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Non si fa che parlare dell’ELP, l’Esercito di Liberazione del Pianeta. Il vicequestore Rocco Schiavone guarda con simpatia mista al solito scetticismo ai gesti clamorosi di questi disobbedienti che liberano eserciti di animali d’allevamento in autostrada. Semmai è incuriosito dal loro segno di riconoscimento che si diffonde come un contagio tra ragazze e ragazzi. La vera violenza sta però da un’altra parte e quando Rocco viene a sapere di una signora picchiata dal marito non si trattiene, «come una belva sfoga la sua rabbia incontenibile»: «un buon suggerimento» per comportamenti futuri. Solo che lo stesso uomo l’indomani viene trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte. Uno strano assassinio, su cui Schiavone deve aprire un’inchiesta da subito contorta da fatti personali (comici e tragici). Per quanto fortuna voglia che facciano squadra clandestinamente anche i vecchi amici senza tetto né legge di Trastevere, Brizio e Furio, che corrispondono al suo naturale sentimento contro il potere. Nel caso è implicata una società che sembra una pura copertura. Ma dietro questa copertura, qualcosa stride e fa attrito fino a bloccare completamente Rocco sull’orlo della soluzione del caso. Intanto crescono in aggressività gli atti dell’ELP fino a un attentato che provoca la morte di un imprenditore di una fabbrica di pellami. Indagando, Rocco si rende conto che forse, dal punto di vista della sensibilità ambientale, sullo stabilimento non c’è molto da ridire. Ma perché i «simpatici» ambientalisti sono giunti a tanto?



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ELP 2024-04-04 15:29:14 Lonely
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Lonely Opinione inserita da Lonely    04 Aprile, 2024
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Rocco e l'ELP

Un marito violento ucciso con un colpo di pistola in fronte e l’omicidio di un imprenditore di una fabbrica di pellami e sullo sfondo lo scenario degli ambientalisti dell’ELP, l’Esercito di Liberazione del Pianeta.
Questi sono i due nuovi casi cui il vicequestore Rocco Schiavone deve far fronte in quest’ultimo libro di Antonio Manzini.
Avevo lasciato un po’ indietro, i gialli di Manzini con Rocco Schiavone, perché devo dire la verità, ma è un mio difetto, quando poi dai libri ne fanno delle serie tv, perdo un po’ l’entusiasmo a leggere, perché non fantastico più, mi ritrovo già tutto fatto, personaggi, luoghi, dialoghi e m’impigrisco un po’.
E’ il motivo per cui non ho più letto De Giovanni o Camilleri, perché ormai per me Montalbano è Zingaretti e Gassmann il commissario Lojacono e non mi diverte più, si perché per me leggere è anche e soprattutto un “divertissement”, e non c’è svago senza l’uso della fantasia.
Ma con Antonio Manzini, non è così. Anche se devo ammettere che Rocco Schiavone è Marco Giallini, e non potrebbe essere nessun altro, tornare a leggere lo Schiavone di Manzini è un po’ come tornare a casa sedersi sul divano e perdersi dentro l’ennesima storia calda e avvolgente, nonostante, o forse proprio per quello, i personaggi e i luoghi siano gli stessi. Ma la trama è ciò che li contraddistingue, che è sempre originale e imprevedibile, e non solo nella risoluzione dei gialli, perché questo sono, più o meno complicati, ma anche e soprattutto nelle relazioni tra i protagonisti di questi romanzi che ruotano si intorno a Rocco, ma che hanno però una parte e un posto altrettanto importante quanto lui. Antonio, Deruta, D’intino, Casella, il questore, Baldi, la giornalista, Brizio, Furio, Sebastiano sono pezzi integranti , ma non aggiunti a Schiavone, unica star: tutti brillano di luce propria, e non esisterebbe Schiavone senza di loro.
Un romanzo di Manzini non è solo un giallo, ma una macchina complessa di rapporti e relazioni tra i vari personaggi, che non potrebbe funzionare altrimenti.
E poi le riflessioni sulla vita, sul suo valore, sulla morte, sull’amore e l’amicizia, nel loro senso più profondo, riempiono l’anima di chi legge.
Insomma un giallo di Manzini non è solo un caso da risolvere ma un’esperienza da vivere o meglio da leggere!

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ELP 2023-09-28 14:12:16 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    28 Settembre, 2023
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Esercito di Liberazione del Pianeta

Galline e maiali liberati sulle autostrade. Mucche lasciate a pascolare in piazza delle Erbe. Folle di giovani che manifestano pacificamente per la salvaguardia del pianeta.
Persino un nuovo saluto, con quattro dita davanti al viso a simboleggiare i quattro elementi e dimostrare la propria simpatia al movimento.
In Italia sono sempre più numerosi i sostenitori dell'ELP - Esercito di Liberazione del Pianeta - che portano avanti una politica anche violenta, sicuramente illegale, ma senza danni alle persone, con il solo scopo di muovere istituzioni e coscienze verso la propria causa.
Una causa, in fondo, giusta.

