Chi si ferma è perduto
Letteratura italiana
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Fiuto investigativo
Marco Malvaldi è autore con solidi studi scientifici alle spalle ma, paradossalmente, ha raggiunto il successo ottenendo ottimi risultati nella letteratura umanistica, più che nei seriosi articoli sugli “acta” di genere. Lo scrittore pisano è bravo di penna e gradevole di spirito, scaltro e dotato di arguto umorismo, sottile e mai greve, amabile per le sue storie, apprezzato e delizioso per il suo raccontare spedito, tutti i suoi romanzi hanno una chiara, marcata impronta regionale, uno stile da toscano verace che lo personalizza e lo contraddistingue. Dei suoi personaggi, i lettori ricordano e amano in particolare soprattutto i simpatici vecchietti protagonisti dei romanzi seriali del bar Lume, una banda di pseudo investigatori parecchio in là con gli anni, intenti ad investigare su omicidi e delitti che avvengono in quel di Pineta, località di mare dove sono stanziali. Forse sarebbe meglio dire intenti ad intralciare le indagini con il loro intromettersi e ficcanasare a forza nei casi che si presentano, il loro è un modo come un altro per scongiurare noia e tramonti esistenziali, anziché dedicarsi solo agli usuali passatempi dei loro coetanei. Il classico vecchietto nullafacente si trastulla in genere visitando i cantieri, i nostri eroi invece si sollazzano nei lavori in corso di indagine giudiziaria in cui volutamente si intrigano pasticciando il tutto. Con chiari intendimenti comico-dottrinali sull’animo umano.
Stavolta però Pineta ed i vecchietti non ci sono, non solo, ma un’altra novità presentataci in questo lavoro è data dal particolare che trattasi di un romanzo scritto a quattro mani, due appartengono al nostro autore più noto, le altre invece alla sua signora. Ne consegue che è un romanzo che da subito si intuisce doppio, nel senso che sulla stessa vicenda figurano due diversi punti di vista, uno femminile ed uno maschile. Una bella pensata, in verità, sviluppata anche meglio, ne è venuto fuori un racconto gagliardo, scorrevole, concludente e conclusivo, il cui merito è da dividersi esattamente a metà con gli autori. Ciascuno di loro ci ha messo del suo, moglie e marito si differenziano chiaramente, senza intralciarsi, sovrapporsi o prevaricarsi, un esempio di perfetto ménage di coppia, a prescindere dal loro vincolo matrimoniale i due autori funzionano davvero bene, senza inutili competizioni neanche sottese, un raro esempio di simbiosi letteraria in genere giallo alla Fruttero e Lucentini, con testi risciacquati in Arno in una falda sottilmente comica.
La coppia di autori sciorinano i loro pezzi a capitoli alterni, redatti in prima persona; tuttavia, i generi non sono quelli d’ordinanza maschio-femmina ma i più moderni genitori uno e genitore due, specifichiamo allora che la voce femminile, attenta, graziosa, acuta, intelligente e intuitiva appartiene a Serena Martini, moglie, madre, chimica e runner. Il punto di vista maschile, aitante, possente, sbrigativo e privo di fronzoli, ma giuridicamente efficace e di pari intelligenza con Serena, è appannaggio della sovrintendente di polizia Corinna Stelea, donna di alta statura, intesa in senso letterale, è alta quasi due metri, non è affatto un riferimento morale.
Inoltre, se il giovane barista Massimo proprietario del bar Lume è capobanda, guida e suggeritore degli scalcagnati vecchietti di cui sopra, indirizzandone le conclusioni investigative con la sua preparazione scientifica, anche la protagonista femminile principale di questo racconto, Serena, guarda caso è anch’essa persona erudita nelle scienze. Nello specifico, laureata in chimica: non solo, ma è dotata di un notevole fiuto investigativo. In senso testuale: Serena infatti possiede un olfatto formidabile. Insomma, c’è chi possiede un infallibile colpo d’occhio, chi un udito finissimo che avverte distintamente la caduta delle foglie, Serena è l’equivalente umano di un cane da tartufo, per studi e formazione professionale distingue perfettamente, e sa differenziarli nei singoli componenti, gli odori di ogni tipo, ed indovinarne lo specifico substrato chimico. Serena Martini ha un talento sprecato, visto che, come tantissimi, non esercita la professione in cui eccelle: conosce gli atomi, gli elementi, le molecole, sa come si combinano, che prodotti ne risultano, ma in particolare che odore rilasciano. Una specie di superpotere, quindi, che le permette anche un utilizzo più prosaico, per esempio per ottenere una cottura perfetta delle patatine fritte, conscia di come i valori di temperatura o contenuto d’acqua nelle sostanze influenzano chimicamente l’esito finale. Ed è questa la cosa maggiormente apprezzata in famiglia, nemo profeta in patria, come suol dirsi.
In verità la nostra eroina ha rinunciato alla ricerca, alla carriera universitaria o nelle multinazionali, nei colossi della chimica, perché è persona seria, onesta, per nulla incline a piegarsi alle leggi non scritte della baronia scientifica, fatta di compromessi, inganni, delusioni, avanzamenti e progressi mai per merito e intelligenza, dato che la maggioranza reggente e dominante della congrega culturale è una lobby in mano a maschi mediocri, incompetenti e disastrosi.
La vicenda narrata è un giallo sui generis, nemmeno tanto difficile da decifrare, ma i coniugi Malvaldi non intendono dar luogo ad un enigma, piuttosto con sarcasmo ed ironia descrivono luoghi, ambienti, modi d’essere e di vivere in una certa piccola provincia, talora un microcosmo chiuso in cui tutti i residenti vivono sotto una specie di campana di vetro, offrono di sé un’immagine all’esterno e ne secretano un’altra, talora assurda ed inverosimile, che però accade, succede, si riscontra all’improvviso, l’odore smascherato che ne emana è un aroma amaro.
