I regni di Nashira. Il sogno di Talitha
Letteratura italiana
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Non distruggiamolo
Licia Troisi, autrice di questo libro, primo di una serie di quattro, si è stagliata come una stella nel panorama italiano del fantasy esordendo con “Cronache del Mondo Emerso”, protagonista era Nihal, una mezzelfo. La nostra scrittrice, dopo aver completato questo primo lavoro, s’imbarca in un’altra trilogia, forse la mia preferita, “Guerre del Mondo Emerso”, protagonista Dubhe, un’assassina. Il Mondo Emerso non termina così ma con “Leggende del Mondo Emerso”, trilogia conclusiva e, secondo me, nell’ultimo libro, la nostra scrittrice ha davvero dato il meglio di sé. Protagonista qui, Adhara, un’umana su cui sono stati fatti esperimenti.
Nel 2011 la scrittrice torna con “I regni di Nashira”, protagonista Talitha, una giovane talarita, razza predominante, figlia del conte di Messe. Indomita, ribelle, brava con le armi ma incredibilmente simile a Nihal come caratterizzazione del personaggio. Ma la nostra protagonista non è sola, inseparabile amico è lo schiavo Saiph, saggio, calmo, femita, tranquillo e spesso molto simile a Sennar, il compagno di Nihal. Il paragone, avendo letto già tutto della Troisi, sale spontaneo, c’è una similitudine davvero evidente. Affianco ai due personaggi principali appena descritti ne ruotano altri di minore importanza ma indispensabili per il proseguimento della storia: Melkise, il cacciatore di taglie che prima li catturerà ma poi sarà indispensabile per i due protagonisti, il suo aiutante, Grif; la sorella di Talitha, Lebitha, una sacerdotessa valente da cui scaturirà tutto il mistero e la storia del libro; i genitori di Talitha, che non faranno altro che ostacolare la figlia davvero in tutto. Oltre a questi, ci sono tutta una serie di personaggi di contorno che conoscerete leggendo la storia.
La cornice è molto complessa, molto di più in confronto alle altre sue opere (“La ragazza Drago”, “Mondo Emerso”, “Pandora”): ci troviamo in un mondo completamente diverso dal nostro, ci sono due razze, Femiti e Talariti, e i secondi hanno sottomessi i primi durante una guerra. Il mondo è diviso in cinque regni, con le rispettive contee e la nostra protagonista vive a Messe, nel Regno dell’Estate, in una specie di palazzo. La prima cosa particolare che risalta riguarda il cielo: nessuno lo vede davvero. Esistono due pianeti nel loro cielo, Cetus e Miraval, rispettivamente il male e il bene; fra i due vi è una sorta di lotta celeste, poiché il calore di Cetus è ostacolato da Miraval. Tornando alla situazione di Talitha, – se non avessi fatto questo preambolo, sarebbe stato davvero difficile inquadrare bene il libro – è mandata in monastero, in seguito alla terribile scomparsa della sorella, morta di un male misterioso. La protagonista, anche se molto riluttante e ribelle, va e scopre ben presto che le sacerdotesse nascondono un segreto, probabilmente strettamente collegato con la morte della sorella. Intanto, il suo schiavo, Saiph, riesce a raggiungerla in monastero e decidono di fuggire insieme. Scontrandosi più volte con le Combattenti, sacerdotesse addestrate, tra cui la temibile Grele (che ricorda vagamente Rekkla delle Guerre del Mondo Emerso), imparando ad utilizzare anche la magia, tramite l’uso dell’Es, i due protagonisti riescono finalmente a fuggire via dal monastero. Scappando, i due rubano una spada leggendaria da una teca: la Spada di Verba, personalità leggendaria che forse sa qualcosa sul mistero del cielo. Contemporaneamente a tutte queste vicende, il tempo inizia a cambiare: fa sempre più caldo, l’estate sembra non voler finire più. Una volta fuori dal monastero, i due giovani, però, finiscono fra le mani di un cacciatore di taglie e il suo aiutante, Melkise e Grif. Inizialmente le cose sembrano precipitare sempre di più fra i quattro, il cacciatore vorrebbe riportare Talitha al padre insieme al suo schiavo, Saiph. Ovviamente, riescono a fuggire dopo non pochi problemi. Dopo rocambolesche avventure, trascinandosi anche i parenti di Saiph, ma i due devono fuggire ancora, anche perché il padre di Talitha ha ormai messo una taglia sulla testa della figlia. Fuggire, ma dove? La copertina del libro scrive una frase è perfetta: “Esiste un luogo in cui fuggire o un’arma con cui combattere quando il nemico è il cielo stesso?”. Potrebbe riassumere tutto il significato del libro.
Lo stile di scrittura di Licia Troisi è ancora una volta inconfondibile, quasi impeccabile e piacevole da leggere. Ottime descrizioni dei luoghi, non facili spiegazioni della cornice, buona caratterizzazione dei personaggi, ciò lo rende un libro di facile lettura, piacevole per gli amanti del fantasy.