Ma un poliziotto è chiamato a far rispettare la legge sempre, senza poterla filtrare attraverso il proprio concetto di giusto e sbagliato. Non si può picchiare un uomo, anche se maltratta sua moglie ogni giorno. Non si può rubare, anche se prendere soldi a dei trafficanti di droga per darli a un poveraccio sembra un'azione degna di Robin Hood. Non si può proteggere l'ELP, anche se forse qualcuno sta utilizzando il movimento ecologista per nascondere i propri biechi intrighi.
E se quel poliziotto è Rocco Schiavone, uno sbirro che da sempre si muove ai limiti della legalità, anzi a volte proprio nell'illegalità?
Allora la storia potrebbe avere risvolti inattesi.

Il romanzo offre una narrazione assai complessa dove numerosi episodi criminali si muovono proprio sulla linea di confine tra giusto e sbagliato, proponendoci interessanti spunti di riflessione ma, soprattutto, regalandoci un racconto di ampio respiro. Con tocco leggero e tagliente ironia, punteggiando le pagine di battute irriverenti e momenti tragicomici, Antonio Manzini disegna sulle pagine i cambiamenti e le contraddizioni della società di oggi, dando vita a personaggi veri, alle prese con le paure, le solitudini e le domande di tutti noi. Quando lo specchio restituisce rughe e capelli diradati, è inevitabile interrogarsi sul tempo che passa, sulla vita che ci si è limitati a guardare, sulle barriere che si sono costruite, sulle battaglie perse, chiedendosi infine se si abbia ancora la voglia di ritentare. ELP è sicuramente un libro di bilanci, malinconie e inganni, capace di parlare davvero a tutti, e per questo è, a mio parere, uno dei romanzi più riusciti di questi dieci anni di una serie "di genere" che ha saputo nel tempo rinnovarsi ed elevarsi.

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ELP 2023-09-04 15:46:25 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    04 Settembre, 2023
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Critica sociale a tinte gialle

Rocco Schiavone è sempre più insofferente verso la società e i suoi sottoposti, disilluso dalla vita e dall'amore, anzi ferito a morte dalla morte della moglie Marina cha ancora vive non solo nei suoi ricordi e nei suoi pensieri ma addirittura accanto a lui, si confronta con lui nei suoi silenzi , nella sua solitudine, lo capisce e gli cura le ferite dell'anima come nessuna donna reale ha saputo fare dopo di lei, verrebbe da pensare che non vuole lasciare andare Rocco ma in realtà è il contrario: è Rocco che non riesce a lasciar andare Marina, la sua altra metà della mela senza cui niente ha più davvero valore e senso.
In questi giorni tormentati qualunque incombenza lavorativa diventa una seccatura espressa in gradi su un apposito tabellone esposto in questura, quando Schiavone scopre casualmente del vizio di un uomo di picchiare sistematicamente la moglie decide di redimerlo a modo suo, convinto che la giustizia quella vera , quella che lui stesso dovrebbe perseguire sia troppo lenta e debole di fronte a certi soggetti. Qualche giorno dopo la "ripassata" ricevuta da Schiavone l'uomo in questione viene trovato morto e la seccatura del decimo grado cioè l'omicidio da risolvere è ancora più delicata proprio per quanto avvenuto tra Rocco e la vittima.
Nel frattempo in tutta Italia un sedicente Esercito di Liberazione del Pianeta inscena proteste clamorose e grottesche con liberazione di animali in autostrada, imbrattamenti vari, atti a difesa della natura e del pianeta vilmente danneggiato dall'uomo e dai suoi sconsiderati comportamenti, Schiavone silenziosamente parteggia per questi ragazzi e i loro ideali purchè le dimostrazioni continuino a rimanere nell'ordine della sicurezza e non violenza.
Mentre risolve la prima questione un imprenditore locale viene dilaniato nel proprio ufficio da un pacco bomba e l'attentato sembrerebbe opera dell'ELP che però stavolta ha fatto qualcosa di assolutamente inconsueto e terribile arrivando ad uccidere, tra l'altro in Val D'Aosta dove non sembrava avere particolare operatività.
L'azienda dell'imprenditore ucciso era in regola con lo smaltimento dei rifiuti tossici e non sembrano esserci motivi per fare del suo proprietario il bersaglio di una ritorsione così atroce, a Rocco qualcosa non torna e approfitta della collaborazione, ovviamente nascosta, di Furio e Brizio, in fuga in Val d'Aosta dopo averne combinata una grossa a Roma, per dipanare la matassa.
Rispetto ad altri romanzi di Manzini la parte investigativa è meno brillante mentre si fa più ampia quella riguardante le vite dei vari personaggi, non solo Rocco ma anche i suoi sottoposti ormai ufficialmente parte di una sorta di famiglia allargata del vicequestore in un romanzo dove sia le vicende che le riflessioni del protagonista attingono in maniera concreta a quanto viviamo realmente ai nostri giorni in un romanzo che è appunto una critica sociale con l'espediente del giallo.
Sempre godibilissimo.

