Appunti di un venditore di donne
Letteratura italiana
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"Bravo" Giorgio
L'inizio è agghiacciante.
Una frase di 9 parole che è un vero e proprio pugno nello stomaco. ..."Na sbadilada an costa"... diciamo a Bergamo. Ma che serve, nell'economia generale del libro, proprio per rassicurare il lettore: il peggio è già successo, non c'è bisogno di stare sulle spine per tutto il libro per sapere se succederà o meno, pregando che non succeda... E' già successo.
E' orribile, è un incubo, ma è già successo. Tranquillizzante...
"Io mi chiamo Bravo e non ho il cazzo"
Faletti è bravo a comporre questo intricato mosaico fatto di "coincidenze" un po' troppo tirate, ma che nel complesso funziona benissimo e nel finale lascia sbalorditi.
Bravo Faletti, questo non è "Io uccido" semmai ha qualcosa in comune con "Niente di vero tranne gli occhi", e nel complesso è un libro che TRAVOLGE il lettore e lo INCOLLA ALLE SUE PAGINE.
Ambientato nella Milano del 1978, quella che il buon Giorgio ha conosciuto bene, il romanzo si snoda tra prostitute di classe, bische clandestine, locali notturni, cabaret ed i classici "amici non amici" da aperitivo.
Gli anni sono quelli delle Brigate Rosse e del rapimento di Moro sullo sfondo una politica corrotta e ...La settima enigmistica...
Si fa fatica ad immedesimarsi in Bravo, protagonista e voce narrante, a causa della sua mutilazione subita per uno "sgarro" ma il libro è troppo bello per non essere amato ed assaporato. La prosa è ottima, la dimensione è quella giusta, ne troppo breve ne troppo prolisso.
I personaggi sono ben delineati anche se ad ognuno è lasciata sempre una sfumatura di mistero che non guasta.
Alla fine tutto viene spiegato e nulla è lasciato incompiuto come invece l'autore aveva fatto in "Tre atti e due tempi", lasciando il lettore con troppe domande, qui no le risposte arrivano tutte.
Il mio Faletti preferito è in assoluto quello di "Fuori da un evidente destino", ma qui il livello è davvero altissimo.
Bravo Giorgio.
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Appunti di un venditore di donne
Avevo perso le tracce di Faletti dopo il suo terzo romanzo e l’ennesima delusione. Lo ritrovo diversi anni dopo con un noir davvero sorprendente, forse perché non mi aspettavo granché. Abbandonate le velleità dei thriller sullo stile “a stelle e strisce” (sebbene Io uccido rimanga notevole) Faletti si è cimentato con un genere che alla luce dei fatti gli è riuscito bene, il noir nostrano. La Milano del ’78 non è solo uno sfondo scenografico, ma un vero e proprio personaggio tanto la si sente pulsare e muoversi insieme ai protagonisti. Gli anni di piombo sono nella loro piena e drammatica massima espressione, le BR hanno rapito Moro, le Istituzioni sono sotto attacco ed i politici sotto scacco.
Bravo fa da intermediario tra chi desidera una compagnia di lusso e chi vuole offrire quel lusso. È cinico, ma ha un proprio codice etico, non lo si può definire senza scrupoli, anzi. È un pesce piccolo, ma presto si ritroverà a nuotare in un oceano in cui o si impara a diventare predatori o si è destinati a fare una brutta fine.
L'inizio è forse un po' lento, ma poi la storia prende rapidamente ritmo e si fa leggere alla grande, quindi non fatevi scoraggiare!!
Non male, felice di averlo letto e di aver riscoperto un autore italiano.
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I love Faletti
Sono fan di Faletti dal primo libro, e li ho letti tutti! Amo il suo stile che per me è unico... Pertanto non posso che consigliarlo, questo libro è riuscito a riportarmi alla suspance vissuta con "Io uccido". La curiosità di sapere cosa fosse successo al protagonista e perchè non mi ha abbandonata fino alla fine. E questa Milano vintage, nottambula, popolata da soggetti che esistono solo dal tramonto all'alba come fantasmi che vagano tra vizi, malavita e pericoli costanti, sullo sfondo un'Italia avvelenata dal terrorismo e dalla corruzione. Bravo è senz'altro un personaggio discutibile, cinico, scaltro ma dal buio del suo animo trapela ancora umanità. Un personaggio in movimento, sfuggente e fuggitivo, perennemente in bilico. Bravo dovrebbe apostrofarsi anche Faletti, che anche stavolta è riuscito ad emozionarmi e coinvolgermi pagina dopo pagina.