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Non ci siamo
Premetto una cosa: non è decisamente il primo libro della Troisi che leggo. Li ho letti quasi tutti: Le Cronache, Le Guerre, Le Leggende, La Ragazza Drago. E in generale mi sono piaciuti tutti, ma questo proprio no.
Primo di una nuova saga fantasy ambientata in una nuova terra, Nashira, Il Sogno di Talitha mi è sembrato un caotico ammasso di schemi narrativi delle tre trilogie Mondo Emerso, comprese anche Le Storie Perdute.
Partiamo dalla protagonista, Talitha, una giovane di diciassette anni che ne dimostra non più di dodici e che dalle prime pagine sembra somigliare enormemente a Nihal, protagonista delle Cronache. Proseguendo nella lettura ci si rende ben presto conto che siamo di fronte ad un personaggio sciocco, superficiale, infantile, capriccioso e immaturo. E il suo atteggiamento si riflette in ciascuna delle sue azioni, che sono spesso impulsive quanto folli.
Per fare un esempio a prova di spoiler: se voi sapeste che c’è un capanno in riva ad un fiume dove delle persone lavorano per l’esistenza stessa della vostra città, vi verrebbe mai in mente di abbatterlo a colpi d’ascia perché queste persone vogliono uccidere il vostro gatto? A me, sinceramente, no. Sono sicura che avrei trovato un’altra soluzione, non si può mettere nello stesso piatto la sopravvivenza di una città con la vita di un singolo individuo.
Secondo esempio antispoiler: se voi foste capaci di calarvi a terra fluttuando da un grattacielo, non vi verrebbe in mente di fare lo stesso sopra un dirupo, invece di attraversare un traballante ponte di corda?
Altro aspetto del personaggio che lo rende poco credibile è la sua superficialità e la sua quasi totale assenza di sentimenti, se non rabbia e testardaggine. Talitha reagisce troppa rapidità alla morte iniziale della sorella, al punto che l’affetto che dovrebbe provare per lei non si riesce a percepire. La giovane infatti da sfogo della sua rabbia e del suo dolore nella settimana che segue il lutto e nei mesi seguenti pare essersene totalmente dimenticata; forse la Troisi avrebbe dovuto studiare un po’ meglio le fasi del lutto.
Lo stesso si verifica dopo le prime uccisioni causate dalla ragazza: sconvolgimento nelle ore seguenti e poi oblio totale. O questa ragazza è totalmente priva di sensibilità o dovrebbe dare prova di qualche sintomo da stress post traumatico.
Altro atteggiamento molto ambiguo è quello che assume nei confronti Sapih, suo schiavo e pseudo-amico, che la ragazza continua a trattare come un oggetto nonostante si professi affezionata a lui. Certo, vi sono diverse azioni nel corso del romanzo che fanno intendere che gli voglia molto bene, ma in realtà non gli riserva alcun affetto e sembra davvero continuare a considerarlo uno schiavo in piena regola.
Per quanto riguarda Saiph stesso, al povero ragazzo non viene accordato neanche un briciolo di personalità. Sembra un’ombra, totalmente dipendente dalla sua padrona e dal suo volere, quasi una sua appendice. Riesce vagamente a svicolarsi e a diventare una persona negli ultimi capitoli, quindi ho speranze che prenda in mano la sua vita nel prossimo romanzo.
I quadretti tra Saiph e Talitha, inoltre, rispecchiano spesso e volentieri scene già viste tra Nihal e Sennar (protagonisti delle Cronache). Forse a qualcuno potrebbe fare piacere vedere un riflesso di personaggi che ha amato, ma io riesco a leggerlo solo come un riciclo e ad esserne conseguentemente infastidita.
Ci sono tuttavia alcuni, pochi aspetti che sono interessanti. La struttura stessa delle terre di Talaria, gli alberi che la tengono in vita, il pericolo nella catastrofe naturale e non solo in una guerra imminente..
Spero davvero di ritrovare questi aspetti più sviluppati nel secondo volume e di poterlo valutare più positivamente, perché questa è la prima vera delusione presa dalla Troisi e non ho intenzione di accantonarla.
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Licia con me hai chiuso.
l'apoteosi della bruttezza.
contiene errori che neanche un bambino di 5 anni farebbe mai.
stile brutto, trama brutta, personaggi macchiette e brutti.
brutto brutto brutto.
potevo passarci sopra se almeno l'idea foste stata carina ma no! è brutta e mal spiegata.
sembra la trascrizione della peggiore puntata di Beautiful con aggiunta di magia.
un indecente accozzaglia di tutte le saghe del mondo emerso unite insieme per creare la commercializzata del secolo.
Licia, con me hai chiuso!
