Le lame di Myra. La saga del Dominio
Letteratura italiana
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Sorpresa, dove sei?
Non leggevo libri della Troisi ormai da molti anni; con questo volume speravo di provare di nuovo l’entusiasmo che riuscivano a suscitare in me Le Cronache del Mondo Emerso ma purtroppo non è stato così.
La storia di per sé non è brutta, anzi: gli elementi per un buon fantasy ci sono tutti -magia, avventure, draghi, combattimenti- e la scrittura è molto scorrevole. Troppo scorrevole. La protagonista viaggia per tutto il Dominio ed affronta innumerevoli avversità, ma ho avuto l’impressione che ogni ostacolo, per quanto venisse presentato come molto difficile, se non addirittura insormontabile, venga poi superato con facilità. Un po’ come un atleta di corsa ad ostacoli che a fine gara non abbia neanche il fiatone.
Altro punto per me negativo sono stati i personaggi la cui evoluzione caratteriale è troppo veloce. Non è questo, però, l’aspetto che mi ha infastidito di più: è ormai la quarta volta che la Troisi riutilizza i tratti chiave dei protagonisti della sua prima saga. Myra, guerriera chiusa e tormentata amante dei draghi, è la nuova Nihal; Kyllen, mago gentile e premuroso, il nuovo Sennar; Marjane, minuta adolescente incapace di difendersi ma determinata a cambiare il proprio destino, la nuova Laio. C’è però da dire che, chi invece non ha mai letto nulla dell’autrice, non avvertirà questo fastidio e anzi rimarrà probabilmente soddisfatto dalla caratterizzazione.
Infine, ultima nota negativa: lo svolgimento prevedibile in tutto e per tutto. Un aspetto fondamentale di questo libro è il fatto che la storia si configuri un po’ come un giallo ma io ho capito tutto sin dalle primissime pagine. Totalmente prevedibile.
“Le lame di Myra”, però, ha anche aspetti positivi, uno tra tutti l’universo nel quale è ambientato. E’ incredibile come l’autrice riesca ogni volta a dipingere mondi completamente nuovi, originali, affascinanti, ricchi di razze, paesaggi e consuetudini sempre diversi.
In conclusione, se avete una grande esperienza di fantasy, soprattutto quelli già scritti dall’autrice, potete anche evitare la lettura di questo suo ultimo romanzo, se invece siete giovani e vi state avvicinando ora a questo genere, sarà una buona lettura.
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Lame affilate ma non originali
Licia Troisi è una scrittrice italiana che ha avuto il suo boom pubblicando la sua prima trilogia: Cronache del Mondo Emerso con protagonista Nihal. Successivamente, ha pubblicato altre due trilogie relative al Mondo Emerso (Guerre e Leggende); ha creato altri mondi, quello della “Ragazza Drago”, di “Pandora”, dei “Regni di Nashira” e, infine, “La saga del Domino”.
La saga del Domino si apre con “Le lame di Myra” edito Mondadori nel 2016, che apre verso un nuovo mondo. La copertina è molto d’impatto: c’è una ragazza con i capelli bianchi e gli occhi cremisi che guarda indecifrabilmente il lettore, su uno sfondo graffiato rosso che esce da un bianco-grigio del resto della copertina. La ragazza in copertina è la protagonista, Myra, e lo sfondo bianco è il luogo in cui si svolgono la maggior parte delle vicende: nelle terre ghiacciate, Asgarö e dintorni.
La trama è incentrata sulle vicende di Myra, una giovane combattente già comandante dell’esercito di Acrab. Le sue caratteristiche che lasciano tutti i suoi nemici ed alleati senza parole sono la sua voce roca e le sue armi, una coppia di walud mortali. Però, come ogni eroina della Troisi che si rispetti, Myra ha dei demoni interiori che si agitano in lei: infatti, quand’era piccola, degli uomini avevano ucciso brutalmente il padre, lasciandola orfana e facendole uccidere già un uomo. Così, quando un giovane Biswadi appare nel suo esercito, i suoi dubbi ritornano a tormentarla fino a farle prendere una decisione: abbandonare l’esercito del suo amato Acrab per trovare gli assassini del padre. Nonostante Acrab non sia per nulla d’accordo, acconsente e Myra parte alla ricerca di un uomo che qualcosa avrebbe dovuto sapere. Purtroppo, le piste la portano solo a persone già morte, ma nel suo viaggio l’affiancano due personaggi molto validi: Kyllen e Marjane. Per chi ha letto Cronache del Mondo Emerso, Kyllen è un po’ il Sennar della situazione: è un giovane evocatore e si occupa di magia, compagno fedele di Myra e ben presto prova verso di lei un’attrazione crescente. È l’opposto di Myra su moltissimi aspetti: è riflessivo, calmo e controbilancia gli impeti della protagonista. Marjane è la classica aiutante, che interviene quando Myra non è in grado di combattere. Le due s’incontrano in una taverna, dove lei era una cameriera e Myra, controvoglia, la porta con sé. I tre iniziano questo viaggio a dorso di draghi fantastici, che portano il lettore a conoscere un mondo gelido e spietato. Myra andrà rincorrendo una figura misteriosa che tutti riconducono alle sue vicende: Graffiasi ma nessuno sa chi sia davvero né, tanto meno, dove trovarlo.
Grazie al fondamentale aiuto di Eileena, vecchia maestra di Kyllen, Myra capisce il perché di un fenomeno che si scatenava attorno a lei: gli elementari si avvicinano a lei in maniera strana. Infatti, i maghi si servono di questi spiriti degli elementi per fare le loro magie fino ad incatenarli a loro e ucciderli. Dopo essersi resa conto che lei è il Liberatore – o meglio, la Liberatrice – inizia a capire il perché delle parole di suo padre: “lei è mia, non vostra”. Le parole che l’avevano tormentata per anni ed anni avevano acquisito un significato differente: era lei che volevano, non la terra del padre. Scoprendo questo nuovo lato della sua storia, così intricato, violento ed oscuro, Myra si rende contro che neanche il suo amato Acrab è così pulito e puro come credeva. Dopo avere scoperto delle verità che la destabilizzeranno profondamente; dopo aver rischiato di morire, Myra dovrà mettere tutto in discussione.
Lo stile di Licia Troisi è sempre lo stesso: fluido, piacevole, scorrevole, abile nelle descrizioni. Com’è inevitabilmente, i personaggi iniziano a somigliarsi fra loro, anche se bisogna rendere evidente una cosa: Myra sembra una sintesi delle varie – altre – protagoniste della Troisi ma, personalmente, mi è piaciuta la sua caratterizzazione. La struttura narrativa creata è molto interessante: il lettore dovrebbe scoprire man mano la situazione, che s’intrica sempre di più, fino al climax finale. Purtroppo, avevo già immaginato che Acrab non era il santo che Myra descriveva e la sorpresa è stata minore.
Una cosa che ho apprezzato particolarmente sono le descrizioni dei luoghi: l’autrice mi ha fatto vedere i gelidi luoghi in cui si svolge la gran parte del romanzo. La parte finale è costruita in luoghi più miti nel sud del Domino, le città natie di Myra che sanno più di primavera.