Gelo per i Bastardi di Pizzofalcone
Letteratura italiana
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La gestione della rabbia
Giallo italiano di un autore che sta diventando uno dei miei preferiti e che, per coincidenza, ho letto, tutto d’un fiato, in una notte insonne, medesima notte in cui l’autore è stato colpito, per fortuna già ristabilitosi, da infarto. Coincidenza che mi ha colpito moltissimo. I bastardi di Pizzofalcone sono un gruppo di scalcinati, che però non mollano l’osso. Da soli erano, o meglio sembrano, dei reietti. Insieme sono la più formidabile squadra di poliziotti della città. In questo episodio della serie indagano sull’omicidio di due giovani, fratello e sorella, fino a riuscire a scovare la figura insospettabile colpevole della loro uccisione. La parte che mi è piaciuta di più è l’approfondimento via via sempre più completo delle vite e dei profili dei singoli componenti della squadra. Sarà anche perché ho cominciato a seguire anche la serie televisiva, che mi aiuta a dare un volto a ciascuno di loro, armonizzandolo con ciò che leggo. Lo stile dell’autore è stupefacente, sia per come riesce a costruire le trame, sia per gli intermezzi in corsivo con la voce ed i pensieri dell’anonimo colpevole, sia per il senso pieno che dà alla parola chiave che sceglie come titolo della storia. In questo episodio ci racconta quanto la rabbia può moltiplicare la forza e quanta potenza può avere il freddo, quando entra nelle ossa e quando si insinua nelle anime. E quanto può cambiarle.
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Il gelo che blocca le anime
Due casi scabrosi per i Bastardi di Pizzofalcone: in una Napoli squassata da un’ondata di freddo siberiano, l’ispettore Giuseppe Lojacono e l’agente Alex Di Nardo sono incaricati dal Commissario Palma di indagare sulla brutale uccisione di due giovani fratelli.
Biagio e la bellissima Grazia Varricchio sono stati trovati nel loro appartamentino uccisi con irosa violenza. Principale indiziato del delitto sembrerebbe essere il padre dei due, appena uscito di prigione dopo aver scontato una condanna a sedici anni di reclusione per omicidio. L’uomo avrebbe voluto riportare la figlia a casa, in Calabria, ma lei non voleva. Anche il fidanzato della ragazza, musicista di poco successo, non è esente da sospetti: potrebbe averla uccisa in uno scatto di gelosia, perché non voleva che lei continuasse la carriera di modella, considerandola indecente. O magari è stato proprio il dirigente dell’agenzia che aveva trovato in Grazia l’eleganza perfetta che cercava da tempo e non si rassegnava al fatto che la ragazza avesse deciso che di non proseguire in quella carriera. Qual è la pista giusta delle tre, oppure ce n’è, forse, una quarta ancora inesplorata?
Romano e Aragona, invece, debbono investigare sulle presunte molestie sessuali da parte di un padre ai danni della figlia dodicenne apparentemente timida e indifesa. I temi della ragazzina, in cui essa evidenzia il disagio, denunciano una situazione reale o sono solo fantasie?
Nel frattempo le vite private dei poliziotti subiscono graduali evoluzioni sentimentali (Lojacono con la PM Piras, Di Nardo con la dirigente della Scientifica), mentre Palma dovrà lottare per conservare le indagini al Commissariato che è sempre a rischio chiusura.
Le sorprese, spesso amare, non mancheranno, per tutti.
Questo quarto romanzo della serie dei “Bastardi” tocca il punto più basso di piacevolezza sinora raggiunto dall'ottimo De Giovanni. Onestamente non mi sarei mai aspettato di dover attribuire un punteggio così basso ad un romanzo dell’autore napoletano, ma “Gelo” si è rivelato una mezza delusione. E provo un estremo rammarico a dirlo.
Lo stile dell’A. è sempre ottimo, filante e ricercato, ma in questo caso non riesce a venire in soccorso alla storia, abbastanza prevedibile, che echeggia vicende simili e che viene diluita in troppe pagine per il reale contenuto della stessa.
Ho avuto quasi la sensazione che questo libro sia stato scritto in modo forzoso, "con la mano sinistra", per far fronte ad un impegno editoriale preso, ma senza provare vera passione narrativa.
