta ricredere! Ma partiamo dall’inizio… come dicevo sopra è ambientato a Ferrara, il personaggio principale narra la storia, si chiama Luchino ed è un fotografo della scientifica di Milano. Luchino (nome che odia, si fa chiamare Luca) possiede un cane, un pastore belga, Poirot, e insieme sono una coppia esilarante, (come cita nella premessa del libro, Renato Pozzetto avrebbe detto “ gli manca solo la parola”), ed effettivamente è così. Luca ha dei parenti a Ferrara, e quando viene a conoscenza di un omicidio avvenuto a Ferrara si mette un po’ ad indagare, e non dico altro!
Il bello di questo romanzo è che, malgrado ci siano delle gag divertenti, dei personaggi che sembrano assurdi ma nello stesso tempo reali, non si perde mai il filo delle indagini. È la storia di questa famiglia Girondi, il loro menage familiare, il loro vivere quotidiano. La vita del cugino Pierfi e dei suoi amici, le tradizioni di Ferrara, il cibo… e tutto questo si intreccia con le indagini.
Gaia Conventi ha uno stile di scrittura impeccabile, fluida e morbida, ti accompagna pagina dopo pagina a scoprire la Città e i sui usi e costumi. Una scrittura essenziale e stringata, non si dilunga in descrizioni infinite. Una scrittura ironica, molto britihs. I suoi personaggi sono descritti in maniera impeccabile, ti sembra di vederli, e alla fine del romanzo, ti sembra di conoscerli. Uno spaccato della vita quotidiana di una cittadina di provincia…Ferrara!
Consiglio assolutamente la lettura di questo “giallo all’inglese in salsa ferrarese che vuole essere un omaggio a Ferrara e alla ferraresità dei suoi abitanti” (Cit. copertina)

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Giallo di zucca 2013-12-13 04:22:04 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    13 Dicembre, 2013
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Quando le fiabe si tingono di nero

Gaia Conventi (“già vincitrice del Myfest – Gran Giallo città di Cattolica”, così recita la fascetta sulla copertina del libro) è un’autrice satirica, oltre che blogger nota per la franchezza e la schiettezza delle opinioni che esprime.
Con “Giallo di zucca”, la scrittrice nativa di Goro (sì, proprio lui, il paese che già diede i natali a Milva, la pantera di Goro) dà sfoggio di ironia e umorismo in una storia che oscilla a mo’ di pendolo tra normalità e surrealismo, nella magica cornice di Ferrara. Ma procediamo con ordine e parliamo dei protagonisti, della storia, del contesto urbano e… naturalmente di Gaia.

I PROTAGONISTI

L’eroe-antieroe protagonista si chiama Luchino (un nome che odia!) ed è fotografo della polizia scientifica (“Dovessi attaccare bottone direi che sono un cultore del glamour, ma sono in ritardo e vi dirò la verità. Fotografo cadaveri”).
Incarna normalità e dolcezza (“Del resto, nello scampolo di vita che non coincide con la mia permanenza in ufficio, io leggo romanzi d’amore”), è un poco goffo e imbranato (odia guidare l’auto), non è particolarmente acuto, non è particolarmente fortunato con le donne e forse anche per questo cattura le attenzioni di Mary, aspirante scrittrice di gialli, alla quale non osa confessare la sua professione (“A volte scordo che per Mary sono un fotografo di cresime e matrimoni”).

Luchino ha un amico inseparabile e, a modo suo, fedele: “Poirot è il mio cane, un meraviglioso esemplare di pastore belga”, un animale che – come da teoria fisiognomica piuttosto accreditata – riproduce su scala canina il suo padrone. Perché anche Poirot incarna normalità (“Ah sì, il mio cane sa usare il telecomando”) e dolcezza, è un poco goffo e imbranato (ed è anche molto riservato quando espleta le proprie funzioni, le “eme p” e le “eme c” ove “eme” sta per emergenza, mentre la p e la c… confido nella vostra perspicacia!), non è particolarmente acuto, non è particolarmente fortunato con le donne e forse anche per questo cattura le attenzioni di Dolly, la vezzosa dalmata di Mary (“I ragazzi, i nostri cani per intenderci, stanno al passo della futura gloria del mistery nostrano e zampettano allegramente verso la strada”).

