Alla fine del viaggio
Letteratura italiana
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Il male ha radici nel passato
Eccellente lettura per questa estate bollente, un giallo dalla struttura articolata e dalla trama avvincente, una storia cruenta dove il male genera il male, dove si intrecciano rabbia, rancori, sensi di colpa e vendette; un noir in cui l'assassino omnisciente, lentamente nel tempo costruisce il suo piano demoniaco, articolato in modo eccelso, maledettamente geniale, recitato da numerosi attori, tutti protagonisti o coinvolti nel male o nella perversione. Sarà il commissario Casabona, sofferente ancora una volta per le delusioni familiari, a dover sciogliere il groviglio di sangue, sembra "un film horror" dice un suo collaboratore, e capire come funziona la mente dell'assassino, per poter intervenire celermente. Trovare il bandolo della matassa però non è facile.
Siamo in una calda estate di una città della Toscana, poco prima della celebrazione del patrono, festa che vedrà fervore e turisti nella bella piazza principale, il commissario, mentre sta discutendo con la moglie che sta per lasciarlo, riceve una telefonata che lo riporta immediatamente nel mondo difficile del suo lavoro; si apre uno scenario agghiacciante, una scena al limite dell'assurdo, un uomo seduto e legato a una sedia a rotelle sui binari del treno, viene ucciso dal Frecciarossa, la vittima, difficile sapere di chi si tratti, viene fatta letteralmente a pezzi, con lui anche la sedia a rotelle. Un omicidio plateale, un'esecuzione grottesca, chi l'ha messa in scena, sicuramente non vuole passare inosservato.
L'assassino è furbo e soprattutto determinato a portare fino in fondo il suo micidiale piano, inoltre sa servirsi della tecnologia informatica in modo appropriato, dispone di tempo e energie; sarà l'intuito del famoso commissario affiancato dai suoi efficienti collaboratori, ma anche dagli esperti informatici, a capire non tanto chi è la mente capace di attuare un'opera così diabolica ma il suo modus operandi che oltre ad essere la base portante del romanzo, forse è anche il protagonista.
Ritorna l'ispettore Casabona, severo e burbero ma umano quando serve, comprensivo verso gli errori altrui (anche lui ne ha fatti tanti) e soprattutto bravo, capace e sicuro nel suo lavoro, forse il migliore; nonostante la difficile situazione familiare che a tratti emerge mentre si sgroviglia il piano dell'assassino, l'ispettore non perde mai la lucidità e la concentrazione, sa che il tempo inutilizzato è alleato dell'assassino e ogni secondo è prezioso. Con uno stile fresco, brillante, scorrevole e piacevolissimo, questo romanzo cattura il lettore anche per il suo ritmo incalzante ma soprattutto per la curiosità che riesce a suscitare costantemente, fino a un finale anch'esso cruento che conferma che gli atti estremi sono causati dal dolore e dalla sofferenza radicata profondamente nell'animo umano. Oltre ad una trama dalle tinte forti, il testo offre senza dubbio, anche spunti di riflessione che rimangono impressi, Il titolo rimanda sia a una poesia che a una metafora della vita.
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Solitudine per il commissario Casabona
Torna il commissario Casabona, felice creatura nata dall’abile penna di Antonio Fusco. In Alla fine del viaggio troviamo un insolito Casabona, appena abbandonato dalla moglie, che dopo aver affrontato una dura battaglia contro il cancro, è confusa, non sa più che cosa vuole, è altalenante tra l’amore di una vita e l’amore del passato con l’oncologo di fiducia, Marco. I figli lontani, con la loro vita e le loro scelte, la moglie fuggita lontano, il commissario è solo, arrabbiato con il mondo che non lo comprende:
“A dare un senso di continuità a quel luogo era rimasta solo Snaus, il loro cane, un pastore tedesco femmina (…) Forse sarà per questo che i cani vivono poco in confronto agli uomini: per adattarsi meglio ai loro cicli di vita così mutevoli, rispetto alla continuità che la loro assoluta fedeltà richiede.”
Il mare di solitudine rischia di sommergerlo, l’assenza è interiore ed interiorizzata, ed è pesante:
“L’assenza non è un concetto astratto. L’assenza, con il tempo, diventa una compagna fedele che ti aspetta quando torni a casa. Non la puoi mandare via, perché le appartieni e ti appartiene. A volte è l’unica cosa che ti rimane, e così finisci addirittura per innamorarti di una assenza e conviverci per sempre.”
In tale clima non resta che il lavoro. Un nuovo misterioso caso lo affligge: un uomo su una sedia a rotelle è stato ucciso da un treno in corsa. Chi è? E come ha fatto ad arrivare a posizionarsi sui binari? Cosa significa questo gesto? I dubbi sono tanti e il cammino conduce dapprima a un atroce reato come quello della pedofilia, e poi a successive morti inspiegabili che mescolano le carte in tavola.
Una lettura attraente per la configurazione di perfette atmosfere noir, e personaggi abilmente delineati. Un commissario dal volto umano che soffre, che pare essere alla “fine del viaggio” della vita. Ma è proprio così? Oppure è l’inizio di un nuovo, differente, percorso? Con più consapevolezza, più umanità, più senso dei limiti e più saggezza e riflessione nei comportamenti e nell’amore?
Un giallo abilmente congegnato, con ottimi e precisi riferimenti all’attualità, come il riferimento alla grave esistenza del “dark web”, ovvero di quel mondo sotterraneo ad Internet, dove vengono commesse le peggiori nefandezze, senza che nessuno possa intervenire.
Una storia attuale che accompagna una lettura trascinante e di rara bellezza narrativa.