Qualcosa, là fuori
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Niente di nuovo sotto il sole
Lande deserte attraversate da “migranti climatici” fanno da sfondo ad un viaggio della speranza che dall’Italia parte per il Nord Europa tramite il corridoio umanitario ancora tenuto aperto dalla Svizzera. Italia, Europa e il mondo intero affrontano l’ecatombe climatica. I mari si sono sollevati, i ghiacciai disciolti, le temperature si sono impennate; orografia e idrografia sono in via di nuova definizione. Spariti l’alveo del Po e dei grandi fiumi europei, Reno e Danubio, scomparse le precipitazioni, riscritti gli equilibri del potere. Le uniche terre abitabili sono quelle a ridosso del circolo polare artico. La tundra è ora l’unico ambiente propizio all’agricoltura, all’insediamento umano e alla sopravvivenza della specie.
Anno 2082.
Livio è anziano, investe anche lui i suoi ultimi soldi per tentare la grande traversata, con lui alcune migliaia di persone: nessuna garanzia di arrivare alla meta, ancor meno di sopravvivere. La realtà che sta vivendo la ha paventata fin da giovane, la sua consapevolezza ecologista non lo ha però sottratto al destino dell’umanità. La sua mente si è nutrita di scienza, di quella disciplina che dopo la grande rivoluzione del '600 sostiene che alcune proprietà che attribuiamo agli oggetti non appartengano loro ma siano creazioni del nostro cervello e che oggi si spinge a negare in quanto enti lo spazio, il tempo, la tridimensionalità.
C’è qualcosa là fuori ma è la realtà? O una creazione del nostro cervello?
Livio, professore di neuroscienze, potrebbe essere insomma l’alter ego dell’illustre storico e filosofo delle scienze Enrico Bellone il cui suo ultimo contributo scientifico prima della morte è stato proprio un saggio intitolato “Qualcosa , là fuori”, omaggio e tributo dell’ autore campano da sempre appassionato alla fisica e interessato alle neuroscienze.
Gradevole romanzo appartenente al genere della climate fiction, nutrito di consapevoli saccheggiamenti da opere di James G. Ballard, di Cormac McCarthhy, di Carlo Lucarelli, permette di riflettere sui cambiamenti climatici in atto partendo da una buona base scientifica. Insomma ciò che è descritto non è frutto di fantasia o di mera speculazione visionaria da essa nutrita, è la trasposizione realistica in chiave romanzata di scenari ipotizzati e ipotizzabili su base scientifica. Leggerlo potrebbe aiutare a tenere desto il grido d’allarme in tempi in cui anche l’importante conferenza sul clima di Parigi( dicembre 2015)non ha potuto far altro che siglare obiettivi molto importanti ma la cui verifica è stata posticipata tra il 2018 e il 2023.
Nel frattempo continueremo a inquinare per altri tre anni?
Buona lettura.
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Opinioni inserite: 1
Migranti del futuro
Un’Europa devastata, fatta di pianure screpolate, argini di fango secco, fiumi aridi, polvere giallastra, case e capannoni abbandonati, è la cornice di questo bel romanzo di fantascienza, che tanto mi ha ricordato quei libri predittivi che fanno la storia, come 1984 o Fahrenheit 451. E’ infatti una storia ambientata in un futuro, molto possibile, in cui gli stravolgimenti climatici hanno avuto la meglio e decine di migliaia di “migranti ambientali” sono in marcia per raggiungere la Scandinavia, che è il territorio dal clima più mite e favorevole agli insediamenti umani. E’ un libro denso di spunti per riflessioni importanti, sia per le tematiche trattate, come ad esempio i profondi sconvolgimenti sociali e politici, la corruzione, gli scontri etnici, la violenza per le strade, sia per tanti aspetti di contorno, come ad esempio il modo in cui si vive la vecchiaia, un’età in cui le emozioni si smorzano ed i sentimenti degli altri ci sfiorano ma non ci toccano. Un libro nello stesso tempo profondamente sociale e profondamente intimo. Ricco di flash sul futuro per provare, nel presente, a mettere in atto scintille per un profondo cambiamento.