Fa troppo freddo per morire
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Contrera
L’ex poliziotto Contrera non è certo persona di moralità incorruttibile, anzi. Se è stato costretto a lasciare l’arma e la divisa per dedicarsi all’attività di investigatore privato, è proprio perché più volte si è abbandonato alla tentazione dettata da quel confine sottile tra legalità e illegalità e più precisamente dall’illiceità. Qualche bustarella da un lato, qualche occhio chiuso dall’altro, qualche partita di droga non riconsegnata per essere venduta, qualche piccolo espediente per arrotondare lo stipendio sono solo alcune delle colpe a lui ascrivibili. Ma Contrera è un uomo che non si perde d’animo. Anche se la sua vita è andata a rotoli, anche se non ha più rapporti con la ex moglie e con la figlia quindicenne dai capelli verdi Valentina, anche se si arrabatta con quei pochi euro raggranellati mediante i pedinamenti di mariti infedeli, anche se il suo ufficio è sito in una lavanderia a gettoni di un marocchino, Mohamed. E sarà proprio quest’ultimo a coinvolgerlo in questa prima particolare indagine stilata da Christian Frascella. Eh sì, perché il nipote del proprietario, Driss, si è cacciato in guai seri con degli strozzini albanesi, uomini loschi e appartenenti alla mala a cui deve almeno settemila euro. Il primo contatto di Contrera con il capoccia Oskar e il suo gruppo di seguaci non va nel migliore nei modi, ma neanche nei peggiori se si considera che il detective riesce ad ottenere una dilazione di pagamento di ben dieci giorni. Pochi, ma sempre meglio della morte, no? Asserisce l’uomo dalla giacca mimetica alla guida di una panda young del ’97. Di fatto per il povero sbruffone di un Contrera le cose sono solo destinate a peggiorare e questo, in particolare, quando Oskar, dopo un colloquio poco fruttifero con l’agente stesso, viene rinvenuto privo di vita nel suo locale e con un coltello piantato nel petto, questo quando tutti i sospetti della sua morte ricadono proprio sul giovane marocchino, avvistato mentre si dava alla fuga dal luogo del delitto. Molte le incongruenze nella ricostruzione dei fatti, lacunose anche le prove a carico del giovane, eppure la polizia, condotta dal vicequestore De Falco sembra aver già riscontrato in lui il colpevole perfetto. E Contrera che ha un codice d’onore tutto suo, che ha sempre la battuta pronta per nascondere quelli che sono i guai, i rimorsi e i dubbi della sua vita deviata, che comunque ha un tacito accordo con Mohamed non può proprio fare a meno di non indagare. Deve scoprire la verità e trovare Driss prima che sia troppo tardi. Ce la farà?
Ambientato nella Torino oscura della criminalità in una città quindi ben diversa da quella ricca e positiva che siamo abituati a vedere e scritto con una penna ironica, fluida, ilare, “Fa troppo freddo per morire” è un poliziesco/comedy che a tratti, per le qualità del suo eroe principale, ricorda la serie di Rocco Schiavone di Antonio Manzini ma che comunque se ne distanzia e differenzia per indagine, struttura della storia e enigma ricostruito. Frascella riesce quindi a creare un protagonista che si odia e si ama al contempo a cui si affianca una prima indagine piacevole e solida. Non solo, l’autore riesce anche a delineare il panorama multiculturale attuale, evidenziandone pregi e difetti ma senza mai cadere in banalità e/o luoghi comuni.
Una buona prova.
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Torino e Contrera
Contrera è il personaggio partorito dalla fantasia di Christian Frascella in Fa troppo freddo per morire. Un nuovo, particolare, investigatore si affaccia per la prima volta sulla scena letteraria. Contrera è:
“forse l’ultimo dei bastardi romantici.”.
Un matrimonio distrutto, una figlia, Valentina, che odia i genitori in ugual misura, Contrera, poliziotto mancato, costretto a dare le dimissioni in seguito ad un suo deplorevole comportamento, ottiene la licenza di investigatore privato ed il suo studio ha una sede alquanto insolita: nella lavanderia a gettoni gestita da Mohamed nel quartiere Barriera di Milano a Torino. Lui, lì:
“In questo quartiere che, conosco come i miei anfibi rotti e nel quale tutti sanno chi sono, ho messo in scena i tre atti della mia tragedia: atto primo, ingenuità e scoperta; atto secondo, corruzione e caduta; atto terzo, nemmeno un chiodo a cui appendere il cappello.”.
In un locale a luci rosse viene ucciso un albanese, con cui poco prima Contrera aveva avuto un acceso diverbio. Costretto da Mohamed ad indagare per aiutare un suo nipote in difficoltà, Contrera si scontra con mafia, mondo oscuro delle commesse, usura, tanta violenza, inseguendo una sua “particolare” morale, non sempre limpida. Su tutto le leggi non scritte di un quartiere difficile, come quello di Barriera, che era:
“un quartiere operaio di immigrati del Sud. Lavoravano all’Iveco, alla Pirelli, alla Michelin, alla Magneti Marelli. Poi quella generazione è quasi sparita, sono scappati altrove o sono morti. Quelli che sono rimasti, per scelte sbagliate o per scalogna, hanno messo al mondo questi figli del buio. Senza lavoro, senza laurea, senza altro destino che girovagare a muso duro da una via all’altra, da un locale all’altro. L’invasione degli extracomunitari ha spezzato il tenue equilibrio su cui si reggeva il quartiere. La malavita locale si è scontrata con quella albanese, rumena, magrebina, asiatica, è stato versato del sangue. Sono arrivate le armi. Barriera è diventata un centro di smercio, parte da qui l’eroina che istupidisce mezza città.”.
Un giallo accattivante, che ricorda le avventure e i personaggi di Sam Spade, Philip Marlowe o l’87° Distretto, scritto con una prosa leggera, frizzante, veloce. Un testo che fa i conti con l’attualità odierna, con la difficile integrazione; mescolando con abilità umorismo, noir e commedia all’italiana.