Dolce vita, dolce morte
Letteratura italiana
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Un delitto irrisolto del 1963.
“Marcello! Marcello! Marcello!, please, wake up! Marcello!...” L’incipit del romanzo fa riemergere ricordi lontani, quel “Marcello” gridato da una splendida Anita Ekberg ad un altro indimenticabile Marcello, la fontana di Trevi, Fellini, la Dolce vita.. Ed è proprio in quel periodo, gli anni Sessanta del secolo scorso, che Giancarlo De Cataldo ambienta il suo breve romanzo facendo magicamente rivivere la Roma di quei tempi, Via Veneto e dintorni, i flash dei paparazzi, la vita notturna luccicante di bar e ritrovi popolati da attori, giornalisti, ragazze pronte a tutto pur di conquistare una particina in un film, scrittori in cerca di fama e registi a caccia di spunti …
In questo ambiente vaga un giovane giornalista di un’importante testata, Marcello Montecchi, responsabile di una rubrica di spettacoli e cronaca mondana. E’ di origini romagnole, il padre lo vorrebbe alla guida dell’azienda familiare, lui lo accontenta una settimana all’anno, raggiungendolo sulle spiagge dell’Adriatico, ma la sua vita è a Roma, lì si trova come a casa sua. Chi lo chiama svegliandolo è Marianne, una bellissima modella di Oslo con cui convive: lo vogliono al giornale, una ragazza è stata uccisa con sette coltellate sul pianerottolo di un condominio. E’ Greta Muller, una biondina graziosa che Marcello conosceva bene, piuttosto timida, arrivata a Roma in cerca di lavoro, “un agnello in mezzo a un branco di lupi”, apparentemente indifesa ma ben determinata a trovarsi un posto nel mondo dello spettacolo.
Iniziano ovviamente le indagini, a Marcello piace interessarsi anche di cronaca nera, ha degli agganci, diverse sono le persone che Greta frequentava, tra le quali Thomas, un giovane industriale tedesco. E poi c’è Momo, un curioso tipo che conosce tutti, sa tutto, ricatta, è sempre al verde e campa stampando in proprio un giornaletto scandalistico, chiedendo e offrendo favori. Il caso passa poco a poco in seconda, poi in terza pagina, poi nel dimenticatoio. Un anno dopo però, ecco una telefonata a Marcello: un tale afferma di sapere tutto, accusa un fantomatico fratello ma si scopre che è un mitomane desideroso di pubblicità. Nel frattempo, il nostro Marcello, lasciato da Marianne ormai insofferente della vita che fa e dell’ambiente, vuole intraprendere la carriera di scrittore: presentato a Moravia e Pasolini, si sente preso in giro e rinuncia alle sue velleità letterarie.
Passano dieci anni, Marcello si è sposato, ha una figlia di tre anni. Momo, il vecchio trafficone, gli presenta un tale, ex carabiniere, che ha scritto un giallo in cui ripercorre le tappe del vecchio delitto: vuole fargli importanti rivelazioni, ma muore in un incidente d’auto.
Passano altri quindici anni. Marcello ha lasciato la moglie, lavora ora nel settimanale dello stesso gruppo editoriale, sembra precocemente invecchiato: rivede Marianne ad un concerto, ricorda il tempo che fu e rimpiange un passato di speranze e progetti mai avverati. E’ contattato anche dallo strano strampalato individuo di venticinque anni prima, che gli lascia due buste contenenti, lui afferma, prove del vecchio delitto. Congetture, ipotesi e l’indicazione di una persona da contattare, uno strano personaggio che dovrebbe sapere tutto, astuto e sfuggente.
Marcello è stanco, provato, deluso, sceglie di andare anticipatamente in pensione. Va a trovare Momo, ricoverato in una casa di riposo, convinto che sappia la verità sul famoso delitto: Momo, quasi morente, gli confida i sospetti su Thomas, l’intervento dei servizi segreti per proteggerlo, i sospetti su altri personaggi. Sta per uscire intanto il libro di una collega che ripercorre la storia di due famosi industriali, sempre in guerra tra loro: si dà il caso che uno sia proprio il vecchio amico tedesco di Greta, Thomas, divenuto nel tempo un potente e ricchissimo imprenditore.
Cala il silenzio sulla malcapitata Greta: il caso resta irrisolto, tra accuse, sospetti, notizie false e depistaggi. Marcello sale in macchina, se ne va, piange per non essere riuscito ad individuare un assassino: viaggiando immagina che la dolce Greta, vittima di un mondo crudele e insensibile, sia con lui, le chiede almeno un nome, ma lei gli sussurra di non averlo visto in volto, presa alle spalle prima di essere accoltellata …
“Neanche lei allora, neanche lei avrebbe mai saputo”.
