Enigma in luogo di mare
Letteratura italiana
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“Lei non ha idea, maresciallo...”
Il colpevole lascia spesso, per chi sappia guardare, “una scia apparentemente irregolare, incostante, ma di fatto uniforme e dritta come una freccia indicatrice”.
Lo stile di Fruttero e Lucentini è inconfondibile, frizzante e ammiccante, con un'ironia che non risparmia nessun personaggio e strizza continuamente l'occhio al lettore.
Questo è un giallo caratterizzato da citazioni dotte, reminiscenze classiche e dantesche, e da ambienti tipici che danno un'impronta decisamente italica alla narrazione.
Siamo in Toscana, e la pineta della Gualdana, luogo ameno per vacanzieri nel periodo estivo, assume improvvisamente in una giornata d'inverno “un lucore cadaverico sbarrato dal rigor mortis di 18.300 pini”. E' un coperchio sotto il quale bollono amori, odi, rancori, solitudini e depressioni.
Ne sa qualcosa il protagonista, (ex?) depresso per il quale un omicidio e due misteriose sparizioni saranno un toccasana corroborante.
Toccherà a lui sbrogliare la matassa, lui che s'intende di alternanze maniaco-depressive e conosce bene i meccanismi tortuosi della mente.
L'intreccio è originale e ben congegnato, si legge di delitti e miserie umane senza angoscia, spesso si ride. La galleria di personaggi ricorda un po' quelle di Agatha Christie, ricca com'è di colore e brio, ma le azioni di alcuni di loro, montate ad arte per gettare fumo negli occhi al lettore, a volte non si amalgamano bene alla trama e restano distaccate dall'insieme.
Nel complesso è un romanzo godibile, che porta a riflettere con leggerezza su alcuni aspetti della vita, “gioco di infinite contrapposizioni e contaminazioni”, con un occhio all'inesorabile fatalità: “Ciò che è stato è stato, ciò che doveva accadere è accaduto, come sempre”.