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Noir da ombrellone
Milano anni ‘70. Mentre l’Italia è soffocata dall’aria pesante degli anni di piombo nel capoluogo lombardo la vita notturna scorre torbida e viziosa tra bische clandestine, cabaret, ristoranti di lusso e locali alla moda, appannaggio di cocainomani, prostitute, artisti, balordi e gente che cerca semplicemente di godersi un po’ la vita. In questo contesto, o meglio tra le ombre di questi ambienti, si muove Francesco Marcona detto Bravo, un cinico magnaccia d'alto borgo, personaggio dal passato oscuro e dal presente discutibile, che nasconde un inconfessabile segreto e si guadagna da vivere vendendo donne. La comparsa nella sua vita della la bella e travolgente Carla coinciderà per lui con l’inizio di una serie di guai e Bravo si troverà invischiato senza volerlo in una storia più grande di lui che lo vedrà costretto a rivedere la sua vita e fare i conti con il passato. Finalmente Faletti sembra allontanarsi dal solito formato del thriller in stile americano pieno di assassini seriali e duri senza macchia e si butta in un noir tutto italiano che rievoca un periodo difficile della nostra storia ed elenca vizi e difetti del bel paese che oggi più che mai, in periodi di forte corruzione e di bunga-bunga, appaiono ben lungi dall’essere superati. Ma il libro presenta comunque delle lampanti pecche: trama un po' troppo confusionaria, finale scontato e poi sempre questi personaggi bellissimi, intelligentissimi, ricchissimi e che sanno sempre come cavarsela. Ma peggio di tutto una prosa fin troppo semplice, al limite della banalità, che se da un lato aiuta la scorrevolezza, dall’altro toglie qualsiasi fascino alla lettura. Consigliato solo per rilassarsi sotto l’ombrellone.
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Solito Faletti
Perchè non apprezzo Faletti scrittore?
Credo che si continui a cercare di rilanciare il mercato dei libri italiani enfatizzando le capacità di uno scrittore che, se non avesse trovato tutte le porte spalancate, ben difficilmente avrebbe potuto pubblicare dei romanzetti con trame spesso illogiche con personaggi al limite dello stereotipo e con divagazioni che servono solo a gonfiare il libro di almeno 500 pagine.
Sembra un pò Salgari quando proprio prima della battaglia descrive Sandokan che guarda un baobab e giù una pagina di descrizone scientifica e geografica della pianta esotica.
Ma Salgari era Salgari e lo pagavano a parola quindi aveva anche dei buoni motivi.
Faletti fà un pò lo stesso quando si perde a descrivere le vicissitudini di personaggi minori per interi capitoli.
Lui forse crede di renderli familiari in realtà annoia e basta.
Quello che mi fa davvero rabbia è che queste inutili divagazioni da molti vengono considerate (credo anche dallo stesso Faletti) profonde e dotte riflessioni di un grande maestro della letteratura.
Comunque gran noia come al solito...
Questo nuovo romanzo non è dissimile dagli altri, è sempre poco chiaro cosa voglia fare il protagonista e spesso la storia naviga seguendo la corrente e divagando più che si può....
Leggi sperando solo che finisca in fretta.
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grande NOIR
Faletti abbandona i romanzi in stile USA e passa al noir all'italiana!!!!
Si legge tutto d’un fiato.
Catapultandoti negli anni, 70 riporta alla vita atmosfere di anni passati, attraverso un susseguirsi di oggetti e marche di quegli anni, prezzi espressi in lire, e luoghi di una Milano che non c’è piu'
Riesce anche a sospendere il fiato, poi, quando la trama ci svela che nulla di quello che circonda (BRAVO)il protagonista è come lui crede che sia.
E a Bravo non si può fare a meno di affezionarsi: duro dal cuore spudoratamente tenero (forse anche troppo sentimentale in certi passaggi, per i miei gusti) che non ha mai ammazzato nessuno. E che vive nel tormento di un sospetto che non lo abbandona, da anni.
