Cuccioli per i Bastardi di Pizzofalcone
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Rimanere "cuccioli" dentro aiuta
Siamo stati tutti i “cuccioli” di qualcuno: amati, coccolati, di certo non gettati come immondizia accanto a un cassonetto. Eppure è questo il destino che tocca a un cucciolo indifeso, una neonata, abbandonata come se fosse spazzatura. E’ proprio l’abbandono di questo cucciolo il punto di partenza del nuovo romanzo di Maurizio De Giovanni.
“Cuccioli per i Bastardi di Pizzofalcone” è il quarto libro della serie che ha come protagonista la squadra poliziesca guidata dal commissario Palma.
Due sono le indagini che vengono condotte dalla squadra: quella ufficiale, per capire chi ha abbandonato la bambina, e una parallela, condotta in segreto, per capire chi è la causa della scomparsa dei tanti cuccioli randagi che popolano le vie partenopee.
Tuttavia, le indagini sono quasi lo sfondo, lo scenario, su cui prende vita la vera storia del romanzo: l’autore, con grande sensibilità, approfondisce i sentimenti, i pensieri, dei suoi protagonisti.
Il giallo in sé non tiene con il fiato sospeso il lettore ma non si può interrompere la lettura perché si vogliono seguire le tormentate storie dei Bastardi.
I sette protagonisti sono costretti ad affrontare dolori e problemi sia durante il lavoro (nel tentativo di essere accettati dagli abitanti del quartiere e di dare nuovamente lustro a un commissariato caduto in disgrazia) sia nella vita privata, da chi non riesce a dimenticare la moglie a chi non riesce a confessare il proprio amore.
Non vorrei sbilanciarmi troppo ma il romanzo, più che un giallo, è una vera indagine psicologica.
De Giovanni, con sensibilità, studia e sviluppa i caratteri dei propri personaggi: non solo dei Bastardi ma di tutti quelli che compaiono in scena, dal delinquente al bambino.
Con sensibilità mostra come il mondo non sia “o bianco o nero”: i buoni possono nascondere e trattenere impulsi di cattiveria, possono peccare di arroganza, mentre i cattivi sono anche capaci di esprimere dolcezza.
“Cuccioli per i Bastardi di Pizzofalcone” è un romanzo corale: il quartiere è quasi un mondo a sé dove tutti sono a conoscenza di quello che succede agli altri, anche prima della stessa polizia.
Napoli, con le sue vie, le sue piazze, i suoi quartieri, è protagonista indiscussa: De Giovanni la descrive con tenerezza, rivelando tutto il suo amore per la città.
Infatti Napoli non solo è protagonista nei libri della serie dei Bastardi ma è anche protagonista di un’altra serie di De Giovanni, quella del commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta.
Nonostante non abbia letto i primi romanzi della serie non ho avuto alcun problema nella lettura del romanzo. Molte pagine sono quasi usate come un riassunto delle storie dei protagonisti, delle vicende che molto probabilmente sono state presentate nei precedenti romanzi.
Forse l’autore ha cercato di dare non solo ai suoi fedeli lettori ma anche ai “neofiti” la possibilità di apprezzare appieno le indagini dei Bastardi.
Per quanto mi riguarda, è riuscito nella sua impresa.
Ho divorato il libro, leggerò i primi romanzi della serie e non mi perderò le prossime indagini dei Bastardi.
Sicuramente è una serie che gli amanti del giallo italiano non possono non leggere, anche solo per lo stile dell’autore, stile che ho amato dalle prime pagine.
Quindi, che dire se non “Buona lettura”? :)
“Pizzofalcone, poi, era tutto una storia, anzi mille storie. La tradizione voleva addirittura che l’intera città venisse da lì, che fosse un luogo fondativo. Una collinetta che era il tumulo di una sirena e che a cerchi concentrici si era espansa verso il vulcano e le alture vicine come una macchia d’olio.
