Diritto di sangue
Letteratura italiana
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Poker di brigatisti
Quinto episodio della serie delle Cronache di Gotham, in cui il protagonista, reduce da un incidente che lo ha costretto a mesi di ospedale, ritorna piano piano ad essere pienamente se stesso. Dopo una riabilitazione faticosa e tanti dolori come costanti ed invadenti compagni di viaggio, riscopriamo il giornalista che abbiamo imparato ad amare e che, in quest’episodio, si fa conoscere a noi anche come figlio. Abituato ad usare il suo lavoro come uno schermo che lo protegge dal dolore, ritorna a ripercorrere, a piccoli passi e con una stampella, i corridoi di Gotham, per raccogliere informazioni su un omicidio, un infarto ed un suicidio che hanno confini labili e collegamenti molto incrociati. Vuole con l’occasione trovare una risposta a una domanda che lo ha a lungo perseguitato. Vuole ritornare a vivere, per continuare a raccontare storie. E sfiora la verità.
Indicazioni utili
Un passato terroristico
Dopo il precedente libro intitolato Il giorno del sacrificio, Gigi Paoli, torna in libreria con una nuova avvincente avventura della sua creatura di carta, il giornalista Carlo Alberto Marchi, ne Diritto di sangue, edito da Giunti editore.
Ritroviamo un personaggio caro all’autore che lo ha creato, appunto il giornalista di cronaca nera o giudiziaria che dir si voglia, Carlo Alberto Marchi. Nell’ultima precedente avventura Carlo era caduto dal palazzo di giustizia fiorentino, detto Gotham, ed aveva trascorso molto tempo in coma per le ferite riportate. Qui si è finalmente un po’ ripreso, ma è preda di forti dolori, causati dalle placche di titanio e dalla sua schiena completamente ricostruita, fa fisioterapia per tornare ad essere quello che era. Si imbottisce anche di Fentanyl, un analgesico oppioide molto più forte della morfina per sopportare dolori atroci, ma non ha perso il gusto di appassionarsi alle cronache giudiziarie. Al giornale lo ha sostituito temporaneamente una avvenente collega, tale Roberta Marconi, non molto amata al palazzo della procura, cui il “tacco 12” non impressiona. Purtroppo è ancora preda di un fischio
“ininterrotto, ad altissima frequenza, come un aggeggio elettronico lasciato acceso, che mi scuoteva il cervello ventiquattr’ore al giorno e che nessuno sapeva come far andare via”.
Versa in tali condizioni di salute quando viene a conoscenza di uno strano omicidio avvenuto nel parco fiorentino detto “Le Cascine”, un
“parco storico che conteneva un patrimonio architettonico e naturalistico straordinario che i cittadini e i turisti usavano per praticare sport, camminare, fare pic nic e cose simili. Di giorno. Perché di notte era tutta un’altra storia.”
Qui è stato ucciso un venditore di panini, tale Giorgio Mati, con un silenziatore di cui viene rinvenuto un solo bossolo. Gli altri due perché l’assassino ha voluto portarseli via? E chi era la vittima? All’apparenza un povero paninaro, che per sopravvivere vendeva panini ad una pletora di umanità variegata. Ma sarà proprio così? Ad indagini avviate ci si accorge ben presto che la verità è un’altra. Costui era un ex brigatista, che aveva partecipato ad una storica rapina in banca, avvenuta il 31 dicembre 1999, per finanziare il gruppo, conclusasi con un furto di più di sei miliardi di lire, e l’uccisione brutale del direttore della banca rapinata, la guardia giurata e la segretaria. Una rapina i cui protagonisti sono stati solo parzialmente individuati, i soldi mai ritrovati, e che coinvolge direttamente il nostro Marchi, perché il direttore ucciso era proprio suo padre. Un segreto che arriva da un passato doloroso per il nostro giornalista, che non ha mai saputo chi era il vero colpevole di tale mattanza. Così ora decide di vederci chiaro, nonostante non sia facile per mille motivi, e non in ultimo la sua stessa sopravvivenza. Riuscirà a scoprire il vero colpevole, circa una storia delicata che presenta tutt’ora mille lati oscuri, avvolti in un clima torbido e di grande omertà?
Gigi Paoli ci regala, ancora una volta, una storia che ha radici profonde in un passato difficile, che si ripercuote negativamente, anche sulla stessa attualità odierna. Ambientato come al solito nella Firenze, da lui ben conosciuta, per cui:
“Quante storie c’erano in questa città, pensai. I monumenti nascondevano leggende, ogni strada, ogni piazza, era un mondo da esplorare, e anche gli alberi parlavano. Pochi, però, ascoltavano davvero. “
Il romanzo ha i suoi punti forti in una narrazione precisa, che alterna con sapienza momenti dialogici ad una prosa precisa, affilata, dal netto sapore giornalistico; e dalla forte personalità del protagonista, deciso con ogni mezzo a giungere ad una risoluzione del caso. Su tutta la narrazione aleggia, prepotente ed avvolto dal mistero, il periodo delle Brigate Rosse, con i suoi protagonisti, le loro idee, e l’omertà e la collusione con i poteri forti che non solo l’hanno caratterizzata allora, ma che mantengono ancora nell’oggi un' aurea misteriosa e soffusa, in grado di far tanto male, però. Una avventura avvincente e curiosa, per una lettura che trascina il lettore in un vortice di sensazioni e di emozioni, che solo il finale, sorprendente e mai scontato, può, in parte, svelare. Alla prossima, caro Carlo Alberto Marchi, più forte che mai!