La memoria degli alberi
Letteratura italiana
Editore
Nato a Roma nel 1965, Bernardo Notargiacomo ha iniziato a scrivere all’età di 15 anni. Ha lavorato a lungo come pubblicitario per network internazionali, e ha viaggiato abbastanza da amare mondi diversi e farli propri. La memoria degli alberi è stato scritto con amore, anche in momenti di grande tristezza. È stato portato in giro, quando era ancora un blocco pieno di cancellature, per città affollate dell’Asia e cascate naturali della Polinesia. È il suo primo romanzo.
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UNA FAVOLA NEL VERDE!
Premetto che ho preso questo libro perchè pensavo in una trama diversa. Ma, pensandoci bene, ora che l'ho finito, è un libro assai interessante, un libro che,nel suo piccolo, spiega quanto bene farebbe all'uomo ascoltare un pò di più tutto ciò che è in natura. L'uomo piano piano sta devastando il verde che ci circonda e si dovrebbe prendere esempio da questo bambino, che diventa piano piano un uomo. Un libro scritto in maniera molto fluida, un racconto per ragazzi ma anche per adulti, perchè il tema trattato va al di là di qualsiasi età. Il protagonista ci fa vivere un'avventura in mezzo al verde, ci fa capire il linguaggio delle piante e degli alberi, del vento e di ogni cosa che esiste in natura. Un libro insomma che bisogna leggere a mente aperta, entrando a far parte di questa magica favola!
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Romantico, avventuroso. Fantastico.
Un bambino inizialmente chiuso in se stesso e senza troppe relazioni sociali con i suoi coetanei, si ritrova improvvisamente a comunicare con tutto il mondo. Con le piante.
Un segreto da custodire e un dono da mettere a frutto per conoscere una storia meravigliosa: la storia di alberi, fiori, vista da loro stessi. Perché sono proprio loro che la racconteranno a Joan.
Una favola romantica con un grande messaggio ambientalista di sottofondo.
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Favola ambientalista
E venne il tempo del male, esso invase i vicoli della piccola città affacciata sul mare, lo portarono quegli stessi marinai che avevano fatto la fortuna di quel luogo. La madre prese il figlio dalla culla e fuggì, guadagnando in fretta e furia la campagna dove era fiduciosa che l'aria salubre potesse difendere la sua creatura dall'assalto del male,ma quando sul giaciglio di una capanna rese l'anima a Dio, fu una vecchia strega a portarle via il frutto del suo amore. La strega legò la sua giovane preda ad un albero e ne fece il suo piccolo "cane",il suo piccolo schiavo. Un giorno la megera, recatasi in città in cerca di un'altra creatura da rapire, accompagnata dal suo giovane aiutante, tentò di rapire i neonati di un nobiluomo, approfittando della distrazione della stupida tata che avrebbe dovuto averne cura, ma a quel punto il piccolo "cagnolino "si ribellò alla sua aguzzina e, attirando l'attenzione della gente, fece arrestare la lurida carceriera.
Il piccolo orfano, durante la rissa scatenata dalla gente inviperita contro la rapitrice di bambini, si rifugiò nella vicina Chiesa, qui fu accolto dal parroco che in un primo momento tentò di incatenarlo ad altre colonne , quelle dei rituali,quelle della disciplina religiosa che nel cilicio ha completamente dimenticato che Dio è anche gioia. Venne allora il nobiluomo al quale l'orfano, con il suo tempestivo intervento, aveva salvato i figli e lo liberò da queste nuove catene adottandolo.
Nella nuova casa quel bambino che il prete aveva battezzato Joan Blanco, nonstante il calore umano mai provato prima d'allora, cominciò a trovare ricovero alla sua inquietudine nella vicina foresta , qui fra gli alberi, per un misterioso dono che scoprì di avere, trovò un amico, Utr, un antichissimo albero che iniziò "corteccia rosa" , questo l'appellativo che le piante danno agli uomini, al fantastico mondo delle piante. Qui la favola di Bernardo Notargiacomo continua spedita introducendo i lettori in una poesia verde che non voglio anticiparvi perchè va scoperta e goduta da ognuno di voi, come per l'Alchimista di Coelho, il Gabbiano di Bach, il Delfino di Bambarèn, aprite il libro e siate pronti al viaggio dentro di voi. Vorrei sapere se corteccia rosa ha poi scoperto cosa succederebbe agli uomini se tutti gli alberi smettessero di respirare?