Tutti i romanzi di De Giovanni seguono un ben preciso schema che i fan dell’A. ben conoscono e apprezzano. Ma in questo caso l’incrociarsi delle storie, le parentesi sentimentali dei protagonisti, i capitoli di intermezzo dedicati alle riflessioni, all'analisi di una situazione, di una emozione, mostrano tutti una certa artificiosità. In pratica, invece di fluire naturalmente, il racconto rivela il meccanismo, l'ingranaggio sotteso che lo muove e appare tutto innaturalmente calcolato, non sentito col cuore.
Inoltre la necessità di spiegare le vicende personali dei protagonisti, anche ad eventuali neofiti della serie, ha costretto l’A. a tediosi riassunti delle “puntate precedenti” che interferiscono con la narrazione ed infarciscono quasi ogni capitolo di fatti ai più ben noti. Se si tien conto, poi, che detti capitoli sono spesso assai brevi, non è raro scoprire che gran parte di essi siano stati sprecati per questo continuo ripasso, un po’ come avveniva nei vecchi sussidiari scolastici.
Invece di sviluppare le personalità dei protagonisti, di addentrarsi nelle loro vite o di cesellare le situazioni, si viene sottoposti ad una continua rilettura del loro background, senza riuscire a procedere nella nuova storia. Queste spiegazioni non richieste, poi, sono solo approssimativamente imbastite alla vicenda principale, così da creare un certo fastidio quando le si incontra e non è raro che si ceda alla tentazione di saltare a piè pari interi paragrafi.
Insomma, il romanzo rappresenta una battuta d’arresto nell'ottima produzione di De Giovanni. Conoscendo tutta la serie del Commissario Ricciardi, mi viene da pensare che questo libro sia stato scritto in un momento di stanchezza. A meno che i “Bastardi” non siano una fonte di ispirazione meno fertile di quanto non lo sia il Commissario “che vedeva i morti”, ed essa si stia già esaurendo. Mi auguro, sinceramente, che non sia così.
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E' pericoloso, il freddo.
«Bisogna stare attenti, al freddo. Perché il freddo, alla lunga, entra nelle ossa e si insinua nelle anime. E quando si insinua nelle anime, le cambia; secca le sorgenti del sorriso, riempie col ghiaccio i vuoti che prima consentivano di passeggiare sull’orlo dei sentimenti, incantandosi davanti al panorama. State attenti al freddo.»
Con “Gelo” i Bastardi di Pizzofalcone sono chiamati ad intervenire su una duplice e differente indagine: se da un lato gli agenti si ritrovano alle prese con la denuncia silenziosa di una bambina che lamenta violenze e molestie dal padre, dall’altro, devono riscoprire dell’assassino (o degli assassini) di due fratelli, macabramente rinvenuti privi di vita nell’appartamento preso in affitto.
Le indagini scorrono rapide tra le mani del lettore che, per quanto riguarda il primo caso, facilmente intuisce la realtà che si cela dietro le parole delle piccola e dietro la facciata della sua famiglia, ritrovandosi ad essere pertanto maggiormente coinvolto dalla seconda inchiesta per una mera questione di approfondimento. Essendo infatti la problematica delle presunte violenze sessuali su minore davvero facilmente prevedibile, l’autore – così come il conoscitore – tende maggiormente a soffermarsi sulla vicenda più sviluppabile.
La metrica narrativa adottata è la medesima a cui siamo stati abituati tanto con la serie in questione che con quella di Ricciardi, lo stesso vale per la struttura dello scritto, riassumibile, nel medesimo e ormai affezionato schema logico.
L’opera per le ragioni sopra menzionate convince soltanto in parte non brillando, di fatto, per originalità. Resta comunque un interludio piacevole che marca su quelle che sono le sfere affettive dei protagonisti.
Si potrebbe ipotizzare che la stessa giunga meno a causa delle vicende trattate, delle argomentazioni imbastite. Denominatore comune delle precedenti era l'esaminare sempre di questioni che facilmente solleticavano le corde più intime del lettore. In “Gelo” ci troviamo proprio di fronte alla sensazione di “gelo”, gioco di parole atto a rimarcare la costante sensazione di separazione fra chi scrive e chi legge.
Gradevole seppur non eccezionale e indimenticabile.