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ELP 2023-06-25 15:02:59 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    25 Giugno, 2023
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In difesa degli ambientalisti.

E’ il dodicesimo episodio della serie dedicata al vicequestore Rocco Schiavone, un poliziotto che ne ha viste di tutti i colori, stanco della routine quotidiana, della meschinità della gente e, soprattutto dei rompiscatole: poco incline a socializzare, vive nel ricordo struggente della moglie Marina, perduta anni prima, ed in compagnia delle immancabili sigarette, che fuma in continuazione, e della “cagnolona” Lupa, che lo aiuta a sopportare stoicamente, ma non troppo, sottoposti e superiori. In questura c’è una certa preoccupazione per un sedicente Esercito di Liberazione del Pianeta (ELP) , in Val d’Aosta ancora poco attivo, ma che altrove si è manifestato con spettacolari trovate, come liberazione di eserciti di animali per le strade e nelle piazze e proclami inneggianti alla salvaguardia della Terra ed al rispetto dell’ambiente. L’indignazione di Schiavone è però rivolta ad un marito manesco, Roberto Novailloz, che picchia sistematicamente la moglie: l’intervento del vicequestore va oltre le righe, tutto sembra risolto, ma accade che, giorni dopo, Roberto venga trovato ucciso con un colpo in fronte dopo essere stato pestato a sangue. Si aprono le indagini, viene alla luce un giro di traffici illeciti che coinvolgono Roberto, una Società apparentemente pulita ma con proprietari reticenti e coinvolti in movimenti misteriosi di denaro, ed il barbiere del paese, capo della banda di trafficanti. Chiusa l’indagine ed assicurati alla giustizia i malviventi, ecco un altro evento delittuoso ad infiammare la Valle: un pacco bomba dilania il titolare di una fabbrica di pellami, Simone Ferrazzi, incendiando e devastando l’ufficio. La fabbrica, ora ecologicamente a posto, un tempo inquinava versando nei torrenti sostanze tossiche: questo è sufficiente per indirizzare le indagini sui simpatizzanti dell’ELP. Ma Rocco Schiavone dubita: ambientalisti rumorosi sì, ma non assassini. Ed è con questa ferma convinzione che conduce le indagini da par suo, indagando ed analizzando ogni dettaglio, come è sua abitudine, con la collaborazione addirittura di una grafologa e di una esperta di dizione per analizzare messaggi e simboli. E, nonostante pareri opposti dei superiori e addirittura l’intervento velatamente minaccioso di un funzionario dei Servizi segreti, giunge ad una sconcertante scoperta: l’ELP non c’entra nulla. II vero insospettabile assassino, finalmente individuato, con astuzia diabolica aveva tentato con ogni mezzo di deviare le indagini, tentando di incolpare del delitto gli ambientalisti.
A Rocco Schiavone i giovani che protestano e che anche in Valle cominciano a farsi notare suscitano simpatia: lottano per un ambiente più sano, contro inquinamenti, allevamenti intensivi e mattanza di animali, cercando di sostenere temi ecologisti per la salvaguardia del pianeta, contro un sistema che li osserva e controlla con sospetto e indifferenza. Rocco sente di essere dalla loro parte, contrario com’è ad ogni forma di sopraffazione ingiusta: Manzini ne caratterizza molto bene la personalità, sottolineando anche l’insofferenza alla routine, la stanchezza, la difficoltà di relazionarsi con certi colleghi, la sensazione di non farcela più. Soprattutto nei confronti dei rompiscatole: “… una razza a parte, che andava isolata, tolta dal consesso umano. Lo stupido lo si può educare, l’ipocrita lo si può convincere … il rompicazzi no. Ligio al dovere etico di rendere la vita degli altri impossibile, da sempre nemico dell’umanità, spietato e mai imbrigliato, si nutre e ingrassa alle spalle degli altri, scarica anzi sulle spalle degli altri le sue frustrazioni …”. Si possono così spiegare anche certe crisi rabbiose, anche nei confronti dei sottoposti, che, nonostante certi atteggiamenti bruschi, lo stimano e lo seguirebbero in capo al mondo: Deruta, Caterina, Casella, D’Intino (tragicomici i suoi siparietti alle prese con l’amica Pupa, piombata in casa sua con mamma al seguito e nove valigie) sono i suoi poliziotti, coadiuvati, in situazioni particolari, da due navigati ladruncoli, Brizio e Furio, amici di lunga data di Rocco, specialisti nell’aprire casseforti e serrature d’ogni genere.
Salvo qualche lungaggine, introdotta ad arte per stemperare la tensione investigativa, il romanzo si legge con piacere, anche per l’attualità degli argomenti trattati. E naturalmente per la simpatia istintiva che suscita il vicequestore Rocco Schiavone, la sua passionalità e la sua rabbia incontrollata in un mondo che non gli è più congeniale, la sua malinconia per una vita colma di rimpianti alla ricerca di una felicità cercata disperatamente ma mai raggiunta appieno.

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