Delitto vista mare
Letteratura italiana
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Il mondo dell'avvocatura penale
Alessandro Florio vive e lavora a bari, dove svolge l’attività di avvocato penalista. Delitto vista mare è il suo secondo romanzo dopo Nazariantz, con protagonista l’avvocato Federico Donnaroma. Il libro è un classico esempio di legal thriller, in cui la voce narrante dell’omicidio e delle conseguenti indagini è un avvocato e non il solito investigatore. L’avvocato in questione si chiama, appunto, Federico Donnaroma, un avvocato semplice, preciso, preparato, sempre di corsa tra udienze e cancelleria e studio. Un professionista celeberrimo, con cause altolocate, ma non un “principe del foro”, ma ugualmente colto e perspicace. In questo caso si tratta dell’omicidio di un giovane, Salvatore, trovato morto in un vecchio rimessaggio di barche. E’ un delitto che:
“Se vivi a Bari, che tu sia vittima o carnefice, non potrai sfuggire al giudizio del mare”.
Viene accusato un certo Gabriele Ostuni, con il quale la vittima sembra essere stato visto in un’accesa discussione. Lui:
“occhi azzurri e grandi disegnati ad arte sotto sopracciglia nere e folte. La lunga barba arroccata sui ruvidi lineamenti del viso. Neanche la paura di trascorrere il resto della vita in carcere.”
Il suo si rivela , ben presto, essere un processo indiziario e l’avvocato cerca in tutti i modi di difenderlo, perché percepisce la sua innocenza. A complicare ulteriormente il ritrovamento di un orologio da taschino con le iniziali G. O. la condanna non può che profilarsi all’orizzonte o c’è ancora una minuscola speranza? Riuscità l’avvocato ad ottenere la scarcerazione dell’imputato e la conseguente assoluzione?
Il libro utilizza un linguaggio schietto, privo di fronzoli, tecnico legale. Un ottimo e preciso affresco del mondo dei tribunali, con una particolare caratterizzazione della professione di avvocato. Un rituale che si ripete immutato nel tempo, per cui:
“Ascolti la requisitoria del pubblico ministero, annoti la richiesta di pena, accusi il colpo con eleganza, aggiusti la toga sulle spalle un attimo prima di prendere la parola e finalmente cominci a discutere, con l’unico obiettivo di alimentare curiosità o sollevare dubbi che il giudice possa portarsi nella camera di consiglio.”
Una lettura curiosa ed affascinante per un libro inusuale che narra con sapienza un mondo e le sue intrinseche logiche non ancora del tutto noto.