Follia maggiore Follia maggiore

Follia maggiore

Letteratura italiana

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Una nuova avventura di Carlo Monterossi, il milanesissimo autore televisivo e detective per caso nato dalla penna di Alessandro Robecchi. Una donna viene trovata morta per strada sotto casa, si sa che ha avuto una colluttazione con qualcuno, è scivolata e ha battuto la testa, ma non sembra uno scippo andato male. Sotto una pioggia livida che flagella Milano incessantemente, Ghezzi e Carella da un lato e Monterossi e Falcone dall’altro si incrociano e si evitano, due coppie di investigatori, ognuna con i suoi metodi e con alterne fortune, alla ricerca del colpevole, perché ormai è acclarato: si tratta di delitto.



Recensione della Redazione QLibri

 
Follia maggiore 2018-01-20 16:32:53 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    20 Gennaio, 2018
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Il dolce rimpianto che fu

Un libro tutto giocato sul filo del rimpianto e delle sue conseguenze, quest’ultimo testo di Alessandro Robecchi: Follia maggiore.
Un sentimento quello del rimpianto che in questo caso ha un che di dolce e di sentimentale. Ma c’è qualcosa di peggio ed:
“E’ quando il rimpianto si incastra con il rimorso, due cose inestricabili che messe insieme sono micidiali.”.
Sembra vivere in preda a tali emozioni Umberto Serrani, un uomo di settantadue anni, elegante, perfetto, ex faccendiere finanziario, operatore in quel mondo particolare sempre in bilico tra il legale e l’illegale, dai clienti facoltosi e danarosi, oggi in preda e in balia delle ossessioni più profonde. La ferita, sempre aperta da ben venticinque anni, si incancrenisce ancor di più, una mattina quando apprende che Giulia Zerbi è stata uccisa in modo brutale per la strada. Giulia, un amore del passato, conosciuta quando lui era già sposato con prole, mai dimenticata, un amore libero, vissuto in un eterno arcobaleno, disarcionato dalle necessità contingenti della vita.
“Diversissimi, lei intellettuale ironica, i corsi di sceneggiatura in Francia, l’insegnamento, le traduzioni. Lui chiaramente razionale, veloce nelle risposte, misterioso perché non poteva dirle che di mestiere nascondeva i soldi dei ricchi. (…) C’era invece un’intesa tra menti libere, va bene, ma soprattutto c’era una corrente costante tra loro, un cavo scoperto dell’alta tensione, un’attrazione fisica che poteva degenerare in dipendenza, ma non come si può pensare. Era una ricerca reciproca dei limiti reciproci e dell’osare, era il piacere di concedere tutto, di annullare ogni difesa e ogni pudore.”.
Lì decide di pagare i debiti, mai assolti, con il passato e fa la conoscenza con l’unica figlia di Giulia, Sonia. Ha un piano ben preciso in mente e non può metterlo in atto da solo. Accorre in suo aiuto Carlo Monterossi e Oscar Falcone. Carlo, autore televisivo che ha dato il via alla trasmissione trash “Craz Love”, poi abbandonata per gettare le basi di un programma innovativo, con l’hobby delle investigazioni, e anche un po’ di fiuto per cacciarsi in guai notevoli, è stato protagonista di altri libri a firma di Alessandro Robecchi come Torto marcio o Di rabbia e di vento. Con l’inseparabile, un po’ enigmatico, amico Oscar aiutano Umberto nei suoi propositi, soprattutto cercando di realizzare i sogni e le ambizioni di Sonia, una giovane ragazza, che sta cercando, affannosamente, di diventare una cantante lirica. Ed allora ecco che:
“ho assistito al melodramma dell’orfanella salvata e protetta. Ho visto un mondo che mai avrei pensato… Lo spettacolo del giovane soprano che bacia lo sposo cantando alla sposa che… “non si dà follia maggiore dell’amare un solo oggetto? “.
Intense, come ho già affermato all’inizio, le pagine dedicate al filo conduttore del romanzo: il rammarico, la nostalgia dolorosa. Ma:
“Ma non c’è solo il rimpianto, c’è anche la cura, c’è un amore post-abbandono che può essere denso e potente. Un rimettere a posto le cose, un risarcimento postumo, un dire, sì, l’ho perso, ma era il mio amore e lo sarà sempre. Come dire che il rimpianto è una cosa complicata, che sa travestirsi da attenzione, da dedizione, ma alla fine rimane rimpianto.”
A far da cornice alle vicende narrate c’è sicuramente Milano, una Milano trasformata, quella del ceto medio impoverito, un po’ triste, che non è più, costantemente piovosa, lugubre, lontana dagli sfarzi e dagli agi tristemente esibiti.
Follia maggiore è sicuramente un giallo, vivace ed intrigante, che avvince sempre di più, fino alla risoluzione finale. Ma ha un sottofondo, intimo ed intimistico, di malinconia soffusa, di dolcezza perduta, magari celata dietro un tono falsamente ironico o cinico. Alessandro Robecchi si conferma, ancora una volta, un ottimo e fine romanziere, capace di mescolare vari temi e generi con arguzia letteraria e sapienza narrativa.

