Farfalla nera
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
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VECCHIE CARTOLINE
Farfalla nera vive in un villaggio dell’Africa, viene violentata dai guerriglieri e ingannata dall’amato si vendica in modo atroce. Si tratta però della protagonista di uno dei tanti racconti che il commissario Berté scrive al computer nei ritagli di tempo del suo lavoro di poliziotto. Una donna, una delle tante, che inquietano con la loro presenza conturbante o la loro assenza allarmante la mente del protagonista del romanzo di Emilio Martini, pseudonimo di un vero funzionario di Polizia: c’è l’amata Marzia, felicemente coniugata, c’è la professoressa Groppini, la preside assassinata, la collega attraente e ci sono le fugaci e sensuali apparizione di un istante, la cameriera slava, la liceale dal sorriso radioso, le figlie abbronzate della vittima, l’editrice senza peli sulla lingua. All’universo femminile si contrappone quello maschile, fatto di sfruttatori di mogli ricche, potenziali assassini, seduttori di minorenni, padri indifferenti o mariti lontani o fedifraghi. Alla più o meno rigida divisione in sessi si intreccia quella in classi sociali, altrettanto classicamente invalicabile in un paese della provincia ligure somigliante a “una vecchia cartolina sbiadita dal tempo”: la vittima dirigeva un prestigioso liceo privato ed è fra le ipocrisie dei ricchi che devono indirizzarsi le ricerche del detective che si porta con sé le sue debolezze ed idiosincrasie. Ed è soprattutto su queste ultime che si focalizza la scarna pagina di Martini ed è proprio la visione schematica del protagonista a essere confortata dalla scoperta dell’assassino. Le vecchie cartoline sono sbiadiate ma di esse continuiamo a riempire i nostri album
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Opinioni inserite: 1
Un commissario con la coda...
…un po’ sui generis. La sua carta d’identità è presentata sul retro del libro e fa sorridere. Anche conoscendolo ti ispira comunque simpatia, anche se non così tanta come altri commissari italiani del nostro Sud. Lui è milanese, trasferito in Liguria. Siamo nella terra del pesto e delle focacce e questa buona forchetta si ritrova a dover indagare sull’omicidio di una preside, molto nota nel paese. Rovista nelle rispettabili vite di tante famiglie di provincia e l’odore di perbenismo permea queste pagine. Penso sia l’aspetto più caratteristico che l’autore ha voluto dare alla storia, al di là della trama in sè. Un giallo molto all’italiana. Con un protagonista che fa la parte del leone, con i suoi frequenti discorsi con se stesso che sono evidenziati dagli intercalari scritti nel testo in carattere corsivo. I personaggi sono un po’ tutti a tinte pallide. E forse questo è un po’ un peccato. E’ una lettura che scorre via facilmente, ma forse lascia anche poco. Il racconto della farfalla nera, racconto nel racconto, oltre a rafforzare la figura del commissario scrittore nonché lettore accanito ed onnivoro, mi è sembrato comunque un po’ posticcio, troppo forzato e non incastonato nella cornice del giallo come invece poteva essere.