LA STORIA

Ferrara e dintorni sono funestate da un serial killer, che la creativa fantasia popolare ha sinistramente ribattezzato “l’assassino delle favole” per via di alcuni indizi che sembrano ricollegare gli omicidi a Cappuccetto Rosso e ad Hansel e Gretel: “Quindi, tirando le somme, è morto Broccoletti, il tuo professore. E’ morta anche la cuoca dell’asilo in cui tu andavi, e che lo zio ha denunciato per furto… Adesso è sparita anche Emy, che tu conosci e che veniva a dare una mano nella libreria dei tuoi.”
Di delitti e sparizioni viene sospettato il cugino di Luchino: il Pierfi (che sia lui “la zucca” del titolo?), un bamboccione che finalmente, dopo un tortuoso percorso scolastico, arriva ad agguantare una laurea in geologia grazie alle lungimiranti e machiavelliche strategie del suo tutor, Vito Vitali che – guarda caso! - è anche il figlio di una delle donne scomparse…

IL CONTESTO URBANO

Decisamente Ferrara, fotografata a più riprese in una delle sue manifestazioni più vitali e autentiche (“Dicono sia il Palio più antico, di certo le gare di musici e sbandieratori sono parecchio sentite in città”), descritta attraverso espressioni idiomatiche (“A Ferrara sandron non è esattamente un complimento”), oggetto di un amore incontrastato (“Piazza Municipale, forse la più bella piazza d’Italia quando ci si esibisce in gare di bandiere”) e sincero (“Piazza delle Erbe, è un angolo di mondo dove ogni cosa appare al meglio di sé”).
Poi ci sono i dintorni: “Di solito i ferraresi vanno al Lido degli Estensi o al Lido di Spina, io ho sempre preferito Volano, il più placido dei nostri lidi”.
E non può mancare il paese natio (“Oggi hanno trovato a mollo, a Goro … Nereide Pausilli, di anni settanta…”; “…la Gattara è stata trovata nella sacca di Goro e pare fosse in acqua da almeno un mese…”) de…

…L’AUTRICE

Amante delle situazioni grottesche (“La signora delle pulizie ha detto che dobbiamo stare qui finché non ha terminato…” nel capitolo intitolato “Una giallista da balcone”), anche al limite del paradosso (“Con Mary queste cose vanno per le lunghe, come quando si spiega a un bambino di cinque anni come funziona il sistema solare”), dice pane al pane (l’insegnante di arti plastiche dell’asilo, per l’agente che verbalizza, “è quella che aiuta i bambini a creare assurdi lavoretti che poi si è obbligati a tenere sulla credenza anche se fanno schifo”) e vino al vino (così le lucciole sono “quelle che s’illuminano bruciando copertoni”). Non disdegna riferimenti colti, ma si lascia sempre trascinare dall’abilità nel caratterizzare situazioni e personaggi (“zia Italia con un vestitino a fiori che la fa sembrare un’attempata ceramica di Capodimonte”).
Dopo una narrazione sempre in bilico tra la commedia e il cartone animato, nella scena madre finale Gaia si abbandona all’umorismo in una variante macabra che già aveva lasciato presagire (“La scena, vista da lontano, potrebbe ricordare lo scambio di condoglianze in sala mortuaria”) in corso d’opera (“lugubre anche di giorno, di notte sarebbe la gioia di Dario Argento”), per affondare la lama della sua satira nel cinismo popolare e mediatico che – come da italico costume - accompagna i peggiori delitti.

Come in ogni fiaba, bianca o noir che sia, eccoci giunti alla morale della favola: questo è “Giallo di zucca”, questa è Gaia Conventi. E con lei il divertimento è assicurato…

Bruno Elpis

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Consigliato a chi ha letto...
... le fiabe di Perrault, dei fratelli Grimm e le novelle di Andersen.
A chi ha visto "La carica dei 101" di Walt Disney.
Ma soprattutto a chi apprezza il genere satirico in gradazione noir.
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