Naturalmente il romanzo è più complesso, innumerevoli sono i personaggi, molti gli incontri con figure illustri dell’epoca: c’è anche il ricordo della morte di Papa Giovanni e di uno dei suoi ultimi discorsi. Lo stile è scorrevole, con qualche inesattezza ( un errore nel cognome dei personaggi, lo scambio di una persona per un’altra) ed un susseguirsi degli eventi a volte non ben chiarito, anche per i salti temporali tra le varie parti del romanzo, dal 1963 al 1988. La figura del protagonista, Marcello, ne esce un po’ evanescente, priva di una netta caratterizzazione, forse in modo voluto: lo richiedevano, probabilmente, sia il tipo che l’autore ha voluto rappresentare, sostanzialmente deluso da una vita banale con qualche ambizione letteraria ma senza particolari interessi, soprattutto politici, sia l’ambiente mondano e dispersivo in cui era costretto a lavorare.
Affascinante invece l’ambientazione: quella Roma felliniana, rutilante e crudele, dove certi delitti fanno quasi parte di una sceneggiatura obbligata, resta dentro e non si dimentica facilmente.
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Marcello, come here!
Giancarlo De Cataldo con questo suo ultimo giallo ci riporta negli anni sessanta, ai tempi della Dolce Vita a Roma. Il protagonista, Marcello Montecchi, è un affascinante giornalista e inguaribile seduttore e ricorda il bel Marcello Mastroianni del film di Fellini. Il romanzo, infatti, è pieno di chiari riferimenti al film, tra tutti la famosa frase pronunciata da Marcello a proposito di Roma «A me invece Roma piace moltissimo: è una specie di giungla, tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene.»
Il nostro reporter è un assiduo frequentatore della vita mondana e delle tante aspiranti attricette italiane e non, che passavano per Roma, in quell'epoca, come meteore alla ricerca di un regista che le rendesse famose. Una di queste, Greta, vecchia conoscenza di Marcello, muore, accoltellata,sul pianerettolo di un palazzo nei dintorni di via Veneto. Il direttore del giornale affida a Montecchi la cronaca di questo caso che per qualche tempo suscita un forte scalpore, ma che finirà nel dimenticatoio, nonostante l'interesse strettamente personale del giornalista che farà di tutto per arrivare al colpevole, anche dopo tanti anni.
Ispirandosi a un vecchio caso avvenuto nella capitale, De Cataldo ci narra vizi e virtù di una Roma seducente e misteriosa, di un ambiente, quello cinematografico e politico, ambiguo e abile a nascondere "la cenere sotto al tappeto".
Con la sua prosa semplice ma incisiva il romanzo si legge con piacere e riesce a trasportarti dentro la storia di una Roma passata, abbagliata dai flash delle macchine fotografiche e dalla celebrità a tutti i costi.
Alla fine è facile immaginare di essere in una di quelle notti calde romane a fare un bagno nella Fontana di Trevi al posto di Anita Ekberg e a gridare «Marcello, come here! Hurry up!».
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Roma, 1963
Giancarlo De Cataldo, con il suo ultimo libro intitolato Dolce vita, dolce morte, ci riporta indietro nel tempo, ai tempi della Dolce Vita:
“La Dolce vita degli eccessi e dei sogni. Quando tutto sembrava possibile.”
Siamo, infatti, a Roma nel 1963, quando una giovane donna, Greta, viene trovata morta, accoltellata sul pianerottolo davanti a casa di una sua amica, che racconta di non essersi accorta di nulla . Greta era di origini “tedesche” e sognava di fare l’attrice:
“Aveva occhi davvero luminosi e i capelli di un biondo maturo, anche se doveva essere giovanissima. Il tutto portato con stile, certo, ma si vedeva che era roba di non eccelsa qualità. “
A detta di chi la conosceva apparivano in lei due personalità contrastanti:
“Come se dietro la Greta affascinata dalla Dolce Vita se ne nascondesse un’altra, più consapevole e adulta. Ma anche fredda, calcolatrice. “
A raccontare, in prima persona, è Marcello Montecchi, giornalista, romagnolo trapiantato a Roma:
“Marcello , a trent’anni sei una firma della cronaca di costume di un antico e prestigioso quotidiano; hai un grande appartamento in affitto a piazza Tor Sanguigna, nel cuore della città; ti dai del tu con i divi del cinema e ti porti a letto una meravigliosa modella di Oslo …”
Chi ha voluto la morte di questa donna? Quale verità nascondeva?
Giancarlo De Cataldo,
“Attraverso una lente narrativa inedita ed affascinante, ispirandosi a un inestricabile cold case che ha segnato i nostri anni Sessanta, ci racconta le ossessioni e i misteri della città eterna”.
Il racconto disinibito e puntuale di un’altra epoca, ricca di:
“Un luccichio che era solo apparenza. Dietro la quale si nascondevano superficialità, cinismo e cattiveria”.
Una lettura che si divora in un attimo, e che colpisce per profondità narrativa e ottima capacità di scrittura. Per gli amanti di un’epoca lontana, descritta in modo superbo, e le sue deviazioni, colte in ogni minimo dettaglio.