Spettro di ghiaccio
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Le disavventure del Prect en Rahkoon
Come si apprende dalle brevi note biografiche che ritroviamo in quarta di copertina, "Prect en rahkoon - Spettro di ghiaccio" è l'opera d'esordio di Samuele Vinanzi, un romanzo fantasy di stampo classico che si sviluppa in 11 capitoli preceduti da un lungo prologo e da un epilogo molto breve, per un totale di 509 pagine (ringraziamenti inclusi).
La narrazione è prolissa, appesantita da descrizioni eccessive e molto spesso superflue che riferiscono ogni singola azione compiuta dai personaggi che si muovono sulla scena, come se l'autore volesse assicurarsi che il lettore immaginasse la scena esattamente come l'ha concepita lui, persino nei dettagli e nei piccoli gesti, senza considerare che, trattandosi di una storia di genere fantasy, sarebbe stato più opportuno concedere qualche libertà alla creatività e all'immaginazione del fruitore.
Se fosse stato sottoposto a revisione da un buon editor, sicuramente il testo sarebbe stato snellito parecchio e avrebbe guadagnato in qualità e scorrevolezza.
Il romanzo, che risulta già abbastanza lungo così com'è, in realtà si sarebbe potuto estendere benissimo su oltre 850/900 pagine: l'editore, infatti, per concentrare il più possibile il testo e fare economia sulle pagine, ha scelto di utilizzare un carattere molto piccolo che fa stancare facilmente gli occhi. La mancanza di un servizio di editing accorto è rivelata dallo stile narrativo che per l'appunto risulta acerbo: l'autore si lascia andare a diverse ripetizioni; utilizza spesso espressioni arcaiche come "essi ricambiarono lo sguardo" che dovrebbero essere in linea con il genere e con il contesto temporale in cui ci si immagina che si stiano svolgendo gli eventi, ma che per qualche ragione sembrano stridere con il resto del testo; pecca di ingenuità con frasi come "L'aria fresca odorava di pioggia bagnata" (pag. 87), come se la pioggia potesse essere in altro modo; ricorre a costruzioni ed espressioni infelici che non sortiscono l'effetto "poetico" sperato, come per esempio la frase "Avanzarono rapidamente e gli alberi si richiusero alle loro spalle" (pag. 136), cosa assurda dato che, a meno che i personaggi non stiano ricorrendo a un incantesimo che faccia districare un groviglio di rami intrecciati per aprire un varco nella vegetazione (cosa della quale non si fa alcun cenno), non si può dire che gli alberi si “chiudono alle spalle” visto che non si tratta né di tendaggi né dei battenti di un portone (se si voleva esprimere l’idea di un gruppo che si inoltra nel fitto della boscaglia, tra tronchi talmente vicini da sembrare un muro solido e invalicabile avrebbe potuto utilizzare espressioni più adatte alla situazione e all’oggetto stesso che costituisce l’ostacolo), o come la frase “Cadde all’indietro, rotolando sui gradini” (pag. 155), dove sarebbe stato più corretto dire “rotolando giù per i gradini” per non creare un controsenso.
Come già detto, l’intreccio è di stampo classico: un gruppo di amici – una coppia di elfi (lui un druido, lei non si capisce che ruolo abbia dal momento che negli scontri è più un peso che un aiuto), due esseri alati (un cavaliere che venera la dea Ethni e un cacciatore di taglie che venera il dio Arrai) e un mezz’elfo si uniti da un destino avverso si mettono in viaggio per cercare un modo per liberarsi da una maledizione che è stata lanciata contro di loro dai nemici dell’impero, i quali stanno cercando di invadere le terre di nessuno e attaccano i villaggi per seminare il caos e conquistare maggiore potere allo scopo di impadronirsi di ogni cosa e dominare sul mondo. Alla comitiva si aggiunge un viandante che si rivelerà un ottimo combattente in grado di provvedere a se stesso e ai nuovi compagni di viaggio. Durante il viaggio si incontreranno amici e alleati ma saranno anche costretti a scontrarsi con numerosi avversari (vampiri, non morti, briganti e così via), dovranno affrontare diverse prove e missioni secondarie che li rallenteranno e devieranno (anche se di poco) il loro percorso. In parole povere, avremo a che fare con ambientazioni e situazioni che ricordano tanto “Il signore degli anelli” quanto i famosi giochi di ruolo nello stile “Dungeons & Dragons”.
Nonostante le imperfezioni sopra citate, volendo dare un giudizio puramente obiettivo direi che la storia non è poi così male.
Personalmente, invece, non mi ha coinvolta, anzi ho faticato a ingranare e a farmi piacere sia la storia che i personaggi: non sono riuscita ad affezionarmi a nessuno di loro, la mia lettura è andata avanti con molta lentezza, numerose pause e scarso interesse, ma in questo caso va specificato che il mio giudizio personale viene inevitabilmente influenzato dal fatto che non amo particolarmente il fantasy tradizionale e anche dal fatto che ho già letto molte storie con le stesse caratteristiche, lo stesso tipo di svolgimento e gli stessi espedienti narrativi che ho trovato nel romanzo in questione, per cui per me è stato come leggere qualcosa che avevo già visto.
Indicazioni utili
- sì, se tutto sommato avete voglia di leggere un fantasy di stampo tradizionale, senza troppe pretese per quel che riguarda lo stile della narrazione e l'originalità della trama, se non vi spaventano le lunghe letture e se non avete difficoltà con caratteri di stampa molto piccoli.
- no, se vi annoiano i fantasy classici fatti di lunghi viaggi, ricerche e combattimenti a ogni tappa, se cercate uno stile articolato e una trama che vi sorprenda con intrecci non ancora sperimentati, no se non siete fatti per le narrazioni prolisse e soprattutto se i vostri occhi si affaticano facilmente con caratteri minuscoli.