Blanca
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Blanca
Patrizia Rinaldi attraverso questo giallo a tinte nere ci fa respirare l’aria afosa di Pozzuoli, Margellina e Napoli in piena estate, dove tutti sono un po’ macilenti, sudati, stanchi e attraverso la sua scrittura un pò farraginosa ci fa conoscere un commissariato di Polizia dotato di un organico di professionisti che con le disgrazie e i grattacapi ci va a nozze. Il commissario Martusciello e l’ispettore Liguori fanno i conti con una vita privata molto travagliata e il lavoro che svolgono non li esula da altrettanti coinvolgimenti tra omicidi, scomparse misteriose e intrighi familiari intessute nelle reti della malavita locale.
Blanca è assegnata a questo commissariato per necessità, non mi dilungo sulla trama perché ci ha pensato la quarta di copertina a raccontare molto, ma è lei la protagonista, che certamente colpisce per la sua sensibilità e la sua capacità di amare il prossimo e ce lo dimostra con empatia e abilità professionale, fino all’ultima pagina. Blanca è un personaggio che compare quasi in punta di piedi, quasi per caso o quasi per la necessità di dare colore a questo piccolo noir dall’inconfondibile senso di vuoto, di incompleto e di ombre. Blanca è un poliziotto ipovedente specializzata in decodificazioni. Blanca è il personaggio necessario per fare indagini approfondite sulle intercettazioni telefoniche, è capace di interpretare le parole, le pause, i silenzi degli interstizi nelle pause, anche quelle brevi di chi è al telefono intendo a fare una conversazione che supera i segmenti delle normali o apparenti comunicazioni appese a un filo. La verità si può trovare ovunque e a renderla più preziosa ci pensano le donne protagoniste assieme a Blanca, che hanno una “colpa”quella di essere madri, amanti e mogli al fianco di uomini egoisti che non sanno amare.
Pozzuoli, Puteoli, piccoli pozzi
I casi estivi
Il commissariato di Pozzuoli è investito, oltre che dal caldo, da quelli che un’informazione malata e sempre assetata di sensazionalismo chiama “i casi estivi” (“…come fossero ombrelloni”!)
Tutto comincia con un’esecuzione nell’ambiente della malavita.
Poi il commissariato si trasforma in una succursale del programma TV “Chi l’ha visto?”, perché piovono in successione alcune denunce di scomparse di ragazzi (“Che cos’era quella coincidenza di ragazzi scomparsi?”).
La prima riguarda Vittorio: “Il figlio dei coniugi Marchòv - Di Somma, famosi imprenditori del settore alimentare che operano in Campania, conosciuti in tutto il mondo, è scomparso ieri sera da Pozzuoli. Allontanamento volontario? O piuttosto dobbiamo avanzare l’agghiacciante ipotesi del rapimento?”
Scompare anche Gabriele, cugino di Vittorio e figlio di Marinella Di Somma. Quest’ultima è l’amante dell’ispettore Liguori, che – tra una schermaglia e l’altra con il commissario Martusciello – vivacizza il clima già frizzante del commissariato.
Infine si presenta una donna: “Mi chiamo Margherita Meini in Russo e abito ai 600 Alloggi”, proprio dove è avvenuto l’omicidio del malavitoso. “Le lacrime nei suoi occhi fecero da lente, quegli occhi non erano uguali”: vorrebbe denunciare la scomparsa della figlia Ninì, ma poi per paura del marito si astiene e si allontana. Il suo corpo verrà ritrovato assassinato presso un cratere vulcanico dei Campi Flegrei nella Riserva degli Astroni.
Si sospetta del marito, uomo violento e forse geloso della relazione extra-coniugale tra Margherita e lo scomparso Vittorio: “Ah se la fosse presa normale, che sapeva fare il dovere suo a letto e a casa e che magari se ne andava pure a fare i fatti suoi, ma zitta, in silenzio, come fanno tutte.”
Marcgherita e Vittorio si sono conosciuti presso la fabbrica ove la donna lavorava come operaia (“La fabbrica sta in salute grazie ai traffici di Marchòv”) e hanno avviato un rapporto amoroso contrastato dai genitori di Vittorio (“veramente ‘o furnaje. Così chiamano Ruggiero Marchòv…”).
Il commissariato di Pozzuoli…
… sta in fibrillazione, non soltanto per i casi estivi e per le indagini relative.
Non soltanto per le scaramucce tra Martusciello e Liguori (“Ma tu davvero ci provi gusto a mostrarti tanto ordinario?”; “Beato te, non tieni pensieri”).
Non soltanto per il richiamo del questore: “La signora Cettina Di Somma si è appena lamentata in televisione. Dice che non stiamo facendo niente per il rapimento del figlio.”
Al commissariato di Pozzuoli, infatti, c’è una gran bella novità: lì è stata assegnata la “sovrintendente Blanca Occhiuzzi … E poi dicono che i nomi non si portano appresso un consiglio malevolo.”
Dotata di una straordinaria sensibilità (“Forse una donna avrebbe sciolto le reticenze di altre donne”) e di un intuito acuito dalla menomazione fisica alla vista (“Gli occhi non erano spenti, parevano distratti a guardare altrove”), è “specializzata in décodage, decodificazione dei suoni. Interpreto quelli già registrati nelle intercettazioni telefoniche.”
Una prova delle sue capacità? “Il sovrintendente impugnò l’arma, sollevò il braccio e centrò il segnale stradale poco distante.”
Il mio giudizio
Patrizia Rinaldi rappresenta una gran bella novità sul piano stilistico e riesce a trasfondere con armonia la sua sensibilità e la sua cultura nel personaggio di Blanca.
Grazie a queste caratteristiche, il romanzo giallo assume potenza drammatica e coinvolge il lettore nel vissuto delle vittime, oltre che nella tragica esperienza personale di Blanca.
L’ultimo capitolo – ove la sovrintendente rievoca la causa della propria cecità – è una perla: per il coinvolgimento emozionale che investe il lettore, ormai pago della soluzione poliziesca delle pagine precedenti.
Bruno Elpis
Indicazioni utili
Consigliato a chi apprezza il Ricciardi di Maurizio De Giovanni e il Montalbano di Camilleri.