Il quartiere replicava in piccolo tutte le anime della metropoli: il ventre molle e verminoso del dedalo inestricabile dei vicoli, con le sue attività oscure e illecite; il senso antico della famiglia, l’acre sapore della rivalità; la via commerciale dei negozi, sempre meno, e della borghesia impiegatizia messa in ginocchio dalla crisi; la bella piazza finanziaria, dove il denaro regnava incontrastato e i traffici loschi e i delitti venivano perfezionati con una firma in calce a un contratto; il ricco e trionfale lungomare, abitato da un’esangue aristocrazia con tripli cognomi che, al riparo delle finestre chiuse, consumava i propri giorni osservando annoiata lo scorrere di una vita fasulla.
Sì, Pizzofalcone era la metafora perfetta della città, pensava Pisanelli. E lui e i suoi colleghi stavano a valle di questi fiumi di sentimenti e di dolori per raccoglierne i frutti marci”.
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Tuttavia, anche chi non l'avesse lette, può avvicinarsi al romanzo senza alcun problema.
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Cuccioli in pericolo
Tutti disancorati. Tutti alla deriva. Per questo la loro squadra è così importante. Perché nel gruppo ognuno di loro trova il proprio riscatto. Ognuno di loro porta al gruppo qualcosa di unico e personale, migliorando l’efficienza e la capacità di tutti. In questo episodio la città di Napoli si accanisce contro l’innocenza e ci imbattiamo nell’abbandono di una neonata fra i rifiuti, nell’omicidio di quella che si rivela essere la sua mamma e, come storia secondaria parallela, elemento sempre presente in questa serie di gialli italiani, nella sparizione di animali di piccola taglia. Lo stile dell’autore è sempre impeccabile e ammaliante. Perché ci prende per mano, aprendoci finestre nella mente del colpevole. Vivisezionando la parola che dà il nome al libro. Accendendo anche dentro di noi le luci dell’adrenalina e dell’intuizione nel momento della rivelazione finale. E’ molto bello anche il decrescendo finale, dove, dopo la rivelazione, come in una sinfonia che lentamente si avvia alla conclusione senza brusche interruzioni, l’occhio dell’autore segue ciascun elemento della squadra nella propria vita. Aprendoci altri spaccati, altri interrogativi, altri collegamenti incrociati. Perché la loro storia e la storia della loro squadra prosegue…
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Cuccioli da salvare
"La domenica sera è diversa da tutte le altre."
CUCCIOLI è un poliziesco interessante, avvincente e divertente. Tanti sono i personaggi a cui l'autore, Maurizio De Giovanni, affida l'intricata indagine di scoprire chi ha abbandonato una neonata. Il dipanarsi dell'indagine fa emergere il lato più umano e dolce nei membri della squadra soprannominata Bastardi di Pizzofalcone. Come in ogni romanzo, al caso principale da risolvere se ne affianca un altro che, questa volta, ha un qualcosa in comune: bisogna dare giustizia a creature fragili ed indifese.
È un caso che appare inizialmente impossibile, ma, un indizio dopo l'altro, la realtà incomincia a prendere forma e tutti i tasselli del puzzle trovano la loro esatta collocazione. A dare il loro contributo all'indagine sono tutti i membri della squadra dei Bastardi di Pizzofalcone, dediti al lavoro, nonostante le loro vicissitudini personali e familiari.
A rendere CUCCIOLI un'esperienza letteraria unica è la voce di Peppe Servillo, la quale con il suo ritmo e le sue intonazioni, mette in risalto lo sviluppo dell'indagine, rilassando e tenendo desta, al tempo stesso, l'attenzione dell'ascoltatore. Ottimo audiolibro.
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Tutti disancorati, tutti alla deriva
I “Cuccioli” di Maurizio De Giovanni sono una neonata abbandonata (“Un cucciolo randagio trovato tra la spazzatura in una città ribollente di odio e di violenza”), sono i bastardini di piccola taglia che misteriosamente scompaiono, sono le persone indifese che si suicidano (“In un certo qual senso quei randagi gli ricordavano i solitari, depressi anziani vittime dell’abbandono che da un po’ di tempo, nella zona, finivano male: per mano propria o altrui”) e che insospettiscono Giorgio Pisanelli detto “il presidente”.
Si occupano di queste trame i bastardi di Pizzofalcone, l’unità operativa che spera di sopravvivere dopo lo scandalo che ha travolto il commissariato.
