Dopo lunga e penosa malattia
Letteratura italiana
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Giallo sbiadito
Lasciamo il giallo a chi fa il giallista di mestiere. Mi dispiace essere critica verso Andrea Vitali perchè è uno scrittore che mi piace molto. Trovo, però che questo genere di romanzo non sia nelle sue corde. Ho apprezzato, come sempre l'abilità nel tratteggiare i personaggi, il modo ironico di vedere la vita di provincia, la capacità di fare spesso il commento che non ti aspetti. Tutto questo è presente in questo libro, così come è presente la chiarezza nello scrivere e la capacità di prendere per mano lo scrittore e portarlo a spasso per quel del lago di Como.
Secondo me è un pò debole la parte misteriosa che ci dovrebbe essere in un giallo. Un medico ,manco a dirlo, di Bellano, viene chiamato al capezzale di un paziente, che al suo arrivo è già morto. Uno strano odore di fritto ed altre piccole incogruenze lo spingono ad indagare.
Il finale sta per così dire alla fantasia del lettore. Vitali ci lascia aperta la possibilità di decidere che cosa succederà dopo l'ultima pagina del libro.
Ecco, visto in quest'ottica, forse questo non è un vero e proprio giallo. Partendo da questo presupposto, non è un cattivo libro, tra l'altro è abbastanza breve e allora perchè non provare a leggerlo?
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DOPO UNA LUNGA E PENOSA MALATTIA
E' la notte del quattro novembre di un anno indefinito (un presente in cui ci sono i telefoni, ma non i cellulari) quando il Dottor Carlo Lonati viene chiamato per soccorrere un paziente che sta male. Ma al suo arrivo l'uomo è morto. Infarto. O forse no. Perchè ci sono alcuni particolari che sfuggono alla comprensione del dottor Lonati. Tracce di qualcuno che è uscito e rientrato, un odore di fritto molto pungente e tutta una serie di racconti che paiono bugie.
Non è un giallo classico, non c'è un ispettore, non esiste un'indagine. Ma il medico ha dei dubbi. Ed una serie di telefonate anonime, di coincidenze e di segnali lo obbligano a cercare la verità.
Ben scritto, ritmato ed angosciante al punto giusto, lo consiglierei sicuramente. Ma bisogna essere pronti... il finale è abbastanza nebuloso, interpretativo e molti dubbi restano aperti, con soluzione a discrezione del lettore.
L'unico giallo scritto da Andrea Vitali merita a mio avviso di essere letto. Per l'introspezione dei personaggi, per il brevissimo tempo in cui si svolge l'indagine che fa sì che ci si possa immedesimare nell'incalzante ritmo narrativo, per la ricercatezza dei dettagli. Consigliato...
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non c'è niente da fare
è il secondo libro di Vitali e non c'è niente da fare, per me è uno scrittore che non coinvolge. La storia si dipana lentamente, manca la tensione, si avverte una grande tristezza nelle descrizioni del tempo e del luogo, della moglie ansiosa, ma soprattutto il finale ti lascia un nervoso insopportabile... Odio i finali aperti, sono ancora a chiedermi il senso del finale di "C'era una volta in America" di S.Leone e francamente arrovellarmi per questo romanzetto non lo trovo salutare; perciò ho deciso di dimenticare il libro e di non leggere mai più niente di questo scrittore troppo acclamato.
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UNA MORTE MISTERIOSA
La morte improvvisa di un caro amico, mette in allerta Carlo Lonati, che non crede a quello che la realtà gli presenta davanti. Soprattutto non lo convincono né l’odore di fritto che faceva il cadavere del notaio, né le impronte bagnate notate in casa la notte in cui è stato chiamato con urgenza, né tantomeno l’atteggiamento dei familiari del suo compagno di gioventù… vogliamo poi parlare del necrologio che fa riferimento a una lunga e penosa malattia? No qui c’è qualcosa che tocca e il dottore inizia subito a indagare.
Strane telefonate e strane coincidenze lo porteranno a scoprire la verità sulla morte del suo amico notaio, una morte non di certo improvvisa, né sopraggiunta dopo una lunga agonia.
Un giallo fuori dal comune, atipico sia per l’ambientazione, sia per i personaggi, le loro fobie, la loro vita quotidiana, i loro dialoghi, che rendono la lettura scorrevole e mai pesante, sia, soprattutto, per il finale; un finale che lascia l’amaro in bocca poiché non ben delineato, ma lasciato aperto alla fervida immaginazione dei lettori, cosa che potrà causare malcontenti generali o, al contrario, elucubrazioni mentali indotte per mettere un definitivo punto conclusivo alla vicenda narrata.
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- sì
- no
Porca miseria
Devo essere sincero: arrivato alla fine pensavo seriamente che il file dell'eBook si fosse corrotto, ero convinto che mancassero delle pagine... Ci sono rimasto male.
Concordo con chi sostiene che il finale è troppo brusco. Oltretutto rimangono troppi interrogativi aperti soprattutto per quelli poco perspicaci come me: ma cosa c'entra il farmacista? Chi ha dettato il necrologio? Chi sarebbe la terza donna?
La lettura invece l'ho trovata piacevole, almeno se si escludono quei fastidiosi intercalari descrittivi nei discorsi diretti.
