Delitto vista mare Delitto vista mare

Delitto vista mare

Letteratura italiana

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Anche in una città di mare come Bari, il freddo può essere tagliente in un mattino di dicembre. Nel vecchio rimessaggio di barche di San Girolamo è stato ritrovato il corpo senza vita del giovane Salvatore. La difesa dell'unico indagato, un pescatore molto vicino alla vittima, viene affidata all'avvocato Donnaroma, mentre gli inquirenti annunciano di aver già assicurato il colpevole alla giustizia. La ricerca della prova dell'innocenza del proprio assistito dovrà allora passare attraverso un'indagine privata del difensore. Tra vicoli ciechi e false piste, l'avvocato andrà alla ricerca di un diverso colpevole. La vicenda giudiziaria rievocherà storie e relazioni tra i personaggi, rimestandole da un passato mai del tutto dimenticato. Sullo sfondo, una Bari insolita, sferzata dal vento di maestrale, e il mare, filo conduttore dell'intero romanzo, su cui aleggia la presenza discreta del personaggio femminile, Margherita, compagna a distanza dell'avvocato Donnaroma.



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Delitto vista mare 2019-09-16 15:53:37 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    16 Settembre, 2019
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Il mondo dell'avvocatura penale

Alessandro Florio vive e lavora a bari, dove svolge l’attività di avvocato penalista. Delitto vista mare è il suo secondo romanzo dopo Nazariantz, con protagonista l’avvocato Federico Donnaroma. Il libro è un classico esempio di legal thriller, in cui la voce narrante dell’omicidio e delle conseguenti indagini è un avvocato e non il solito investigatore. L’avvocato in questione si chiama, appunto, Federico Donnaroma, un avvocato semplice, preciso, preparato, sempre di corsa tra udienze e cancelleria e studio. Un professionista celeberrimo, con cause altolocate, ma non un “principe del foro”, ma ugualmente colto e perspicace. In questo caso si tratta dell’omicidio di un giovane, Salvatore, trovato morto in un vecchio rimessaggio di barche. E’ un delitto che:
“Se vivi a Bari, che tu sia vittima o carnefice, non potrai sfuggire al giudizio del mare”.
Viene accusato un certo Gabriele Ostuni, con il quale la vittima sembra essere stato visto in un’accesa discussione. Lui:
“occhi azzurri e grandi disegnati ad arte sotto sopracciglia nere e folte. La lunga barba arroccata sui ruvidi lineamenti del viso. Neanche la paura di trascorrere il resto della vita in carcere.”
Il suo si rivela , ben presto, essere un processo indiziario e l’avvocato cerca in tutti i modi di difenderlo, perché percepisce la sua innocenza. A complicare ulteriormente il ritrovamento di un orologio da taschino con le iniziali G. O. la condanna non può che profilarsi all’orizzonte o c’è ancora una minuscola speranza? Riuscità l’avvocato ad ottenere la scarcerazione dell’imputato e la conseguente assoluzione?
Il libro utilizza un linguaggio schietto, privo di fronzoli, tecnico legale. Un ottimo e preciso affresco del mondo dei tribunali, con una particolare caratterizzazione della professione di avvocato. Un rituale che si ripete immutato nel tempo, per cui:
“Ascolti la requisitoria del pubblico ministero, annoti la richiesta di pena, accusi il colpo con eleganza, aggiusti la toga sulle spalle un attimo prima di prendere la parola e finalmente cominci a discutere, con l’unico obiettivo di alimentare curiosità o sollevare dubbi che il giudice possa portarsi nella camera di consiglio.”
Una lettura curiosa ed affascinante per un libro inusuale che narra con sapienza un mondo e le sue intrinseche logiche non ancora del tutto noto.

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