Certe fortune
Letteratura italiana
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Storie di pulzelle e di banditi
Ecco un altro libro in stile Andre Vitali. Leggero, simpatico, capace di strappare qualche risatina. insomma un bel compagno con cui trascorrere qualche ora durante le vacanze. la vicenda è quella del povero Benito, un toro mezzo cieco, nato senza corna ma mastodontico per dimensioni. arrivato in quel di Bellano con l'intento di andarsene dopo pochi giorni lasciando in eredità agli abitanti del lago molti vitellini sani e robusti. A causa di due zitelle curiose, di personaggi pettegoli e maldicenti e infine per mano di un gruppo di ragazzotti desiderosi di fare gli eroi avrà una fine ingloriosa. Come in tutto questo saranno coinvolti i carabinieri e come Benito sarà riscattato ce lo racconta Vitali. Lo fa in un romanzo lunghetto ma gradevole da leggere, con qualche ammiccamento come è nel suo stile, ma sempre rimanendo ben saldo sullo spartiacque tra la volgarità e il buon gusto.
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Le vicende di un toro guercio e sfortunato.
E’ il 4 luglio del 1928: in una frazione di Bellano arriva, su un autocarro modificato per trasporto bestiame, un toro di nome Benito. Il bestione, pur senza corna e guercio, è noto nel circondario per la sua focosità ed è atteso con impazienza da una coppia di contadini della zona che lo noleggerà per la monta delle vacche: si prevedono grossi affari, gireranno un bel po’ di soldi. Ecco però l’imprevisto: grazie a maliziose manovre di due zitelle quarantenni, curiosamente eccitate, Benito riesce a fuggire dalla stalla in cui è stato rinchiuso, vagando innocuo per la campagna e gettando nello sconforto quanti erano in attesa delle sue prestazioni. Questo l’inizio e il succo della nuova storia bellanese di Andrea Vitali, che, con il consueto stile sobrio e ironico, ci presenta una serie di personaggi, tutti godibili, dal maresciallo dei carabinieri Maccadò con i suoi fidi ai militi della locale sezione del fascio. Tra questi due estremi, in sorda rivalità tra loro, tutta una sfilza di macchiette che intervengono nella vicenda a tempo debito: un giornalista succube dei padroni politici del momento, un primario chirurgo che vorrebbe nobilitarsi agli occhi dei colleghi con interventi non alla sua portata, una suora dalla voce cavernosa che se ne intende di armi, calibri e proiettili, un portantino scansafatiche e opportunista del locale ospedale, un singolare montanaro con la fama di guaritore, con bacche, radici ed erbe, indifferentemente di uomini e animali, e tutta una serie di comprimari che ruotano a titolo vario attorno alla vicenda del povero (si capirà alla fine perché) Benito. La cattura del toro, con la scusa della sua supposta pericolosità, ad opera di un gruppo di boriosi militi fascisti, si ritorcerà sugli stessi: per i danni fatti saranno messi alla gogna e dovranno sborsare una cifra salatissima ai proprietari della bestia. Tutto merito del maresciallo Maccadò, che, oltre a diventare padre (toccanti gli intermezzi con la moglie Maristella ricoverata in ospedale in dolce attesa), guiderà le indagini sulle vicende del toro Benito scoprendo loschi intrighi…
Andrea Vitali dà un’ulteriore prova della sua vitalità e della profonda conoscenza dei luoghi in cui è nato e dei suoi compaesani. Ammirevole l’ inesauribile fantasia nel raccontare sempre storie nuove, anche se, a volte, si notano cali di tensione, qui più evidenti che in altri romanzi.