Come sono amari i dissidi in famiglia, il troppo amore spesso più che odori acri emette note stridule.
Trattandosi di un giallo, è richiesto un delitto, e da qui un rappresentante delle forze dell’ordine, un’investigazione con tutti i crismi di legge, un tocco rude, diciamo così, maschile, dato dalla sovrintendente di polizia Corinna Stelea, e non a caso sono questi i capitoli in cui parla l’”uomo” razionale ed empirico, in contrapposizione, e complementare alla donna, che riportano sul frontespizio gli articoli del Codice penale interessati, e le modalità operative da questi dettati a giudici e poliziotti.
Una buona lettura, un momento di sano relax senza per questo rinunciare a qualche riflessione prima di ripartire soddisfatti, perché leggere è come una reazione chimica dove tutto si ricombina, si rinnova, niente si perde, si creano nuove molecole, odori diversi, altre storie, chi si ferma è perduto.
Indicazioni utili
Serena Martini
«Se vi doveste trovare, una notte d’autunno mentre piove, completamente nudi ai comandi di un aereo di linea che sta sorvolando Ponte San Giacomo, e si dovessero spegnere d’improvviso entrambi i motori, il mio consiglio è di non lasciarvi prendere dal panico. In primo luogo perché Ponte San Giacomo, il posto dove vivo, è un paese per modo di dire: in realtà è una strada in mezzo a una pianura, e le uniche case sorgono accanto alla strada stessa, per cui se siete esperti non avrete nessun problema a trovare un campo o un altro spiazzo erboso abbastanza vasto per atterrare senza fare danni.
In secondo luogo., anche se non sapete pilotare un aereo non c’è problema, perché quello che vi ho descritto ovviamente è solo un sogno. Per essere precisi, è il sogno che ho fatto stanotte.»
Serena Martini, di anni quarantacinque, non è retribuita per il lavoro che costantemente svolge. Ha due figli, Pietro, tredicenne che studia violoncello e Martino, di anni dieci, che si allena con lo judo. Il marito con cui è coniugata da ben due decenni, insegna all’Università ed è ordinario di Intelligenza Artificiale e Informatica. Serena è laureata ed è esperta di chimica sopramolecolare dei metalli, ha un ottimo olfatto e si barcamena tra la scelta di un lavoro a tempo pieno o meno viste le varie incombenze. Ed è proprio in una domenica come tante che ella scopre per caso un cadavere. Scoperta, questa, che cambierà particolarmente le carte in tavola.
Come di consueto Serena si diletta nella camminata con Giulia e Debora. Sulla strada di casa si accorge di aver perso le chiavi e decide di tornare indietro per vedere se le rinviene sullo stradone. Come spesso accade in questi frangenti, la vescica fa i capricci e lo stimolo del fare la pipì non è controllabile. Si inoltra appena appena nel boschetto ed è qui che vede il corpo di un uomo senza vita. Due gli odori che percepisce: polvere da sparo e acidemia isovalerica. Ma chi potrebbe aver sparato al cinquantaquattrenne Luigi Caroselli, professore pro tempore della cattedra musicale della scuola privata Della Casa di Procura Missionaria? Un uomo solo, appartato, senza famiglia, amante della natura, colto, clavicembalista ma anche decisamente un discreto rompiscatole. È un personaggio, inoltre, noto per il contesto sociale in quanto la scuola in questione è l’unica del posto ed è frequentata anche dai figli di Serena stessa.
Del caso viene investita la gigantessa – un metro e novantuno centimetri dai capelli biondi e gli occhi grigi orlati di verde, non sposata, non madre, non fidanzata, Ana Corinna Stelea. Con il cipiglio e rigore giuridico che le appartiene arriverà ad intendersi alla perfezione con Serena. Sarà sufficiente superare quelle prime e piccole diffidenze che accompagnano l’incontro con una persona che ancora non siamo riusciti a inquadrare nei suoi connotati.
«Sapete come si allena l’olfatto? È una cosa curiosa, lo si fa sfruttando il vero superpotere del cervello umano: la capacità di astrazione. Di immaginarti cose che non ci sono.»
Samantha Bruzzone, chimica, e Marco Malvaldi, chimico, sposati da due decenni, appassionati di gialli e delle parole, scrivono e firmano a quattro mani “Chi si ferma è perduto”, opera che conduce i lettori tra le maglie di una nuova ed eclettica protagonista. È il primo loro romanzo a quattro mani ma certamente non sarà l’ultimo. Giocano tra fiction e non fiction, tra letteratura e cinema, tra chimica e giallo. Anche la voce narrante prevalentemente è nella prima persona di Serena ma con intervalli alla terza nei capitoli su Corinna.
Non mancano acrobazie, digressioni, lati comici e paradossali ma anche riflessioni sottese. Perché la vita toglie e la vita offre, la vita fa cadere ma ti invita anche a rialzare. Non mancano le riflessioni sulla famiglia, il legame con i figli ed anche le pillole scientifiche che sanno anche fondersi con la cucina.
Il risultato è quello di un romanzo gradevole, non particolarmente impegnativo ma al tempo stesso curioso. Il lettore è trattenuto dalla verve ironica e pungente, dal giallo ma anche dalla conoscenza di questo nuovo volto delle opere del neo duo.
«Ecco, in quel momento avevo esattamente lo stesso problema. Avevo sentito quell’odore, forte e persistente, in un punto dove non doveva esserci? Sì. Significava quello che mi ero messa in testa? Boh. A quel punto lì, non lo sapevo più. Anzi, man mano che camminavo, me ne convincevo sempre meno.»