«No, non mi ero rassegnato. Ma non erano più bambini, signorì. Me li ero persi. Il tempo buttato non è stato quello del viaggio, sono stati i sedici anni che ho passato in galera a pensare a quanto sarebbe stato bello quando li avrei rivisti. Ormai erano due estranei. E io ho scoperto chi ero diventato, in quei sedici anni: un uomo inutile. La vera pena, signorì, non è la libertà che ti levano, è l’uomo che ammazzano. E sono più morto io, oggi, di quel povero cristo che ho preso a pugni tanti anni fa per una birra di troppo»
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GELO
Una voce più adatta di quella di Peppe Servillo non si può trovare, per dare la parola ai bastardi di Pizzofalcone. Non soltanto è spettacolare la trama, ottimamente ideata e scritta da Maurizio De Giovanni, ma anche la voce ha quel non so che di accattivante e coinvolgente.
Ascoltare un audiolibro è sempre un'emozione. Con GELO, mi sono ritrovata, più volte, a riascoltare, volontariamente, lo stesso capitolo, perché alcuni meccanismi narrativi sono tanto azzeccati da rendere alcune scene alla perfezione. Non c'è un modo migliore per narrarle.
Inoltre, l'alternanza dei personaggi, nei capitoli, appassiona il lettore per le tante storie, personali, nella storia, complessiva. Il giallo principale, da risolvere, è l'omicidio, particolarmente efferato, di una coppia di fratelli che vivevano e lavoravano a Napoli. Lui era un ricercatore. Lei una ragazza tanto bella da togliere il fiato e, per questo motivo, aveva appena intrapreso la carriera da modella.
La squadra di Pizzofalcone, chiamata ad indagare sul caso, deve risolverlo in fretta, non soltanto per assicurare un assassino alla giustizia, ma anche per salvare il commissariato, che qualcuno desidera chiudere per lavare quella famosa macchia del passato.
A comporre la squadra sono i soliti, molto interessanti, personaggi: Lojacono, Di Nardo, Romano, Aragona, Calabrese e Pisanelli. Una squadra così sa lavorare bene, anche in condizioni climatiche particolarmente ostili: il GELO, dei giorni in cui vengono narrate le vicende e che dà il titolo al romanzo, è davvero insopportabile. Però, niente può fermare i bastardi di Pizzofalcone. Niente può allontanarli dalla verità.
Ottima e coinvolgente scrittura. E per l'audiolibro, voce perfettamente impeccabile.
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Gelo...ma c'è un Posto al Sole!
Oddio...mi sembra di tradire una persona cara, di tendere un tiro mancino ad un amico...io adoro Maurizio De Giovanni, quando ne ho avuto l'opportunità ho fatto i chilometri per vederne le presentazioni dei libri e questa volta, innamorati dei Bastardi, ho atteso lo slancio dettato dalla passione ed ho letto con qualche mese di ritardi rispetto all'uscita, quest'aultima avventura....e non mi ha colpito!!! Anzi!
Stiamo sempre parlando di un ottimo scrittore, il talento è immenso e la storia è ben costruita ma, qualcosa va scemando da quella prima indagine del Commissario Lojacono e da quella successiva con i colleghi sgangherati di Pizzofalcone.
Rimangono i caratteri forti e marcati dei personaghi, proseguono i turbamenti sentimentali ed in alcuni casi evolvono ma, permettetemi un'analogia con un altro successo partenopeo...sembrano intrecci alla "Un Posto al Sole", che ogni giorno tengono bloccati milioni di persone in attesa di capire come si evolveranno le varie storie dei personaggi ma, si ha anche il sentore che non si arriverà mai ad una fine!
In questo libro scorrono parallelamente due indagini, la prima su un omicidio di due fratelli venuti dalla Calabria per mettere in evidenza le loro doti principali, il fratello l'intelligenza e la sorella la bellezza, la sedonda indagine pone i Bastardi di fronte ad un sospetto di abusi minorile. Tema caldo, molto difficile e che, a mio avviso, lo scrittore perde un pò di vista e chiude troppo frettolosamente.
