La scacchiera nera
Letteratura italiana
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La Scacchiera Nera – Miki Monticelli
L’idea iniziale di questo romanzo fantasy sarà anche stata originale, seppure un po’, a dirla tutta, richiama-va Jumanji. Tuttavia, poi, la trama è stata sviluppata come una copia di tanti altri fantasy. Avventure trite e ritrite, già lette o viste in film. Se si prendono Narnia, Il Signore degli Anelli, Eragon, Star Wars (come dalla stessa autrice citato, oltretutto …), Harry Potter, La Bella Addormentata (la strega che diventa drago, con-tornata dai suoi amichetti mostri), Inu Yasha e si fa un bel mix di tutti questi, ecco a voi La Scacchiera Nera. Per non parlare del fatto che ci sono alcuni eventi nella storia che sono stati buttati lì solo per aggiungere pagine o perché facevano comodo (come il corvo blu). O almeno a me hanno dato questa sensazione. Forse nei romanzi successivi (perché sì, il romanzo fa parte di una serie, anche se era autoconclusivo, volendo) qualcosa verrà sviluppato meglio, ma ho qualche dubbio.
Anche lo stile con cui la storia è scritta non è il massimo. È tutto raccontato dal punto di vista del protagoni-sta Ryan … che non si sa perché lo è (insomma, non viene spiegato perché la pedina del Guerriero Rosso sia più importante di quella dell’Arciere d’Acqua o delle altre due che non si sono neanche risvegliate …). Quello che però non mi piace, personalmente, è il fatto che Ryan parla col lettore e che ha delle uscite al presente quando tutta la storia è al passato (Es. “Doveva essere proprio convinto che lo fossi, ma ci sono abituato.”). Ovvio che questo è proprio dovuto al fatto che Ryan parla con me, come se mi stesse raccontando la sua avventura, ma non è un tipo di narrazione che mi soddisfa.
Non so se consigliarlo o meno. Diciamo che se non avete letto o visto nulla di quello sopracitato, allora cre-do potrebbe piacere. È un romanzo leggero e scorrevole, nel complesso carino, ma gli manca qualcosa. Se è il genere Fantasy che vi piace, potete trovare di meglio.
Indicazioni utili
La scacchiera nera
Premessa: questa è una trilogia, composta dai volumi La scacchiera nera, L’ombra del guerriero e Il signore degli inganni: ciònonostante trovo riduttivo e tutto sommato poco significativo fare tre recensioni diverse. L’opera è talmente una cosa unica che non riesco a scindere il mio commento in tre parti. Quindi metto la recensione in calce alla scheda del primo libro, ma vale per tutti e tre.
Detto questo, inizio immediatamente col chiedere scusa all’autrice, Miki Monticelli da Prato, perché il primo libro di questa saga, La scacchiera nera, pubblicato nel 2009, mi è capitato più volte in mano nelle mie affannose ricerche librarie, ma l’ho sempre disprezzato, pensando che fosse diretto a un target di lettori troppo lontano da me. Che idiota.
Per fortuna il destino tesse bene le sue trame e qualche settimana fa il libro mi è rimasto incollato alle mani irresistibilmente.
Avrei dovuto capirlo subito d’altronde. Un libro che unisce le mie più grandi passioni, il fantasy e gli scacchi, come poteva non piacermi?
L’Autrice ha creato un mondo incredibile. Un’idea originale e una trama condotta come si deve, capitolo dopo capitolo, senza che tu riesca a prendere respiro dalla prima all’ultima pagina.
La scacchiera è un mondo a metà tra quello degli uomini, il nostro per intenderci, e quello degli spiriti (Acqua, Aria, Terra, Fuoco, ma anche Ombra, Paura, Tempo…) e sarà il palcoscenico della battaglia finale di uno scontro millenario tra le varie entità e gli uomini stessi per il dominio di tutto ciò che è noto.
Alcuni “Eletti” tra gli uomini vengono trascinati nell’agone tramite alcune scacchiere sparse per il mondo, e lì si uniscono allo spirito loro destinato e cercano di cambiare le sorti della Scacchiera e del mondo intero.
Qui dentro si ordiscono trame e tradimenti. Si intessono piani. Sbocciano amori. E inevitabilmente si muore. Disperatamente. Lottando. Ci accompagnano esseri spaventosi e demoni orrendi. Creature fantastiche e cattivi da Oscar.
Fino allo scontro finale in cui le alleanze che erano, non è detto che saranno ancora. E il confine tra i cattivi e i buoni diventa così labile, da non riuscirsi più a distinguere.
Quest’opera ha un respiro talmente ampio che non esito a collocarla tra le grandi saghe fantasy che hanno accompagnato i miei sogni fin da bambino. Tolkien e Terry Brooks hanno trovato forse un erede degno di loro? Forse sì. Almeno, io non mi emozionavo così tanto da tempo, nel leggere di una battaglia che non ha niente da invidiare a quella di Minàs Tirìth.
Grande, grande, grande Miki Monticelli. Ti ringrazio per avermi regalato un sogno e per aver fatto germogliare di nuovo la speranza che il fantasy italiano non sia morto e sepolto. D’ora in poi ti seguirò con fiducia. Promesso.
Ve lo consiglio con tutto il mio povero cuore esausto da tanta, piacevolissima, lettura.