L'Isola dei liombruni
Letteratura italiana
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Senza infamia e senza lode
Lo stile narrativo scorre e abbastanza e risulta piacevole. È scritto in maniera volutamente informale, essendo la storia narrata da ragazzi appena adolescenti, eppure a tratti risulta un po’ forzato e macchinoso.
La trama è comunque avvincente e dopo un inizio tranquillo, comincia a crescere di intensità e velocità, intrigando il lettore all'interno del mistero e portandolo verso la verità.
L’ambientazione del libro è affascinante, i personaggi sono piacevoli, caratterizzati senza troppa profondità ma sufficientemente per non essere scontati o piatti, con alcune eccezioni di personaggi complessi e molto interessanti.
Dopo un inizio un po’ lento e anonimo, il libro diventa subito interessante e alla fine diventa quasi magnetico, lasciando una sensazione di nostalgia e tenerezza al termine della storia. Dopo le quasi quattrocento pagine di racconti, emozioni, pensieri, ed eventi, ci si sente partecipi della storia come si fosse vissuti sull'isola insieme ai protagonisti del libro, e questo è un merito per lo scrittore, perché saper coinvolgere il lettore è sempre una dote rara.
È un libro senza pretese ma ma una lettura piacevole, che non consiglierei a tutti perché alcuni potrebbero ritenerlo infantile e inverosimile, ma che a un buon sognatore può regalare ore di buon divertimento.
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UN FANTASY ONIRICO
"L’isola dei Liombruni" è un sogno e lo stile narrativo ne segue le pieghe e gli intrecci. Anche se non sempre gli elementi della trama e i concetti sono espliciti e ben definiti -risultato ricercato volontariamente per rendere l'atmosfera onirica del romanzo- la narrazione risulta scorrevole e piacevole.
Il linguaggio, che spesso ricalca la parlata giovanile, si avvale di termini e modi di dire territoriali che rendono vivida e subito comprensibile, senza bisogno di preamboli, la realtà di Smiccio e Zenzero; la realtà della banda di Primo, il bambino che sogna l'isola e ne è l’artefice, in un tempo e un luogo d’estate che rimandano alla spensierata gioventù trascorsa in una piccola comunità mediterranea.
Il periodo descritto è quello in cui si convive e si fanno esperienze, tra giochi, amicizie e passioni leggere come l’età dei protagonisti. Un periodo che forma il carattere e acuisce la consapevolezza di se stessi e del monto circostante, attraverso snodi cruciali del vissuto e riti di passaggio verso una fase di crescita successiva.
Il sogno di Primo è tutta una rappresentazione della crescita, e come tale non manca di confusione, incertezza, ribellione nei confronti di una realtà da cui i ragazzi si sentono schiacciati; una realtà rappresentata da personalità a loro “superiori”, cui possono rivolgersi solo alzando lo sguardo, gli adulti, chiamati proprio Alti e in cui identificano la morte dell’innocenza e della spensieratezza.
È una ribellione violenta e cruda, questa, che culmina nella Carnara, la notte di lotta e sangue in cui bambini e ragazzi si sono impossessati dell’Isola, quando ha avuto inizio il sogno di Primo e l’avventura dei protagonisti.
La vita spensierata dell’isola dei Liombruni, misteriosi animali che scorrazzano liberi sulla terra dei bambini e intoccabili per legge, si fonde così, in maniera efficace, a toni cupi, più che dark tipici dell’horror, che richiamano l’atmosfera de "I figli del grano" di Stephen King (racconto compreso nella raccolta "A volte ritornano", da cui è tratto il famoso film diretto da Fritz Kiersch "Grano Rosso Sangue") e raffigurano bene il travaglio della crescita pre-adolescenziale e adolescenziale. Elementi mischiati ad altri che riecheggiano antichi miti - ad esempio la figura degli Scalzi, sorta di semidei in cui si trasformano i bambini che muoiono nel sogno - che si sposano bene con l’ambientazione dell’Isola e la caratterizzano.
E' un periodo che rifiuta l’autorità e chi la incarna, ma di cui gli stessi compagni di Primo non possono fare a meno di sentirne il bisogno, come dimostra la nascita spontanea dei Baroni, ruoli autoritari giocati dai ragazzi più grandi. Come non posso fare a meno di provare il bisogno d’interrogarsi, comprendere, varcare la soglia di una tappa esistenziale. Almeno Zenzero, uno dei punti di vista maggiormente sfruttati nella narrazione e motore dell’evolversi della vicenda. E in modo diverso anche il suo amico Smiccio.
"L’isola dei Liombruni" non è una lettura frivola, ma una trama ben congegnata, intrigante, piena d’azione e suspense che la rende avvincente e scorrevole. Piacevole e intensa. Onirica fino all’ultima riga. Un libro che merita attenzione così come il suo autore Giovanni De Feo.