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Bel libro ma un po' troppo simile alle altre trilo
Ho appena finito di leggere questo libro di Licia Troisi. Premetto che ho letto tutte e 3 le trilogie del Mondo emerso e "i Dannati di Malva". Questo libro è impostato in modo diverso dagli altri che ha scritto, il mondo in cui "L'aria è il bene più importante" è descritto con molta cura e decisamente con molta precisione. Questa lettura è stata piacevole ma, allo stesso tempo, l'ho trovata molto simile (nel tipo di scritture) alle altre trilogie scritte dall'autrice. Nonostante questo, il libro ti tiene abbastanza "appiccicata". Sono curiosa di leggere la continuazione!
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A VOLTE RITORNANO
Allora, mi scuso in anticipo per aver utilizzato impropriamente un titolo del libro di Stephen King, ma non ho resistito, perché era troppo azzeccato! Passando al commento, devo dire che questo nuovo mondo mi ha sorpresa in generale. Dopo aver scritto così tanti libri, sebbene parlino di un unico mondo, ti aspetti che le prestazioni calino, ma in questo caso non è stato così. Sono rimasta colpita dalla particolarità con cui descrive il nuovo ambiente, governato dai Talareth e in cui i Talariti vivono quasi imprigionati. Ogni colore, sfumatura o sensazione descritta mi ha trascinata nei luoghi, soprattutto quando all'inizio si sofferma sul Regno dell'Autunno. Vedendo i commenti in generale sul libro, ho notato che molti si sono "lamentati" soprattutto della protagonista, poiché sembra trasmigrata direttamente da Nihal. In parte è vero, ma leggendo mi sono accorta che non è il reale nocciolo della questione. Secondo me si tratta più di una ripetizione delle tipiche scene alla Licia, ovvero le fughe disperate, i viaggi estenuanti e il prodigo amato che darebbe la vita per l'amata. Ciò influisce anche sui personaggi, poiché la loro costruzione, oltre che a basarsi sulle descrizioni, si basa anche e soprattutto nel modo in cui reagiscono alle situazioni. Voi allora direte:"Quindi? Allora cambiasse il modo di reagire dei personaggi!", ma io non posso che rispondere che non è sempre così. Ci sono situazioni "standard", in cui chiunque reagirebbe in quel modo. Sono in viaggio? Cerco di sopravvivere. Sono prigioniero? Cerco di scappare. Avrebbe potuto fare il colpo di scena in cui i protagonisti si abbattevano e non facevano nulla se imprigionati, ma a quel punto venivano uccisi e fine della storia. Di conseguenza, avrebbe potuto cambiare le situazioni, inventare un nuovo modo di sciogliere il gomitolo della trama e creare dei nuovi colpi di scena. Per esempio, avrebbe dovuto evitare il classico luogo di clausura dal quale è difficilissimo fuggire, ma dal quale alla fine esci, i rapimenti "lampo", tattica per sviare dalla trama, quando alla fine hanno poca rilevanza ai fini della storia e servono solo per fiaccare di più i protagonisti. In conclusione, è un discorso complesso e forse mi sto allontanando anche dal commento sul libro, ma non è così. Questa parentesi mi è servita per mostrare cosa esattamente nel libro non quadra, perché di fatto ogni cosa è nuova, ma c'è sempre quella frase o quella situazione che ti fa pensare:"Ecco, è proprio un libro di Licia".
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Guerre del Mondo Emerso
Leggende del Mondo Emerso
insomma, un po' tutto il Mondo di Licia
Fra nuovo e già visto
Ero rimansta davvero molto delusa dall'ultima trilogia sul Mondo Emerso della Troisi, quindi ero un po' scettica nell'iniziare questa lettura.
Trovo l'autrice davvero molto brava nell'inventarsi mondi nuovi, regioni, usi e costumi dei suoi abitanti. Nashira è davvero un paese particolare, forse anche più del Mondo Emerso. Sarà la novità, ma da questo punto di vista mi è piaciuto molto.
Tuttavia trovo un po' seccante ritrovarmi davanti, saga dopo saga, sempre lo stesso stereotipo di personaggio! Anche qui la protagonista è una ragazza ribelle che non accetta la sua condizione sociale e di donna. Una ragazza guarriera fortissima, anche più degli uomini (...di nuovo), con un servo fedelissimo segretamente innamorato di lei (...che strano) e una missione impossibile contro tutti! Insomma, mentre leggevo mi chiedevo "ora spunterà una qualche arma leggendaria che ha solo lei!" e infatti eccola lì la luccicante spada sacra...
Inutile aggiungere che anche qui ci sono fughe rocambolesce, venditori di schiavi e una razza subordinata alle altre.
Insomma ambientazione fantastica, ma dopo 3 trilogie mi aspettavo un personaggio un po' diverso dalla solita "reincarnazione" di Nihal!
Risulta nel complesso una lettura scorrevole e piacevole.