Solo che quel sospetto, in pochi giorni, la vita glielo scioglie davanti agli occhi, sballottandolo da una parte all’altra della sua scacchiera esistenziale e rendendolo protagonista di un gioco molto, molto più grande dei suoi affari da protettore. In mezzo, il mondo del terrorismo e della corruzione politica di un’Italia molto più simile a quella del tempo presente di quanto vorremmo.
10 e lode.
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ciapel sot ca l'he un biscot
Grande Faletti, dopo Io uccido sicuramente il suo piu' bel libro. Sara' che ho vissuto anch'io a Milano, negli anni 90, mi sembrava di respirare quell'atmosfera dove non sai mai se sei in ufficio o al cabaret, e la violenza si mescola agli aperitivi.... bella trama, nulla di scontato, romanzo piacevole.
Mi permetto di nominare Faletti erede di Giorgio Scerbanenco, il grande inventore del noir italiano, anch'egli milanese di adozione, con lo stesso stile dinamico, ricco di ironia e grandi metafore come lampi nel buio.
Quando leggi Faletti, termini ogni capitolo con un sorriso. Direi un sorriso enigmistico...
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Donne e champagne
Avvince fin dalla prima riga e non tradisce fino alla fine. E' un po' contraddittorio secondo me quando descrive le squille d'alto bordo come donne di buoni sentimenti che lavorano per aiutare le loro famiglie bisognose; in realtà sono delinquenti comuni, pronte a vendere la droga e a rubare, almeno nella maggior parte dei casi. E quando mostra il protagonista come una persona retta, di solidi principi che non vengono scalfiti dall'ambiente violento e malfamato in cui vive. Comunque è appassionante.
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Gran bel noir
Sono stato molto critico nei confronti di Faletti che secondo me, tranne "Io uccido" ho trovato lezioso, deludente e ritrito nelle altre opere. Mio figlio minore ormai si è abbonato al "regalo Faletti a papà" a Natale o per il mio compleanno e non voglio deluderlo. Beh, stavolta anche Faletti non mi ha affatto deluso. Sarà che avevo aspettative basse ma questo libro è un gran bel noir; forse essendo nato e cresciuto a Milano, anche se ora ci lavoro soltanto, i luoghi famigliari e le atmosfere anni 80 che ho vissuto da adolescente mi risultavano chiare nella testa mentre scorrevo avido le pagine. I capolavori sono altri ma questo è un signor libro, a tratti mi sembrava di leggere Marlowe riscritto da Bukowski; le atmosfere cupe di alcuni passaggi richiamano il miglior Lucarelli e l'ironia fa pensare al Carofiglio più smagliante. Insomma, la storia di questo "magnaccia", coinvolto in un complotto più grande di se che coinvolge BR, servizi deviati, poliziotti corrotti e ingredienti vari finisce per convincere. Ed alcuni colpi di scena non sono poi così scontati ... Questa volta dico: consigliato e bravo Faletti.
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Appunti di un venditore di donne.
Lontano da cittadine scure e tristi come Montecarlo o la New York terroristica de "Io sono Dio",Faletti cerca di approfittare della sua figura da furbo giallista portando nelle librerie "Appunti di un venditore di donne".Il suo ultimo bestseller,ambientato in una Milano non ancora potabile nel mezzo degli Anni di Piombo,tesse figure oscure su riflessi cristallini e piccoli sprazzi di arte pura.Bravo è un venditore di donne.Insomma,un uomo senza scrupoli nel giro della prostituzione.Quando cerca di infilarsi in un traffico più losco dei suoi,verrà inseguito dai Servizi Segreti,dalle Brigate e scoprirà che oltre alla maschera del reale il mondo riserva sorprese clamorose.Faletti parte da un soggetto ottimo,che si va via via diradando per lasciare spazio ad una fotografica oscura sulla Milano anni 80'.Notevole il carico stilistico dell'autore.La scelta di un mistero praticamente già risolto dà all'egregio scrittore un ulteriore convinzione di ciò che si scrive,senza bisogno di inserire azione grandiosa o suspance esplosiva.Faletti forse non riscriverà le idee del noir di casa nostra,ma la sua scrittura è fluida e scivola via senza complicazioni o vocaboli eccellenti.Meno psicologico dei precedenti lavori dello scrittore,si porta appresso un odore di morte e una visione di sangue che contribuisce a renderlo sempre più interessante.Peccato per una risoluzione finale troppo frettolosa e poco consolatoria.Ma Faletti è anche questo.