I “bastardi” sono persone che hanno un conto aperto con la vita e che vengono efficacemente delineate (“Un pazzo violento che metteva le mani al collo dei sospettati; una mezza spostata fissata con le armi… un siciliano che forse passava informazioni alla mafia… una povera donna con un figlio minorato e un vecchio con l’ossessione dei suicidi”) da uno di loro, Marco Aragona, uno spaccone (“Si diceva che fosse un raccomandato…”) che tuttavia risulta simpatico e che non è insensibile – a modo suo – ai richiami del sentimento.
Francesco Romano (detto Hulk) ritrova la neonata abbandonata e, forse anche a causa di un incompiuto senso della paternità, si lega alla piccola che combatte in ospedale per sopravvivere (“Io sospetto una sepsi precoce da streptococco”), la veglia, la protegge con la forza dello spirito. Intanto i “bastardi” seguono tutte le tracce (“Alla fine della confessione, mi ha chiesto se rinunciando a suo figlio una madre andava all’inferno”) e non demordono.
Le vicende poliziesche dei sei personaggi principali s’intrecciano ai loro trascorsi personali e famigliari, ai loro amori e affetti presenti, secondo la logica della ricorrenza sceneggiata e fidelizzante, anche in vista della serie che dai romanzi verrà tratta per il piccolo schermo.
Giudizio finale: cantilenante, moderatamente animalista, televisivo.
Bruno Elpis
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Si può dare di più
Devo dire che tra tutti i gialli che ho letto di Maurizio de Giovanni (e li ho letti tutti) questo forse è quello che mi è piaciuto meno.
Forse c'è stato un fraintendimento, ma trovo che ci sia un errore di fondo: non è la serie di Lojacono, ma dei Bastardi di Pizzofalcone.
Il team funziona, ma non c'è un personaggio che domina su tutti, tantomeno Lojacono, anzi l'ispettore, forse rimane il personaggio meno definito, appena abbozzato, uno che s'intravede solo attraverso gli altri. (Affermo questo perchè penso anche alla prossima serie tv con Gassman, che trovo un attore di troppo spessore per un ispettore così poco determinante!)
Ma se questo voleva essere, va bene così. Basta saperlo.
Sinceramente mi ha stancato la ripetizione, ogni volta, delle descrizioni dei singoli personaggi: ribadire che Ottavia è stanca del suo matrimonio e invaghita di Palma, o che Romano è facile preda dell'ira, è non solo inutile, per una serie (si sa che il lettore che la segue sa benissimo di cosa si parla!), ma ridondante e quindi a volte noioso.
La sottotrama, quella dei cuccioli, mi è piaciuta più di quella principale, ma in linea di massima il giallo è anche carino, senza infamia e senza lode.
Sicuramente si vede il tentativo dello scrittore nel cercare di far crescere i personaggi, ma alcuni restano ancora involuti come Lojacono appunto.
Quello invece che gli è riuscito meglio è farli diventare una vera squadra di polizia, attiva e collaborativa.
Sicuramente De Giovanni qui poteva fare di più, ma forse gli editori gli stanno troppo col fiato sul collo?
Come ogni serie che si rispetti...
Come ogni serie che si rispetti anche questa comincia a vacillare. Si forse posso apparire troppo critico ma alla fine è così e bisogna ammetterlo. Abbiamo un omicidio, attorno ad esso facciamo girare la vita privata dei copratagonisti ed ecco fatto un nuovo romanzo. I personaggi ormai consolidati sono come per ogni libro di De Giovanni, sempre riesumati dalle loro precedenti avventure.
L'opera risulta però ben costruita e De Giovanni comunque ha un elevato stile narrativo che comunque è vincente però Maurizio adesso basta recuperare sempre le vicende precedenti dei personaggi, tanto le tue opere per la maggiore sono lette da chi ti segue da tempo e non c'é bisogno tutte le volte di ricordarci cosa è avvenuto in precedenza!!!
La trama non ci da grandi colpi di scena e devo confessare di aver capito abbastanza presto chi ha commesso cosa, il movente è abbastanza prevedibile in grandi linee.
Concludendo penso sia giusto definire l'opera senza infamia e senza lode.
Spero in qualcosa in più nel prossimo.
Buona lettura a tutti.
Il Syd