Assandira
Letteratura italiana
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Messinscena isolana
Coinvolgente e disincantato, “Assandira” è tra i romanzi più noti di Giulio Angioni. Vi si racconta la vicenda di un anziano pastore il cui figlio, dopo l’esperienza dell’emigrazione in Nord Europa, ritorna in Sardegna con una bella e intraprendente danese e l’entusiasmante progetto di aprire un agriturismo tra le terre e l’ovile di famiglia.
La coppia, allettata dall’idea di fare soldi, costringe il vecchio a prendere parte alla messinscena ben orchestrata a uso e consumo dei turisti, disposti a pagare profumatamente pur di vivere, seppure per il tempo di un breve soggiorno, alla maniera dei pastori antichi. Capanne di frasche a forma di nuraghe, canto a tenore e ballo tondo, abbigliamento arcaico degno del miglior folklore, immagini banditesche, pecora a cappotto e rituali pastorali…: tutta una mascherata!
“Sembrare. Assandira era tutto un sembrare. E sembrare era tutto.”
L’uomo si ritrova così, suo malgrado, dopo una vita di duro (e vero) lavoro appresso alle greggi, a vestire per finta i panni del pastore; deve persino indossare cose sorpassate, come i gambali e la berritta, l’antico copricapo sardo che forse nemmeno suo nonno aveva mai messo in testa.
Con uno stile degno di un grande narratore, l’autore ben evidenzia il disagio di chi è incapace di adattarsi a compromessi dettati da certe logiche, così come punta il dito contro l’esotica e paradossale immagine della nostra isola che viene spesso diffusa con troppa leggerezza. Temi che fanno molto riflettere. Non svelo altro, se non che l’epilogo, dopo tanti (amari) sorrisi strappati dalla narrazione, sarà drammatico.
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Andira andira
Un agriturismo agropastorale spinto al servizio di turisti nordici. Vita pastorale sarda genuina. Affari d'oro. Se non fosse che... Se non fosse che i conti tra vecchio e nuovo non è facile farli. Specie se si vogliono fare solo a suon di soldi. Qui qualcosa non funziona. Ed è proprio il oritaginista della storia, Costantino Saru, che non capisce che cosa vogliono fare suo figlio e sua nuora fingendo di rifare e facendogli rifare la vita antica dei postori come lui per far divertire i turisti. Costantino non capisce, e quando capisce è troppo tardi e si dà tutte le colpe, anche quelle che non ha, come l'incendio disastroso dell'agriturismo Assandira.
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Vacanza di... sogno?
Una sorpresa questo romanzo. Bisogna meravigliarsi di poter leggere oggi un libro così, che in poche pagine ti strizza per bene visceri e cervello e ti fa sentire cose prima solo intraviste o non viste per nulla. E' scritto e costruito con una maestria letteraria anch'essa sorprendente. Con pochi strumenti ti mette in azione un'orchestra potente e affiatata. Quel tanto di trama intrigante non guasta. E' uno di quei romanzi che non si dimenticano e che entrano a far parte del nostro vivere quotidiano obbligandoci a riflettere su gesti e azioni che si credono innocenti perchè sembrano alleggerire la vita. E' un giallo, direi, familiare e culturale insieme, ambientato nel cuore della Sardegna. Ci sono cadaveri, ma anche sentimenti inespressi che uccidono più del fuoco quando vengono messi a nudo e violati nella loro intimità. A fine lettura rimane un nodo alla gola, uno strazio interno, un non so che di irrisolto, di non ritorno. E’ un romanzo che parla di passato e del suo confluire nel futuro, o meglio di come il nostro presente si appropria del passato, lo trasforma e infine lo rigurgita. E' un libro delicato e forte allo stesso tempo, una carezza e un pugno allo stomaco, adatto per coloro che cercano un senso nelle cose a costo di mettere in discussione se stessi, le proprie radici, i propri principi, per coloro che amano perdersi e poi ritrovarsi, senza più finzioni.