L'ambiantazione è molto riuscita come anche i personaggi del dottore, della moglie e della signora Claudia.
...tuttavia è vero, le sacre regole del giallo DEVONO essere rispettate.
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- sì
- no
E POI?
Si può sapere cos'è questa mania degli autori di non concludere mai i racconti? Pensano che sia così affascinante il "finale aperto"? Io non lo sopporto, rovina l'intera trama. Ogni storia parte da un inizio per poi percorrere una strada più o meno lunga di parole fino ad arrivare ad una conclusione. Che può piacere o meno, d'accordo, ma non così.
In "dopo lunga e penosa malattia" più che un finale aperto sembra proprio una strozzatura della storia, quasi come se Vitali ad un certo punto si fosse rotto di scrivere decidendo di lasciare inconclusa la vicenda (piuttosto prevedibile, tra l'altro...).
Ammiro lo stile di scrittura, vero punto forte del libro, con capitoli rapidi e frasi semplici. Ma per il resto...
Insufficiente.
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Non per me
Ma chi me lo ha fatto fare di leggere questo libro?
Fin troppo lungo nonostante le sue 176 pagine e decisamente "penoso" (se mi è permesso usare una delle parole del libro).
Doveva scattarmi una lampadina quando ho letto il titolo e invece no, mi sono ostinata a leggere un libro arrivato come omaggio con un ordinazione...
Dovevo semplicemente immaginare a cosa andavo incontro.
E questo dovrebbe essere un giallo?
Non c'è nessun elemento che mi incuriosisce ad andare avanti conn questa sorta di mistero, perchè non ci sono elementi misteriosi!
Mentre si legge si capisce immediatamente chi è implicato nella vicenda, e come può esserci curiosità quando si sa già praticamente tutto?
E vogliamo parlare dello stile usato?
Brevi, brevissime frasi che non esprimono alcuna emozione o sentimento.
I personaggi sembrano attori di una soap-opera di terz'ordine che non riescono a trasmettere una qualsiasi emozione a chi li sta guardando se non quella di noia.
Ebbene mi sono sentita talmente distaccata che è stata una tortura portare a termine una lettura.
Personaggi talmente incolori che si potrebbe persino fare fatica a capire chi è il protagonista, se non fosse che la maggior parte dei capitoli segue le sue vicende.
L'unico aspetto positivo che si potrebbe trovare è la lunghezza dei capitoli, talmente corti che mi hanno dato la possibilità di proseguire con la lettura anche quando avevo 10 m inuti.
Non mi piace giudicare uno scrittore da un solo libro letto quindi chissà, forse, in futuro, mi pcapiterà di leggere qualcos'altro di Andrea Vitali, ma per il momento no grazie!
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"Dopo lunga e penosa malattia" di A. Vitali
In questa vicenda, scritta con l’inchiostro giallo, un medico curioso e interessato, tal Carlo Lonati – un medico, immancabile protagonista nelle storie di Andrea Vitali: che sia una sorta di transfert per il medico-scrittore bellenase? - viene chiamato per un’urgente visita notturna dai familiari dell’amico di sempre, il notaio Luciano Galimberti. Ma il dottore non può far altro che acclarare la morte del suo ex compagno di avventure, indicando “morte naturale” come causa del decesso. Tuttavia, il Lonati si convince che la morte del compianto notaio è stata causata dall’intervento umano.
In particolare, la convinzione nasce da un necrologio inappropriato che viene pubblicato per l’occasione: che senso ha, per un infarto, parlare di morte sopraggiunta “dopo lunga e penosa malattia”?
Ne segue una girandola di eventi, in mezzo ai quali il medico-segugio fiuta l’odore dell’omicidio. Con determinazione, l’improvvisato investigatore si impegna a smascherare l’assassino attraverso un’indagine condotta sulle fantastiche sponde del lago di Como, durante un’ottava dell’estate di San Martino (i fatti sono descritti in un diario che si sviluppa dal quattro al dodici novembre).
Un classico di Andrea Vitali, che questa volta si misura in un’interpretazione del tutto personale del genere “giallo”. Con il suo stile così distintivo, che lo caratterizza in modo inequivocabile nel panorama narrativo italiano.
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Un pugno di mosche...
Un medico viene chiamato d'urgenza al capezzale dell'amico notaio, l'uomo è già morto, subito sulla scena apparentemente normale il dottore coglie delle stranezze.
Con il passare dei giorni aumenta in lui l'inquietudine perchè quei leggeri sospetti trovano conferme e nuovi dubbi appaiono all'orizzonte.
E' un giallo diverso dal solito, infatti il finale ...lascia molto in sospeso e poco spiegato.
Forse Vitali voleva renderlo ancora più realistico perchè nella vita vera spesso le vicende come queste non si riesce a spiegarle fino in fondo ma...
con quel finale si resta con il famoso "pugno di mosche" in mano!
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- sì
- no
un vitali....un po' diverso!
sono d'accordo con chi dice che il finale è un po' troppo brusco ci sono interrogativi non risolti che potevano essere svelati con poche pagine in più invece è tutto un po' sospeso quasi arrivi alla fine e non te ne sei accorto giri la pagina per leggere il seguito e invece è finito.comunque sempre una lettura piacevole che si può tranquillamente consigliare