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Consigliato a chi ha letto ed amato Alessandro Robecchi Torto marcio o Di rabbia e di vento.
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Follia maggiore 2018-02-06 18:43:59 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    06 Febbraio, 2018
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E' inutile rimpiangere il passato.

Devo ammettere che Alessandro Robecchi è uno dei miei scrittori preferiti. Oltre a possedere uno stile narrativo scorrevole, ironico, ricco di sfumature, riesce anche a tenere sempre sulla corda l’attenzione del lettore, sia quando tratta vicende emotivamente coinvolgenti, sia quando divaga su argomenti più banali, riguardanti la vita di tutti i giorni dei suoi personaggi, la coppia di poliziotti Ghezzi e Carella ed i due investigatori dilettanti, il manager televisivo Carlo Monterossi e l’amico inseparabile e imprevedibile Oscar Falcone. In questo nuovo romanzo, che riecheggia nel titolo una famosa aria dal “Turco in Italia” di un giovane e libertino Rossini (“..non si dà follia maggiore dell’amare un solo oggetto…”), Robecchi centra tutti i suoi possibili obiettivi: una storia d’amore del tempo che fu, vissuta con travolgente passione e che ha lasciato nostalgia e rimpianti, l’ambientazione in una Milano piovosa e periferica, villette pretenziose e palazzoni grigi e anonimi, la descrizione del fatato mondo della lirica costruito magistralmente in una lussuosa suite di un famoso Hotel milanese e sul palco di un concorso canoro, il mondo dei balordi e degli usurai, le magagne degli uffici della questura ove possono nascondersi mele marce… La storia, per sommi capi, ci parla di un delitto: la vittima è una ricca signora della buona società, Giulia Zerbi, finita per necessità nelle grinfie di usurai e amata anni e anni prima appassionatamente da un distinto e facoltoso imprenditore finanziario. Costui, Umberto Serrani, sconvolto per la perdita della donna un tempo adorata, decide di proteggerne la figlia, Sonia, aiutandola nella carriera di promettente cantante lirica fino al trionfo in un concorso canoro. Ma il rimpianto per l’amore perduto cova sempre nell’animo dell’anziano pigmalione. Intanto, gli investigatori cercano l’autore del delitto, scavando nel mondo degli usurai e individuando possibili colpevoli: solo un colpo di scena e una occasionale scoperta dovuta all’intuito di un bravo detective permetteranno di individuare il vero colpevole.
Il romanzo è di piacevole lettura. Le novità non sono poche: Carlo Monterossi sta per lanciare un programma televisivo tutto suo, e, nell’attesa, si intrattiene in romantiche serate, lui, così austero e solitario, con una compiacente collega, mentre uno degli investigatori ufficiali sembra lasciarsi tentare dall’invito di Falcone a collaborare con lui in attività investigative private più remunerative.. Ma il tema principale del romanzo è la nostalgia, fatta di ricordi di un tempo ormai sepolto dagli anni, e soprattutto il rimpianto: un rimpianto del passato che tormenta il vecchio imprenditore, e che induce anche Monterossi a meditare sul suo passato. Fino all’amara conclusione che rimpiangere quello che non si è fatto(e forse si poteva) è perfettamente inutile: tanto, certe occasioni sono solo nostalgici ricordi, e non torneranno mai più.


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I romanzi di Alessandro Robecchi.
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