Beh, in conclusione, che dire, le mie aspettative quando esce un libro di de Giovanni sono altissime e di solito sempre appagate ma, in questo caso alla fine del libro mi sono ritrovato con poco "gelo" dentro e molta fame..fame di sapere cosa succederà la puntata successiva ma, al tempo stesso temendo di non avere ancora risposte e di dover attendere anni per capire le scelte di vita dei protagonisti. Non so se è un'idea/richiesta solo mia, ma sarebbe bello che l'autore chiudesse alcune storie, le consolidasse e magari ne aprisse di nuove, prorpio per non lasciare nel lettore questa suspance che, troppo protratta può stufare...anche nella serie di Ricciardi che credo essere tra le migliori in assoluto c'è questo rischio!
Buona lettura!
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I Bastardi sottotono
Amo i "bastardi", amo la Napoli che circonda il commissariato di Pizzofalcone, ma questa volta non ho trovato lo slancio dei romanzi precedenti nè il passo in avanti che mi aspettavo con il progredire della serie.
I poliziotti a cui mi sono da subito affezionata sono rimasti questa volta un po' troppo "al palo". Emarginati e come sempre a rischio chiusura (e questo va bene!) ma fin troppo avvitati nei loro problemi personali e nei loro limiti caratteriali a cui non sembra esserci rimedio. Pur non aspettando scelte rivoluzionarie o svolte improbabili, questa staticità rende i personaggi distanti, l'insieme cupo e quel che è peggio monotono.
Discorso simile mi sento di farlo per la trama dell'indagine. Ottima l'ambientazione universitaria, tra appartamenti di studenti fuori sede e laboratori di ricerca, ma stereotipati i personaggi di contorno.
Aspetto il prossimo!
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un buon romanzo ma De Giovanni deve rinnovarsi
DE Giovanni rimane fedele a se stesso in questo nuovo episodio della saga del commissariato di Pizzofalcone. il giallo è di tipo tradizionale ( diversi sospettati per un duplice omicidio , fratello e sorella , lui promettente ricercatore universitario, lei aspirante modella ), i dialoghi rimangono godibili, le descrizioni della città di Napoli accurate, la qualità di scrittura rimane notevole e ben al di la' della media dei giallisti in circolazione . Tutto perfetto ? Direi di no. De Giovanni, secondo il mio parere , ha trovato il filone d'oro e , come molti scrittori, non riesce o non vuole più evolversi o sperimentare. Alcune tecniche narrative da lui utilizzate (" affidare" ai sospetti dei monologhi interiori , descrivere i pensieri e le azioni dei vari protagonisti del commissariato in alcuni momenti della giornata, descrivere come le condizioni climatiche influenzino l'umore dei protagonisti ) mostrano un pò la corda , le vite dei vari protagonisti vengono descritte ormai in modo ripetitivo e alcune volte quasi stucchevole ( é possibile che Aragona , sul lavoro un esibizionista quasi burino non confessi il suo amore alla cameriera dell'albergo ? è credibile che Loiacono venga corteggiato da due donne da 3 romanzi ? che il commissariato risolva un caso dopo l'altro e sia sempre sul punto di essere chiuso ? ). Queste inverosimiglianze del racconto e queste pigrizie dello scrittore non cancellano comunque il piacere di leggere un buon giallo scritto con metodo e buona scrittura
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Gelo...tanto troppo gelo
Caro De Giovanni sarà che ci siamo adagiati sugli allori, e non voglio neanche dire che non sia un bel romanzo, sarà che come formula è un po' ripetitiva...basta meglio che mi fermi.
Un buon thriller ma da questo autore pretendo di più, sicuramente ha più presa rispetto a gli ultimi due libri dello stesso autore con Ricciardi come protagonista, forse perchè nella serie di Pizzofalcone i personaggi sono un po' tutti protagonisti e rendono meno monotono lo sviluppo delle trame.
La storia riguarda un'indagine per un duplice omicidio ma alla fine lo sviluppo della trama è troppo identitco ai precedenti. Anche il finale è prevedibile per un lettore ormai navigato con il genere.
Non so sarà un caso, ma da quando il buon De Giovanni è passato con Einaudi non mi convince più con i suoi romanzi, si certo sono gradevoli alla lettura ma i picchi dei primi Ricciardi sono e rimangono indimenticabili.
Non è assolutamente una bocciatura anzi direi un più che sufficiente che per un autore di questo calibro non è che sia proprio un complimento. Spero che la mia opinione venga accolta come un invito all'autore per tornare ai vecchi fasti del passato anche perchè tu Maurizio puoi e noi lettori lo pretendiamo.
Buona lettura a tutti.
Il Syd